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Sacchi e il ‘no’ di Ranieri alla Nazionale: “Un dovere morale rispondere alla chiamata”

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Quello che sta vivendo la Nazionale Azzurra è un momento estremamente complicato.

La marcia di avvicinamento ai Mondiali del 2026 non è iniziata nel migliore dei modi e, come se non bastasse, va adesso trovato un commissario tecnico chiamato a raccogliere l’eredità di Luciano Spalletti.

La Federazione aveva individuato in Claudio Ranieri l’allenatore giusto al quale affidare la guida della squadra ma, come è noto, non si è arrivati alla fumata bianca poiché l’ex tecnico della Roma ha deciso di concentrarsi solo sul suo nuovo ruolo all’interno del club giallorosso.

Arrigo Sacchi, in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, ha parlato della situazione che si è venuta a creare.

  • “UNA NAZIONALE IN PIENO CAOS”

    “Mi sembra che, in questo momento, l’Italia sia trattata male, e questo mi dispiace moltissimo. Prima della partita contro la Norvegia ho letto di un giocatore che ha detto no alla convocazione di Spalletti e poi ha polemizzato con l’ormai ex commissario tecnico. Adesso c’è una persona seria come Ranieri che, all’improvviso, dopo che erano già stati stretti degli accordi per l’ingaggio, si tira indietro. E così la Nazionale resta senza allenatore e in pieno caos. Posso dire che l’Italia merita un comportamento diverso?”.

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  • “UN DOVERE MORALE RISPONDERE ALLA CHIAMATA”

    “Non conosco le motivazioni profonde, ma ritengo che alla Nazionale non si possa dire di no. È un dovere morale rispondere alla chiamata, perlomeno io la vedo così. La Nazionale è la squadra di tutti gli italiani e dunque, per un allenatore, dovrebbe rappresentare il massimo traguardo. Che cosa c’è di più alto e di più nobile che poter essere a capo di un progetto che coinvolge l’intero Paese?”.

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  • “FARE IL COMMISSARIO TECNICO E’ COMPLICATO”

    “Leggo i nomi di molti allenatori, da Cannavaro a De Rossi a Gattuso. Non mi sento di esprimere un giudizio sulle loro qualità. Hanno fatto le loro esperienze, sono stati grandi campioni, hanno sicuramente il colore azzurro appiccicato alla pelle, e hanno emozionato il pubblico italiano quando hanno vinto il Mondiale del 2006. Ma fare il commissario tecnico dell’Italia è un mestiere davvero molto complicato, ve lo dice uno che su quella panchina c’è stato. Bisogna selezionare, allenare, gestire le pressioni, fare gli psicologi... Mica facile... Però che gioia poter sedere su quella panchina!”.

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  • “HO RINUNCIATO A DUE MILIARDI PER L’ITALIA”

    “Io, pur di allenare la Nazionale, rinunciai a due miliardi di lire nel 1991. Eh sì, perché ne prendevo tre dal Milan e la Federcalcio me ne offriva soltanto uno. E c’era pure il Real Madrid che aveva messo sul tavolo addirittura cinque miliardi perché andassi in Spagna. Non ebbi alcun dubbio: scelsi la Nazionale. Avevo l’ambizione di portare il mio Paese sul tetto del mondo, e nel 1994 ci andai vicinissimo. Se solo non ci avessero messo a giocare in quel forno che era la costa est degli Stati Uniti, e fossimo andati in California come il Brasile, chissà come sarebbe andata... E comunque abbiamo perso la finale ai calci di rigore e i miei ragazzi sono stati tutti degli eroi. Non finirò mai di ringraziarli: hanno dato tutto per l’Italia, per i tifosi. Vorrei che quell’atteggiamento ce l’avessero i giocatori di oggi, invece mi sembra che non ci sia quell’attaccamento alla maglia che è il primo ingrediente per arrivare al successo”.

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