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Aldo Serena, il bomber di Montebelluna: uomo dei derby e specialista dei colpi di testa

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In area di rigore, aveva pochi eguali: se arrivava un cross o una palla vagante, Aldo Serena sapeva trasformarla in oro per la propria squadra. Grande specialista dei colpi di testa, grazie alla stazza fisica e alla capacità di elevazione, si faceva valere anche in acrobazia ed era molto temuto dai difensori avversari per la sua fisicità. Negli anni ha saputo crescere sul piano tecnico e tattico, diventando un grande bomber e un discreto assist-man.

Nella sua carriera ha giocato con Inter, Juventus, Torino e Milan, disputando il Derby della Madonnina e il Derby della Mole con tutte e 4 le squadre, record condiviso con Christian Vieri. 

Ha vinto tanto, 4 Scudetti, una Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa UEFA e una Coppa Intercontinentale, e al termine del 1988/89, nella stagione da record vissuta in maglia nerazzurra, si è laureato capocannoniere della Serie A. Con Filippo Cavalli, Giovanni Ferrari, Bobo Gori, Pietro Fanna e Attilio Lombardo è uno degli unicisei calciatori della storia del calcio italiano ad aver vinto lo Scudetto con tre maglie diverse (Juventus, Inter e Milan).

Coraggioso, determinato, ma sempre leale, è stato l'idolo di molti bambini, che negli anni Ottanta si identificavano in lui, centravanti dal carattere gentile, con i capelli sempre ordinati, gli occhi azzurri e il dolce sorriso di chi del calcio è innamorato. In Nazionale vive da protagonista le Notti magiche di Italia '90, quando è determinante contro l'Uruguay ma fallisce uno dei rigori decisivi con l'Argentina.

GLI ESORDI E LA GAVETTA

Aldo Serena nasce a Montebelluna, in provincia di Treviso, il 25 giugno 1960. Suo papà, Dario, è un conciatore di pelle ed ex calciatore. Cresce in una famiglia operaia e da piccolo si avvicina allo sport giocando a basket nel ruolo di pivot. Sarà solo una parentesi nella sua vita, ma la capacità di liberarsi degli avversari, facendosi largo con il fisico, gli sarà molto utile anche quando, all'età di 11 anni, inizia a giocare a calcio.

"Con la mia famiglia facevamo scarponi da roccia, molto robusti. - racconta a 'La Repubblica' - Avevamo dodici o tredici dipendenti, una piccola fabbrica artigianale. Si chiamava Calzaturificio Monte Bianco, anche se eravamo vicini alle Dolomiti. Il titolare era mio zio, mio padre era direttore". 

"Il mattino andavo a scuola, - ricorda Aldo in un'intervista con 'Pagine di Sport' - il pomeriggio aiutavo mio padre nella fabbrica. Lui non poteva portarmi allo stadio per gli allenamenti e così mi dovevo arrangiare. Erano 2 chilometri, ma avevo già la passione che mi spingeva. E così ho iniziato al 'Torneo Biancoceleste', riservato ai ragazzini, che si gioca a Montebelluna, la mia città. Io ho giocato con la Juventus e l’Inter, un segno del destino".

Aldo sembra nato per il calcio ed entra a far parte delle Giovanili del Montebelluna. Inizialmente è impiegato da centrocampista, e segna tanti goal. 

Nella stagione 1977/78 passa in Prima squadra, che disputa la Serie D. Ha soltanto 17 anni ma riesce a imporsi in un campionato che all'epoca vedeva impegnati tanti giocatori esperti.

"Giocavo centrocampista. - dice - Poi contro il Venezia gli attaccanti erano infortunati e l’allenatore mi ha messo centravanti. Ho fatto due goal e da quel momento ho sempre giocato attaccante".

