Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Amarildo Claudio Lotito LazioGetty Images

Amarildo, l'atleta di Cristo espulso per una testata in un Roma-Lazio

Pubblicità
Archivio Storie

"E Ruben, Ruben, Ruben Sosa…E Ama, Ama, Amarildo... E Pedro, Pedro, Pedro, Pedro Troglio... Alé, alè, alè, alè la Lazio!” - Coro dei tifosi della Lazio nella stagione 1989/90.

Non era un bomber, ma senza dubbio un buon centravanti, Amarildo Souza do Amaral. Di quelli che più cercare la gloria personale lavorano tanto per la squadra.Attaccante brasiliano, da non confondere con il grande Amarildo Tavares, campione del Mondo a Cile '62, ha speso i suoi anni migliori in Europa: esploso nel Celta Vigo, in Spagna, approda in Italia acquistato dalla Lazio di Calleri per far coppia con Ruben Sosa. A Roma disputa una buona stagione, diventando un beniamino dei tifosi.

Ragazzo molto religioso, tanto da regalare bibbie evangeliche prima di ogni gara, è il primo atleta di Cristo a militare nel massimo campionato italiano, ma nel derby di andata perde la testa per una provocazione di Lionello Manfredonia e viene espulso, dopo avergli rifilato una testata.

L'obiettivo europeo sfuma di poco per i biancocelesti, e così il presidente decide di privarsi del brasiliano e di puntare sul tedesco Karl-Heinz Riedle. Amarildo finisce al Cesena, ma retrocede in Serie B con i bianconeri. In prestito al Torino per qualche gara, vince la Mitropa Cup. Tornato al Cesena, nonostante i suoi goal la squadra non riesce ad ottenere il ritorno in Serie A. Amarildo saluta, giocando per molti club fra Brasile, Spagna e Portogallo, prima del ritiro avvenuto a 34 anni. 

GLI INIZI IN BRASILE E L'APPRODO IN EUROPA

Nato il 2 ottobre 1964 a Curitiba, città capitale dello Stato di Paranà, a 12 anni resta orfano del padre, che faceva il pastore evangelico. Si forma a livello calcistico nel Pinheiros per poi passare al Toledo nel 1982. Ha un buon fisico e una discreta qualità, così, dopo due stagioni, il Botafogo, uno dei club più importanti di Rio de Janeiro, lo nota e lo porta in squadra. 

A 19 anni Amarildo si ritrova solo in una città tentacolare come Rio de Janeiro, ed è in questo periodo che avviene la conversione religiosa, grazie a Baltazar, centravanti fondatore degli Atleti di Cristo e futuro Pichici della Liga spagnola. Per brevi periodi gioca anche nell'Operario-MS, per l'Inter de Limeira e per il XV de Piracicaba. Nel 1986 c'è un'importante passo in avanti nella sua carriera, visto che viene acquistato dall'Internacional de Porto Alegre.

Nella sua seconda stagione con il Colorado Gaucho, con compagni di squadra, fra gli altri, come Taffarel, Carlos Winck, Aloísio, Norberto, Luís Fernando Flores e Balalo, ed Enio Andrade in panchina, si piazza 2° nella Copa União, perdendo la finale contro il Flamengo diZico, Bebeto e Renato Portaluppi.

Per il giovane attaccante, che resta a Porto Alegre tre anni, è la visibilità che cercava. Nel 1988, infatti, il suo cartellino è acquistato dal Celta Vigo, che lo chiama proprio per sostituire l'amico Baltazar, passato all'Atletico Madrid.Amarildo può sbarcare in Europa, nella Liga spagnola. Ed è subito boom: per un centravanti che non segna tantissimo, arrivano ben 16 goal stagionali in 34 presenze, con un 8° posto finale dei galiziani, che giungono a ridosso della zona europea.

LA LAZIO E LO SBARCO IN SERIE A

La Lazio era tornata in Serie A nel 1988 e nella stagione 1988/89, con Beppe Materazzi in panchina, e acquisti particolarmente azzeccati come quello di Ruben Sosa dal Real Saragozza, aveva ottenuto una salvezza tranquilla. Per il secondo anno nel massimo campionato il presidente Gianmarco Calleri alza l'asticella: il sogno è l'Europa, e così il D.s. Carlo Regalia è incaricato di rinfozare la squadra, tanto più che l'argentino Gustavo Abel Dezotti viene ceduto alla Cremonese.

Quest'ultimo guarda ancora una volta alla Spagna come terra da cui attingere: Amarildo per il dirigente biancoceleste è il profilo giusto, un attaccante che vede la porta e gioca molto per la squadra. Nelle casse dei galiziani sono versati 2 miliardi e 800 milioni di Lire, che consentono così alla punta, che sta per compiere 24 anni, di approdare in Serie A, quello che allora era il campionato più bello e difficile al Mondo.

Giunto a Roma, Amarildo farà coppia per tutta la stagione con l'uruguayano Ruben Sosa. I due sudamericani trovano subito un buon feeling fra loro, visto che a fine anno i due sudamericani realizzeranno in tutto 16 goal in campionato, 8 per parte. Il terzo straniero è il centrocampista argentino Pedro Troglio, prelevato dal Verona.

