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Pjanic e l’avventura italiana tra Juventus e Roma: “A Torino ho vinto di più, ma la maglia giallorossa la sentivo”

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Tra le partite più importanti proposte dal 31° turno di Serie A, c’è certamente quella che vedrà opposte la Roma e la Juventus.

Questione di prestigio e di rivalità ovviamente, ma anche di classifica, visto che le due squadre sono in corsa per uno di quei posti che mettono in palio un accesso alla prossima Champions League.

I bianconeri, che hanno da poco affidato la panchina ad Igor Tudor, sono a -1 dal Bologna quarto, mentre i giallorossi, che sono reduci da sei successi di fila e da quattordici risultati utili, inseguono al sesto posto staccati di una sola lunghezza.

Miralem Pjanic, che nel corso della sua carriera ha vestito prima la maglia della Roma e poi quella della Juve, in un’intervista a ‘Il Tempo’ ha parlato del suo passato ma anche del momento che stanno vivendo le due squadre.

  • “SCELTE CONTRO IL DNA JUVE”

    “In questo momento la Roma ha più stabilità, senza dubbio. La Juve ha cambiato allenatore dato che i risultati erano sotto le aspettative. Negli ultimi anni, quando c’ero io ma anche prima, si lottava sempre per vincere lo Scudetto mentre quest’anno nonostante le tante spese sul mercato che avevano fatto pensare al club di poter competere, qualcosa è andato storto. Alcune scelte sono andate contro il dna Juve ma ora è tornata una persona che conosce bene il mondo juventino e sa bene come funziona il club e come gestire alcune dinamiche. La Roma per valori pensavo già da inizio stagione che dovesse essere nella posizione attuale, è stata troppo indietro finché non è arrivato Ranieri. Il grande errore è stato quello di mandare via De Rossi, era troppo presto e la squadra ha subito uno choc”.

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  • “ALLEGRI E SARRI GIUSTI PER LA ROMA”

    “L’unico a sapere davvero chi sarà il prossimo allenatore è Ranieri, insieme alla proprietà ovviamente. Ce ne sono tanti bravi ma in pochi possono davvero stare in una piazza come Roma. Mourinho, per esempio, ha fatto molto bene ma aveva esperienza e grande carattere. Ha saputo gestire molto bene l’ambiente ed è stato amatissimo dalla gente. Di Roma ti innamori facilmente ma serve esperienza e capacità di gestire i momenti difficili, non penso che le scommesse possano funzionare. Allegri e Sarri sono due profili giusti ma penso che vada fatta una riflessione globale anche in base alle caratteristiche dei calciatori”.

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  • “SENZA SENSO L’ESONERO DI DE ROSSI”

    “Mi sento spesso con Daniele, c’è sempre stato un rapporto di fiducia e rispetto sia in campo che quando ha smesso. Siamo rimasti amici e ci sentivamo anche mentre era allenatore della Roma. Sono rimasto molto sorpreso quando è stato cacciato dopo sole quattro partite. Una mossa senza senso con la stagione appena iniziata. Lui ha tutto per essere un allenatore di grande spessore, conosco bene la sua visione di calcio ed è un peccato che lo abbiano bruciato così presto ma mi auguro, e non ho alcun dubbio, che in futuro sarà un grande allenatore anche se è un cammino molto complicato”.

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  • “PIANSI QUANDO LASCIAI LA ROMA”

    “Ho passato circa dieci anni in Italia ed è stato il percorso più lungo della mia carriera ma soprattutto la scelta più importante, la migliore che potessi fare. A Roma sono stati cinque anni meravigliosi. Ho pianto andando via perché mi ero innamorato della piazza ma purtroppo non ho potuto vincere qualcosa come sognavo. Farlo a Roma sarebbe stato straordinario e fu un peccato incontrare una Juve troppo forte. Oggi con quella squadra avremmo potuto vincere lo scudetto. Nei quattro anni alla Juve sono cresciuto facendo step fondamentali per la mia carriera che mi hanno migliorato e ho potuto giocare con grandi campioni. Abbiamo vinto tutti gli anni lo scudetto e ho giocato una finale di Champions. A Torino ho vinto di più ma la maglia della Roma la sentivo, ho amato la piazza, i derby, tutto. È una città che ti fa sentire speciale, come in pochi altri posti si avverte l’amore per il calcio con la gente che ti spinge. Dall’altra parte alla Juve sei in un club mondiale, riconosciuto ovunque e con stadi pieni in tutta Italia. Sono molto legato anche alla maglia bianconera e ancora oggi sento delle persone lì. Esperienze diverse ma piazze straordinarie”.

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