Segna 9 goal in 29 presenze, e l'Inter decide di acquistarlo in comproprietà con il Como per giocare con la Primavera nerazzurra. Centosessanta milioni di Lire il costo totale.È l'inizio di una storia calcistica che gli regalerà tante gioie e qualche amarezza. Si trasferisce a Milano e si sistema nel convitto del club in zona Stazione Centrale, conducendo una vita abbastanza spartana.

Eugenio Bersellini, allenatore della Prima squadra, lo osserva in azione e decide di lanciarlo in Serie A il 19 novembre 1978. L'attacco nerazzurro è in piena emergenza, visto che i due attaccanti titolari, Altobelli e Muraro, sono entrambi indisponibili. L'allenatore emiliano decide allora di affidarsi ad un'inedita coppia offensiva composta dal giovane veneto, che gioca con il numero 11 sulle spalle, e da Odoacre Chierico, formalmente numero 9 ma non di certo centravanti. Alle loro spalle, con licenza di inventare, Evaristo Beccalossi.

Proprio quest'ultimo sblocca la partita di San Siro dopo soli 2'. Segue il 2-0 di Beppe Baresi, prima che Serena bagni il suo debutto nella massima Serie con la rete del 3-0, realizzata sfruttando un errore del portiere Cacciatori. Oriali chiude quindi i giochi con il goal del definitivo poker. 

"Io ho sempre tifato Inter, anche se ero un tifoso tranquillo e moderato.- rivelerà - Per questo la chiamata dell’Inter è stata un sogno. Il mister era Bersellini che tanto mi ha insegnato in quell’anno. Avevo fatto il mio esordio assoluto in Europa in una partita casalinga di Coppa delle Coppe: venti minuti in cui mi tremavano le gambe. In campionato poi avevamo perso il derby e in quella partita si infortunarono Altobelli e Muraro. Era domenica e mi chiamarono per dirmi di tornare subito a Milano perché la domenica successiva avrei giocato titolare. E così fu. E in una bellissima azione, dopo un cross di Fedele ho anticipato Manfredonia e ho fatto goal. E pensare che Fedele era uno dei miei migliori amici in squadra...".

Serena gioca anche nel finale della gara successiva contro l'Atalanta, mentre già il 27 settembre aveva avuto modo di esordire nelle Coppe europee subentrando ad Altobelli nel finale della gara del Primo turno di Coppa delle Coppe contro i maltesi del Floriana (vinta 5-0) dai nerazzurri. Colleziona in tutto 4 presenze stagionali, prima di fare per la prima volta le valigie ed essere girato in prestito al Como, in Serie B, dopo l'acquisizione dell'intero cartellino da parte dei nerazzurri.Mette insieme 18 presenze e 2 goal, e festeggia con i lariani, guidati da Pippo Marchioro, la promozione in Serie A prima di far ritorno alla casa madre.

Non ha un modello assoluto di riferimento, più che altro è impressionato dal look eccentrico di alcuni personaggi.

"Mi piacevano quelli con un aspetto ribelle, - dirà a 'La Repubblica' - con i calzettoni abbassati e i capelli lunghi. Mi sembravano in linea coi tempi, col '68 prima e poi con gli anni '70. Best, Meroni, anche Oriali. A Mike Channon, attaccante del Southampton, invidiavo le basette folte. Sembrava una rockstar. Avrei voluto averle io quelle basette, che parevano spazzole invece le mie erano rade, spelacchiate. Ogni tanto me le faccio ancora oggi, che ho l'età dei datteri, ma la situazione non è molto migliorata".

Bari Serie B 1980/81Wikipedia

L'inter decide che non è ancora pronto per il grande salto e nel 1980/81 lo manda ancora una volta in prestito in Serie B, questa volta al Bari. Per Aldo è la prima volta in carriera con una squadra del Sud. Lungi dal risentirne, il ragazzo di Montebelluna esplode: segna 10 goal in 35 presenze sotto la guida di Antonio Renna e di Enrico Catuzzi nella seconda parte della stagione.