Lazio 1989/90 Serie AWikipedia

In panchina siede ancora Beppe Materazzi, e Amarildo fa il suo debutto ufficiale in Coppa Italia contro il 23 agosto 1989, destando subito buone impressioni. La Lazio vince 2-0, lui grazie al suo fisico (un metro e 85 centimetri per 78 chilogrammi di peso forma) domina sulle palle alte, fa salire la squadra e apre varchi per Sosa. Quattro giorni più tardi, il 27 agosto 1989, al Ferraris di Genova, contro la Sampdoria, arriva anche l'esordio nel massimo campionato italiano (in questo caso vittoria per 2-0 dei blucerchiati).

La media-goal non è la stessa avuta in Spagna, ma il brasiliano, nella stagione che la Lazio disputa al Flaminio per i lavori che interessano lo Stadio Olimpico in vista dei Mondiali di Italia '90, qualche goal lo fa e per la sua grande generosità diventa uno dei beniamini del tifo biancoceleste. Il 27 settembre, ad esempio, il nuovo acquisto è il mattatore della sfida interna con il Lecce, realizzando una doppietta nel 3-0 finale.

Prima di ogni partita regala bibbie evangeliche a compagni avversari, conduce una vita tranquilla, non sente nostalgia per il Brasile e si dimostra un bravo ragazzo. Una settimana dopo Lecce, tuttavia, arriva la prima espulsione per doppia ammonizione a Verona.

Il 5 novembre segna il suo terzo goal 'italiano' nella sconfitta casalinga con l'Atalanta (1-2), ma il 19 dello stesso mese è in programma il derby capitolino contro la Roma, la prima stracittadina che Amarildo gioca. Prima della gara aveva regalato una bibbia ad Antonio Tempestilli, tuttavia a prenderlo in consegna nella Roma è l'esperto Lionello Manfredonia. 

La sfida è come al solito ad alta tensione, con falli e ammonizioni da una parte e dall'altra. Fra gli ammoniti c'è anche Amarildo, che Manfredonia riesce a fare innervosire non poco facendo leva proprio sulla sua religiosità. Finché l'ennesima frase fuori luogo fa perdere completamente le staffe all'attaccante ex Celta al 52'.

"Il tuo Dio non esiste", gli dice con tono beffardo Mandredonia.

All'ennesima provocazione il centravanti biancoceleste risponde tirando una testata al suo marcatore, o almeno, facendo cenno di colpirlo con la testa. Fatto sta che l'arbitro D'Elia di Salerno se ne accorge ed estrae per il giocatore della Lazio il secondo giallo e di conseguenza il rosso.

"Sapevo che Manfredonia era uno che picchiava sempre. - ha dichiarato a 'Radiosei' nel 2019 durante una visita al Centro sportivo di Formello - In campo continuava a dirmi: ‘Qui non c’è Bibbia, qui non c’è Dio’, lo ripeteva ad ogni contrasto. Allora ho chiesto a Dio di concedermi cinque minuti per non porgere l’altra guancia (ride, ndr). Io ho fatto solo il gesto di colpirlo con la testa, lui ha messo la mano e l’arbitro mi ha espulso. Manfredonia è stato abile, l’ho incontrato di nuovo più avanti e ci siamo chiariti".

La stracittadina terminerà 1-1, con vantaggio iniziale di Bertoni al 65' e pareggio di capitan Giannini per la Roma all'83'. Amarildo sconta due giornate di squalifica e torna in campo il 10 dicembre al Del Duca contro l'Ascoli (0-0). Imparata la lezione, Amarildo non ci ricascherà più, e da quel momento fino al termine della stagione si segnalerà soltanto per le prestazioni in campo e per le bibbie che continua a regalare ad ogni partita.

Fra le partite più belle in maglia biancoceleste c'è senza dubbio la sfida del 30 dicembre 1989 al Flaminio contro il Napoli di Maradona. La Lazio domina al Flaminio la squadra di Bigon e Amarildo, letteralmente scatenato e imprendibile per Baroni e Ferrara, segna una memorabile doppietta nel 3-0 finale alla squadra che a fine anno vincerà lo Scudetto.

Il suo rendimento continuerà ad essere a fasi alterne: l'attaccante farà molto bene in casa, mentre in trasferta troverà difficoltà. La squadra di Materazzi culla il sogno europeo fino alle ultime partite, ma alla fine deve accontentarsi del 9° posto finale, con la partecipazione alla Coppa UEFA che sfuma per soli 3 punti. Amarildo è il miglior marcatore stagionale della squadra con 31 presenze totali e 9 goal (di cui 29 e 8 reti in campionato), ma nel calciomercato estivo viene messo sul mercato.

Calleri e la Lazio decidono infatti di puntare sul tedesco campione del Mondo Karl-Heinz Riedle, e per il brasiliano, a Roma, sponda biancoceleste, non c'è più spazio.

