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Amauri Juventus 2008Getty

Amauri alla Juve, dall'addio allo Scudetto: via Fiorentina

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Amauri. E' il 7 aprile 2012. Una data indigesta per il Milan che, in maniera del tutto sorprendente, si fa superare tra le mura amiche dalla Fiorentina. Un ko che, indirettamente e direttamente, dà il via all'egemonia nostrana della Juventus. Capace di conquistare quello scudetto più altri sette di fila.

Il bene e il male. Oasi pura a distanza, per la Signora, osservare all'89' il guizzo del centravanti brasiliano. Insomma, proprio ciò che non era riuscito a mettere in mostra con la maglia bianconera. Dramma sportivo vero, invece, per il Diavolo. Con Mexes a sbagliare totalmente i tempi di un'agevole uscita aerea, culminata poi dal goal del centravanti di Carapicuíba, spalleggiato dalla qualità di Jovetic.

Amauri Fiorentina

Una rivincita personale. Un modo per far capire che un leone ferito può sempre fare la differenza. Perché Amauri, specialmente nelle battute conclusive della sua avventura sotto la Mole, non ha vissuto un periodo felice. Finendo, difatti, ai margini della rosa.

Un'avventura, successivamente, analizzata così sulle colonne della 'Gazzetta dello Sport':

"ll problema della Juve sembra che fossi solo io. Eppure credo di essermi comportato sempre benissimo: mai una parola fuori luogo, mai una polemica verso nessuno. Ho la coscienza a posto. Qual è stata la cosa che mia ha fatto più soffrire? Di non giocare ci sta. Ma la cosa che mi ha fatto più male è stata non avere neppure una possibilità. Stava iniziando un nuovo corso, con un nuovo allenatore, e non mi è mai stata data una chance per farne parte, per far vedere quello che so fare. Questo è l'aspetto più clamoroso, di cui ancora oggi non capisco il motivo. Quante volte ho parlato con Conte? Due, e non mi ha mai detto che non avrei fatto parte del progetto, anzi. Mi ha spiegato che avevo davanti altri giocatori, ma che avevo qualità, e che mi considerava al servizio della squadra. Ho pensato: perfetto, funziona così da tutte le parti. Ma alla fine lui non c'entra, stavo fuori perché così aveva deciso la società".

Parole al veleno. D'altro canto per Amauri la gavetta ha rappresentato una parte vitale del suo percorso. Quest'ultimo, in lungo e in largo, caratterizzato non solo da soddisfazioni professionali. Tutt'altro.

Prima di arrivare al grande calcio, infatti, l'ex centravanti bianconero ha dovuto sbarcare il lunario: muratore, operaio in una fabbrica di carbonella, supemercato. Il tutto, non abbandonando mai il sogno di diventare un giocatore professionista. Bingo.

La consacrazione, il sogno vero e proprio, per Amauri s'è avverato nel 2008. Quando, a fronte di un investimento da circa 23 milioni pù il cartellino di Antonio Nocerino, Madama si assicurava dal Palermo una forza della natura. Un attaccante completo: potenza, piedi educati, feeling con la porta. Un centravanti che a Torino avrebbe dovuto ottenere la definitiva consacrazione.

Amauri Juventus 2008Getty

E all'inizio, quanto meno all'inizio, le cose non sono andate male. Gioia personale nei preliminari di Champions contro l'Artmedia Bratislava: Nedved a sfruttare una sovrapposizione di Molinaro, cross indisturbato verso il secondo palo dove Amauri si innalza e incorna sulla traversa-goal. Imparabile.

Poi, all'improvviso, il buio. Alla Juve si scatena la rivoluzione. Arrivano Andrea Agnelli, Beppe Marotta, Fabio Paratici e, soprattutto, Antonio Conte. Il tecnico salentino, fin da subito, vuole andare oltre. E' l'inizio del nuovo corso, è l'inizio della fine - con la casacca zebrata - per Amauri, il quale dopo un lungo braccio di ferro nel gennaio del 2011 viene ceduto al Parma. 

Tre anni e mezzo, 24 centri in 100 partite. Poi i Ducali, la Fiorentina, ancora il Parma e il Torino. Ma sempre con il sorriso stampato sul volto, mostrato anche negli States con i I Fort Lauderdale Strikerse e i New York Cosmos. Amauri, oggi, festeggia 40 primavere. Tacchetti al chiodo appesi nel 2017, senza rimpianti. Sarebbe potuta andare (molto) peggio.

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