"Bari è stata una bellissima esperienza, come giocatore e come persona. - afferma a 'Pagine di Sport' - Sono andato come ragazzo ingenuo, me ne sono tornato come uomo. A Bari ho ancora amici, si respira un clima cordiale. Ed è stato un bel campionato: metà classifica e una decina di goal. Inoltre ci arrivavo dopo una stagione non troppo positiva a Como per cui per me era importante dimostrare il mio valore. Fosse andata male anche in Puglia probabilmente me ne sarei tornato in provincia".

I nerazzurri decidono così di dargli una possibilità nella stagione 1981/82, la prima per Serena con la Prima squadra. In panchina c'è ancora Bersellini, la stagione è però un susseguirsi di alti e bassi, con la squadra eliminata presto in Coppa delle Coppe e che in campionato si piazza soltanto al 5° posto. Serena realizza 2 goal in 21 presenze in Serie A, e colleziona 4 presenze in Coppa Italia con un goal (decisivo) nella finale di andata contro il Torino. I nerazzurri vincono infatti di misura (1-0) all'andata grazie al guizzo del giovane panzer, per poi pareggiare 1-1 la sfida di ritorno, conquistando il trofeo, il primo in carriera per il centravanti. 

Al momento di tirare le somme, tuttavia, l'Inter dice che non è sufficiente e rimanda Serena in Serie B: questa volta, non senza sorpresa, in prestito ai cugini del Milan.

"Eravamo in una tournée in Sudamerica quando vendettero me, Canuti e Pasinato al Milan in uno scambio con Collovati. Io ho accettato subito, era una sfida bella da cogliere. In più c’era Castagner, un allenatore che credeva molto in me".

LA SCALATA: DALLA B AI TRIONFI CON LA JUVENTUS

I rossoneri, sotto la guida di Iliario Castagner vincono il campionato cadetto, e Serena è fra i protagonisti con un bilancio di 29 presenze totali e 14 goal, di cui 20 con 8 goal in campionato. 

"Giocare a San Siro era bellissimo: ogni giornata lo stadio era pieno, 50-60 mila spettatori anche in serie B. Abbiamo vinto il campionato, giocato bene e ci siamo divertiti. E a fine anno quando ormai si era deciso che sarei tornato all’Inter abbiamo giocato il Mundialito: e nel derby contro i miei futuri compagni ho fatto due goal e ho quasi litigato con Bini. Così mi sono ripresentato all’Inter".

Nella sua terza esperienza in nerazzurro, l'ariete di Montebelluna è guidato da Gigi Radice e gioca finalmente da titolare in coppia con 'Spillo' Altobelli. Serena segna 8 goal in campionato in 28 presenze, cui si aggiungono 5 presenze e una rete in Coppa Italia e 2 goal in 4 gare in Coppa UEFA. Ancora una volta, però, la società non lo conferma, e lo gira in prestito al Torino.

"Arrivavo dalle Olimpiadi di Los Angeles - ricorda Aldo a 'Torinogranata.it' - dove avevamo disputato le Olimpiadi con la nazionale di categoria. Il mio primo impatto col mondo Toro fu subito di quelli forti. Brunetto Del Campo, storico magazziniere, mi prese subito sottobraccio, ancor prima di farmi allenare una volta e mi portò in una stanza piena di cimeli del Grande Torino. Venni subito battezzato da quello che era un punto di riferimento nel Toro, amico personale anche del CT Bearzot. Successivamente fu proprio Brunetto a comunicarmi che, viste le mie buone prestazioni, ero seguito con interesse dal Ct. della nazionale. Di fatto, mi anticipò quella chiamata che arrivò poi i primi di dicembre”.

In panchina Serena trova nuovamente Gigi Radice, un allenatore importante per la sua crescita. Gli insegna a muoversi su tutto il fronte offensivo e migliora sotto il profilo tecnico e tattico.