GLI ANNI A CESENA E LA MITROPA CUP COL TORINO

Nell'estate del 1990 Amarildo approda al Cesena, sotto la guida del tecnico Marcello Lippi: in Romagna trova il connazionale Paulo Silas e in attacco farà coppia con Massimo Ciocci, ex enfant-prodige dell'Inter in cerca di consacrazione. L'obiettivo per i bianconeri è la salvezza, ma fin dalle prime battute si capisce che non sarà impresa facile ottenerla.

La squadra parte male, con un'eliminazione in Coppa Italia ad opera della Cremonese e due sconfitte consecutive nelle prime due giornate. Poi sembra imbroccare la strada giusta: due buoni pareggi con la Juventus e il Cagliari e una brillante vittoria per 4-2 al Manuzzi contro il Bari. Sarà la partita migliore di Amarildo con la maglia bianconera, e vedrà il brasiliano determinare il risultato per la sua squadra con una doppietta. 

Il Cesena batte anche il Bologna nel derby emiliano-romagnolo, ma poi inizia ad inanellare una serie impressionante di risultati negativi. Nonostante le sponde e gli assist di Amarildo per Ciocci, la squadra conclude ultima nel girone di andata con 9 punti e Marcello Lippi viene esonerato. Il suo posto è preso prima da Ceccarelli, poi da Batistoni, che non riusciranno a invertire la tendenza.

Un'altra doppietta di Amarildo, il 3 marzo, consente di conquistare i due punti nel derby di ritorno col Bologna. Ma è un fuoco di paglia e nonostante un altro successo interno per 3-1 sul Lecce, nel quale mette ancora la firma l'ex biancoceleste con un goal nel 3-1 del 24 marzo (che sarà anche il suo ultimo in Serie A, ndr), il Cesena da lì in avanti non riesce più a vincere e retrocede in Serie B piazzandosi al penultimo posto con 20 punti. Non bastano i 14 goal di Ciocci e i 5 di Amarildo a garantire la permanenza in Serie A.

A fine anno succede poi una cosa particolare: il Cesena concede infatti il prestito di Amarildo al Torino in vista della Mitropa Cup che vedrà impegnati i granata di Mondonico a inizio giugno. La punta di Curitiba gioca da titolare tutte e 3 le gare che vedono impegnati i granata, giocando in squadra con Leo Junior, anche lui accorso in prestito a rinforzare la sua ex squadra, e alla fine il 4 giugno, con la vittoria per 2-1 sul Pisa di Luca Giannini, può festeggiare il suo unico trofeo dell'esperienza italiana.

Tornato in estate al Cesena, affronta la stagione 1991/92 calandosi nella realtà della Serie B e con l'obiettivo dell'immediato ritorno nel massimo campionato. La squadra romagnola, guidata da Attilio Perotti, non va tuttavia oltre l'8° posto finale, nonostante gli 8 goal segnati in campionato in 36 presenze dal centravanti, di cui ben 6, però, arrivano negli ultimi tre mesi.

A queste vanno sommate le 4 reti in Coppa Italia, competizione nella quale si laurea vicecapocannoniere alle spalle di Sandro Melli del Parma. Amarildo si congeda dal pubblico cesenate propiziando il 7 giugno 1992 una vittoria esterna ad Avellino (1-0) e successivamente, con una doppietta, l'ultima che segnerà in Italia, il pareggio per 3-3 al Manuzzi contro il Brescia nell'ultima giornata.

Il centravanti ex Lazio chiude con un bilancio di 19 goal in 70 partite complessive con la maglia del Cesena.

UN LUNGO GIROVAGARE E IL RITIRO A 35 ANNI

Nel 1993 Amarildo è ceduto alla compagine portoghese Famalicão, che lo cede in prestito agli spagnoli del Logroñes, e per l'atleta di Cristo, salutata l'Italia, inizia un lungo girovagare fra Portogallo, Spagna e Brasile. La stagione in Spagna non è positiva, e il centravanti torna al mittente nell'estate 1994, per restarci 5 anni consecutivi, fino al 1998, ma con brevi periodi di prestito in patria.

In particolare, União São João e San Paolo nel 1995, e Bahia nel 1996. I tifosi del Tricolor paulista lo ricordano soprattutto per una doppietta rifilata al Boca Juniors in una gara conclusa con il punteggio di 3-2 per i brasiliani. Lasciato il Famalicão, nel 1998/99 Amarildo vive la sua ultima stagione da calciatore con il Ribeirão, sempre in Portogallo, e a 34 anni appende le scarpette al chiodo. 

Breve ma molto intensa, l'esperienza alla Lazio resta indimenticabile per il grande acquisto del calciomercato estivo biancoceleste del 1989. E il suo affetto è ricambiato dai tifosi.

"Non ne ho mai incontrati come quelli biancocelesti in nessuna delle 17 squadre in cui ho giocato. - assicura ai microfoni di 'Radiosei' l'ex attaccante - Rimango tutt’ora basito dall’incredibile affetto che mi dimostrano ogni volta che li vedo, anche in giro per il mondo. Sono stato a Roma solo una stagione, non ho vinto il titolo di capocannoniere, ma ogni volta percepisco la stima che la gente prova per me. Non c’è cosa più appagante per un calciatore".

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0