"Per età e carattere ricordava mio padre, - afferma - deciso, diretto, allergico ai giri di parole. Se le cose andavano male non gli potevi parlare, ma in certi momenti era unico. Di lui ho un ricordo bellissimo". 

Torino Serie A 1984/85

La stagione 1984/85 per i colori granata e per Aldo è esaltante. Serena segna 9 goal in Serie A in 29 presenze, alcuni di pregevole fattura e particolarmente importanti. Il 18 novembre 1984 è suo il goal della rimonta granata nel Derby della Mole: angolo di Junior e colpo di testa vincente ad anticipare l'uscita di Tacconi.

"Penso sia una delle più grandi soddisfazioni della mia vita,- afferma a caldo l'ariete di Montebelluna ai microfoni di 'Rai Sport' - perché era il primo derby stagionale, abbiamo vinto in salita, dato che perdevamo 1-0, e al 90', quindi una gioia maggiore".

Nella stessa partita, si consuma un famoso aneddoto che l'attaccante ama spesso raccontare.

"Mi marcava Brio, ma ricordo un'entrataccia in ritardo di Tardelli, una di quelle che Marco ogni tanto faceva a tutta velocità: mi prese coi tacchetti sul ginocchio. Arbitrava Agnolin, e io mi girai verso di lui: 'Agnolin, ha visto?'. E lui: 'Vai vai, forza, i derby si giocano anche così...'. Vabbé, mi adeguai subito, e iniziai a tirare qualche randellata anch’io". 

Il goal più bello, ugualmente molto importante, lo segna però al Verona nel girone di ritorno, il 14 aprile 1985: sponda aerea di Schachner e spettacolare rovesciata vincente a trafiggere Garella 

"È stata una bellissima azione, - commenta Aldo alla 'Rai' - c'è stato un cross dalla destra, Schachner è stato molto bravo a colpir di testa e a far ponte ed io ho fatto una rovesciata. A differenza di altre occasioni, questa volta sono stato un po' fortunato".

Sempre umile, il pregevole gesto tecnico testimonia in realtà i progressi tecnici fatti dalla punta veneta. Il Torino, a segno successivamente con Schachner, espugna il Bentegodi 2-1 e riapre il campionato. Alla fine dovrà accontentarsi di un, seppur brillante, 2° posto, davanti all'Inter.

"Quel campionato è stato un grande rammarico, - affermerà - perchè quello Scudetto lo potevamo vincere. Col Verona, che alla fine è arrivato primo, abbiamo fatto due grandi partite. In casa abbiamo dominato e preso due goal in contropiede. A Verona abbiamo vinto 2-1. Lo abbiamo perso perso con k.o. immeritati contro Cremonese, Roma e Napoli. La squadra era fortissima".

Anche l'ambiente granata è favorevole. Con un compagno, in particolare, Aldo condivide la sua passione per l'arte. 

"Fra gli altri c'erano Junior e Dossena. - ricorda Serena - Con Beppe andavamo insieme a vedere le mostre".

Juventus Serie A 1985/86Wikipedia

Smaltita la delusione per lo Scudetto sfumato, nel 1985/86 Serena si aspetta di rivestire la maglia nerazzurra, e dopo una stagione particolarmente piena di impegni, stacca la spina in estate. Non può prevedere che per lui si realizzerà un altro clamoroso trasferimento proprio nell'ultimo giorno valido per il calciomercato.

"Quella sera ero al concerto di Bruce Springsteen, quando mi chiamò Pellegrini per un incontro. Gli proposi: 'Presidente, se vuole vengo dopo'. Resistetti fino a mezzanotte e mezza, ma, dopo più di quattro ore di concerto, fui costretto a perdermi i bis. Andai via da San Siro a piedi e alla fine ci siamo incontrati quasi all’una di notte e sono passato alla Juventus all’interno di uno scambio con Marco Tardelli. Arrivai a casa sua tutto sudato e accaldato. Era il 21 giugno del 1985, il primo concerto in Italia del Boss. Non potevo mancare".

Serena dal Torino passa così alla Juventus via Inter (2 miliardi e 800 milioni più il cartellino di Tardelli, valutato 3 miliardi e 200 milioni) per indossare la maglia bianconera. I tifosi del Torino non la prendono benissimo.

"A un grande amore è seguita anche tanta rabbia. - dirà a 'La Repubblica' - Non mi hanno mai perdonato il passaggio alla Juventus. Ancora qualche anno fa ero allo stadio Olimpico di Torino per una telecronaca e ho dovuto correre per evitare un paio di torinisti a cui non era ancora passata".

L'esperienza alla Juve sarà comunque esaltante per Aldo, che diventa il terminale offensivo della squadra che conquista Scudetto e Coppa Intercontinentale.

"In bianconero ho incontrato Giovanni Trapattoni, il secondo allenatore decisivo per la mia carriera. Giovanni era molto diverso da Radice. Con lui c’era un rapporto franco, diretto".

La partenza dell'attaccante è strepitosa: Serena realizza 6 goal nelle prime 8 giornate di Serie A, portando in vetta alla classifica la Vecchia Signora, che colleziona 9 vittorie consecutive in avvio. Va ancora a segno nel Derby della Mole, stavolta dall'altra parte, aprendo il 2-1 con cui la squadra bianconera passa alla 6ª sui granata. Poi una leggera flessione e l'ascesa della Roma di Eriksson, che sembra destinata a vincere il titolo. Ma nella penultima giornata i giallorossi cadono a sorpresa col retrocesso Lecce, i bianconeri battono il Milan e sorpassano la Lupa. 

Nell'ultima giornata Madama completa l'opera passando 3-2 in trasferta sul Lecce, con il goal della vittoria che porta la firma del solito Serena e fa esplodere la festa per il 22° Scudetto. Non minore è la gioia per la conquista della Coppa Intercontinentale l'8 dicembre 1985. Il bomber bianconero, pur non essendo uno specialista, realizza dal dischetto nella serie finale dei rigori, ma c'è anche un piccolo rammarico.

"Ricordate il fantastico goal al volo che l'arbitro annullò a Platini nella sfida contro il Boca Juniors? - ha rivelato nel 2010 a 'Sport Mediaset' per 'La Tribù del Calcio' - Ebbene, il giocatore in fuorigioco ero io. Michel ancora oggi non è riuscito a perdonarmi, quel goal sarebbe entrato di diritto nella galleria dei più belli della storia del calcio".

"Lo avevo incontrato una prima volta in un Juve-Milan, - ricorda su Twitter l'attaccante - palla in area Juve che cade su Michel, io lo presso e lui sguardo a sinistra mi fa tunnel a destra con l’esterno e poi lancio di 40 metri. Stupito, sorpreso e incazzato, faccio la faccia dura e lui con il suo sorriso sornione: 'Ragasino chiudi le Jambes' ".

Quel suo primo anno juventino Serena lo chiude con 35 presenze e ben 20 goal, di cui 25 presenze e 11 reticonsiderando il solo campionato di Serie A, il primo chiuso in doppia cifra. Che ormai l'ariete di Montebelluna sia diventato uno degli attaccanti principe del campionato italiano ci sono pochi dubbi, e lo conferma la stagione successiva con Rino Marchesi in panchina.

Per la Juventus è un anno senza ulteriori successi, ma per Aldo la stagione è comunque positiva: 16 reti in 36 presenze, di cui 26 gare con 10 goal in campionato, ed esordio in Coppa dei Campioni con goal contro gli islandesi del Valur Reykjavik.

Internazionale Serie A 1988/89Wikipedia

I SUCCESSI CON L'INTER DI TRAPATTONI E IL RITORNO AL MILAN

Trapattoni intanto si è accasato all'Inter e nell'estate 1987 Serena fa nuovamente le valigie per tornare a Milano: i nerazzurri versano 3 miliardi e mezzo nelle casse bianconere per riportare a casa l'attaccante. I quattro anni che seguono sono sicuramente i più importanti fra quelli vissuti in maglia nerazzurra.

Nel 1987/88 vede il Milan di Sacchi conquistare lo Scudetto in rimonta sul Napoli di Maradona. Per Aldo è una stagione tormentata da alcuni infortuni e interlocutoria, visto che totalizza soltanto 22 presenze e 6 goal in Serie A, più 4 presenze e 3 goal in Coppa Italia e 5 presenze e 3 reti in Coppa UEFA, ma questo non gli impedisce di togliersi comunque le sue soddisfazioni.

Serena il 25 ottobre 1987 stende infatti la Juventus di Marchesi con una doppietta, in precedenza ne aveva rifilato una al Besiktas all'esordio in Coppa UEFA e ne farà un'altra al Bologna il 20 gennaio negli ottavi di Coppa Italia. La squadra chiude al 5° posto, a -13 dai cugini Campioni d'Italia, ma è il preludio alla stagione dei record.

La società e Trapattoni nel 1988/89 costruiscono una squadra stellare che con i tedeschi Matthäus e Brehme e gli arrivi di Nicola Berti, Alessandro Bianchi e Ramón Diaz vince il suo 13° Scudetto con un cammino da primato. Serena ha una parte importantissima nell'impresa: è infatti il capocannoniere del campionato con 22 goal realizzati in 32 gare, per un totale di 28 reti in 42 presenze se si considerano anche Coppa Italia e Coppa UEFA.

"Due reti in campionato sono state fondamentali. - dice Serena - Alla terza giornata c’era Inter-Pisa. Noi venivamo da un 3-1 ad Ascoli con una mia doppietta. A fine primo tempo il Pisa vinceva 1-0 con goal di Bernazzani. Nell’intervallo Pellegrini scende nello spogliatoio e io gli dissi: 'Presidente, se giochiamo così vinciamo il campionato'. Io feci il 3-1 e quella partita fini 4-1".

"Ma il goal cui resto più affezionato è quello di testa nel Derby con il Milan dell'11 dicembre 1988. Il mercoledì avevamo perso col Bayern Monaco, stampa e tifosi ci criticavano, prevedevano che avremmo avuto il classico calo invernale dell'Inter. Tutti puntavano sul Milan di Sacchi, che peraltro giocava in casa. Ci si aspettava un nostro passo falso, invece no. Fu una vittoria importantissima. L'assist lo fece Bergomi".

In campo e soprattutto fuori Serena diventa grande amico di Nicola Berti, caratterialmente al suo opposto.

"Lui era molto esuberante, io tranquillo. - ammette Serena a 'La Repubblica' - Lui aveva bisogno di qualcuno che lo frenasse un po', io al contrario cercavo leggerezza. Per me è stato importante conoscerlo e gliene sarò sempre grato".

Nel 1989/90 l'Inter del Trap vince anche la Supercoppa Italiana, battendo 2-0 la Sampdoria, con Serena che firma il goal che chiude i giochi dopo il vantaggio iniziale di Cucchi, e nel 1990/91 la Coppa UEFA, battendo nel derby della doppia finale la Roma. La gara di andata dell'8 maggio a San Siro è anche l'ultima di Serena in nerazzurro, dopo 78 goal totali in 123 partite.

"All'inizio non ero contento delle continue cessioni. - dirà - Fosse stato per me, sarei rimasto sempre all'Inter, ma mi davano continuamente in prestito. Ho giocato un derby con addosso la maglia del Milan, e dopo venti  giorni ero di nuovo in ritiro con i nerazzurri. Sono sceso in campo col Toro contro la Juve, e dopo tre settimane sono passato in bianconero. Arrivai a pensare che fosse il mio destino e lo accettai".

Le ultime due stagioni della sua carriera Serena le trascorre al Milan, dove approda per fare da vice-Van Basten. L'allenatore è Fabio Capello e l'attaccante colleziona in tutto 17 presenze, senza riuscire a segnare altre reti ma arricchendo il suo palmarés con altri 2 Scudetti e una Supercoppa italiana. Poi il ritiro, abbastanza precoce, all'età di 32 anni.

Aldo Serena Milan Serie A 1992/93Getty Images

SERENA IN NAZIONALE: ITALIA '90, GIOIE E DOLORI

L'avventura di Serena in Nazionale comincia con l'Olimpica (Italia B), in cui approda in maglia Inter nell'amichevole cotro l'Olanda (1-1) il 18 aprile 1984 e in estate è inserito fra i convocati di Enzo Bearzot per le Olimpiadi di Los Angeles, negli Stati Uniti. L'attaccante di Montebelluna firma il successo di misura nella gara inaugurale contro l'Egitto. La squadra riesce a raggiungere le semifinali, venendo sconfitta 1-2 dal Brasile e successivamente dalla Jugoslavia con lo stesso punteggio nella finalina per il 3° posto. 

"Eravamo al campus dell’U.C.L.E nel villaggio olimpico e vivevamo in comunità con gli atleti di qualsiasi sport e di ogni provenienza. - ricorda Serena - Io avevo fatto amicizia con alcuni cestisti spagnoli, Martin e Corbalan. L’atmosfera era da college con una disponibilità enorme da parte degli organizzatori nel metterci nelle condizioni migliori per far bene. Poi ci siamo trasferiti anche a Stanford vicino San Francisco dove, ahimè, abbiamo perso la semifinale contro il Brasile. E’ stata comunque un’esperienza unica e molto coinvolgente nonostante la medaglia di cartone, quella del quarto posto".

L'Olimpica, con cui chiude con 7 presenze e 2 reti, è la via che lo porta nella Nazionale maggiore. L'esordio arriva l'8 dicembre 1984, a Pescara, contro la Polonia, gara amichevole in cui rileva Altobelli nel finale. Il primo goal lo segna nel febbraio del 1986 alla Germania Ovest, capace di imporsi 2-1 al Partenio di Avellino. 

Bearzot lo inserisce nella lista dei 22 partecipanti ai Mondiali di Messico '86, ma di fatto l'allora attaccante della Juventus non scende mai in campo. Partecipa invece ai Mondiali di Italia '90, venendo preferito dal Ct. Vicini a Stefano Borgonovo e Luca Fusi visto l'alto rendimento con l'Inter di Trapattoni. Fa l'esordio ai Mondiali il 25 giugno, il giorno del suo 30° compleanno, prendendo il posto dell'amico Berti al 52'. 

Aldo Serena Italy during the World Cup Quarter Final match in RomeGetty Images

La sua abilità aerea si rivelerà decisiva contro una difesa forte fisicamente come quella dell'Uruguay: Serena 'spacca' la partita, dopo il suo ingresso in campo Schillaci firma l'1-0 e nel finale proprio Aldo chiude i giochi con la sua specialità, il colpo di testa. Vicini lo getta nella mischia anche nei quarti di finale con l'Irlanda e in semifinale con l'Argentina, ma la magia non si ripete. Contro l'Albiceleste l'attaccante dell'Inter accetta di battere uno dei rigori finali. Il Ct. si ricorda infatti della trasformazione in occasione della Coppa Intercontinentale del 1985. 

Stavolta però le cose andranno diversamente: Serena, dopo l'errore di Donadoni e il goal di Maradona, deve segnare perché l'Italia resti in partita. Invece colpisce male e Goycochea intuisce e para. Gli Azzurri sono eliminati e dovranno accontentarsi del 3° posto.

"Ero il quinto a calciare. Io non sono mai stato rigorista, e Vicini lo sapeva. In carriera ne ho tirati una decina in tutto. Il mister mi chiese se ero pronto. Gli dissi che era meglio se faceva un altro giro fra i compagni, ma arrivati a tre non si fece avanti nessuno. Allora dissi che ero pronto. Ma lo diceva solo la mia voce,  le gambe non erano d'accordo. Non l'ho angolato abbastanza e il portiere ha parato. Ho sognato tante volte di poterlo calciare di nuovo, ma la vita non funziona così".

"Ci penso spesso, è un ricordo che viene fuori. È stata una delusione tremenda, la ferita è ancora aperta: sbagliare un rigore così, eravamo la squadra più forte… Di una cosa sono convinto, fossimo rimasti a Roma per il clima che si era creato con la gente, quel Mondiale l’avremmo vinto.".

Il 22 dicembre del 1990 Serena gioca la sua ultima gara in azzurro, e lo fa alla sua maniera, con una doppietta nel 4-0 contro Cipro, in una gara valida per le Qualificazioni ad Euro '92. Chiude con 24 presenze e 5 goal, con il grande rammarico che ancora brucia del rigore parato da Goycochea nella semifinale mondiale di Napoli. 

FAMIGLIA, LIBRI, TV E TWITTER

Sempre riservato e schivo, nella sua vita privata Serena ha avuto un importante storia d'amore con la showgirl e cantante Luisa Corna, durata 10 anni. Successivamente, grazie all'amico Nicola Berti, ha conosciuto la sua futura moglie, Cristina Gatti.

"Diciamo che è grazie a lui se ho conosciuto mia moglie, quello è vero. - conferma Aldo a 'La Repubblica' - Ero già grande, eravamo davanti a un bar in zona Garibaldi a Milano. Ma ad essere sinceri, più che presentarmela, con lei ci provava anche lui...".

Da quel momento Aldo e Cristina non si sono più lasciati, e si sono uniti in matrimonio nel 2011. La coppia ha due figli,Giulio e Giorgio. 

"Studiano. - spiega Aldo - Sto cercando di aiutarli a trovare una passione nello sport, nella montagna, ma è difficile. Hanno fortissimi condizionamenti e tantissime distrazioni. Sono catalizzati dai telefoni, dai videogiochi, dagli schermi. Non so cosa sognino di diventare, quali saranno i loro modelli".

A livello lavorativo, invece, Serena, appese le scarpette al chiodo ha scartato da subito l'ipotesi di fare l'allenatore:

"Una volta, uscendo da San Siro dopo una brutta partita, ci siamo trovati, con Trapattoni, in mezzo ai tifosi, anche ragazzini, che insultavano il Trap. Con quello che rappresentava. - ha raccontato l'ex attaccante a 'Il Giornale' - Ho detto: non fa per me".

Sceglie così la strada della televisione, dimostrandosi un'opinionista fra i piùapprezzati dai tifosi per il suo stile e la sua schiettezza. Per alcune stagioni ha prestato anche la sua voce al videogioco manageriale PC Calcio, che ebbe un grande successo fra i giovani a cavallo fra gli anni Novanta e gli anni Duemila. 

Oltre a seguire il calcio, nel tempo libero ancora oggi ama l'arte, legge libri ed è attivo su Twitter, dove spesso affronta temi di attualità che esulano dal mondo che lo ha visto a lungo fra i protagonisti.

"Vado fiero di essere riuscito a fare il calciatore. - dichiara a 'La Repubblica' - Non ci ho creduto fino a quando non è successo. Anzi, a ben vedere non ci credevo nemmeno mentre succedeva. Era il mio sogno da bambino e mi sembrava incredibile averlo reralizzato. Mi sono stupito a ogni partita, a ogni goal, fino al ritiro. È stato tutto bellissimo".

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