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Occasioni sprecate, difesa da rivedere ed energie da ritrovare: la prima Inter di Chivu

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Chi si aspettava qualcosa di più dalla prima Inter di Cristian Chivu è probabilmente rimasto deluso.

La compagine nerazzurra non riesce ad andare oltre ad un pareggio in rimonta al Rose Bowl di Pasadena contro i messicani del Monterrey, che è figlio, e probabilmente in questa fase dell’annata non potrebbe essere altrimenti, di qualche luce e qualche ombra.

Ovviamente non è tempo per i giudizi definitivi, anzi per quelli bisognerà attendere qualche mese ancora, ma intanto quello che è certo è c’è tanto lavoro da fare ancora.

Lo ha spiegato lo stesso Chivu dopo il triplice fischio finale della gara che ha segnato l’esordio in questa edizione del Mondiale per Club, e lo ribadiranno probabilmente anche le prossime uscite.


  • CHIVU RIPARTE DALLE CERTEZZE

    Servirà ancora del tempo per vedere la mano di Cristian Chivu. La sensazione è quella che il tecnico romeno abbia optato per la politica ‘dei piccoli passi’ e che quindi solo più avanti si avrà una sensazione più chiara su qual è la farina del suo sacco.

    Normale che sia così, visto il poco tempo che ha avuto a disposizione per lavorare con la squadra, così come è normale che sia ripartito da un 3-5-2 di fatto identico a quello utilizzato da Simone Inzaghi nelle precedenti quattro stagioni.

    Chivu si è dunque affidato alle certezze del gruppo, da una difesa di fatto scolpita ed ha proposto poche novità in termini di uomo nell’undici titolare: Asllani in regia (ma si sapeva vista l’indisponibilità di Calhanoglu) ed Esposito in attacco quelle più importanti.

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  • Acerbi Ramos Sommer Monterrey InterGetty

    DIFESA DA RIVEDERE

    La nota meno lieta del debutto nel Mondiale per Club, è stata probabilmente la prova del reparto difensivo.

    Da tempo non è più quel muro granitico sul quale è stata costruita la corsa che ha portato all’unico Scudetto del ciclo Inzaghi e magari è proprio sul terzetto che la società dovrà lavorare per regalare a Chivu qualche certezza in più.

    Il tecnico romeno ha ammesso che qualcosa è stato cambiato, soprattutto sul modo di disporsi in occasione delle palle inattive, ma ha anche precisato che in occasione del goal dell’1-0 siglato da Sergio Ramos, la marcatura sull’ex stella del Real Madrid era comunque a uomo.

    Nella circostanza male hanno fatto Acerbi e Sommer, con il primo che è stato fatto fuori dal campione spagnolo che poi ha svettato su Bastoni, ed il secondo che ha completamente bucato l’intervento dando l’impressione di essere in ritardo.

    A livello complessivo, Pavard del reato di difesa è quello che ha fatto meglio, Bastoni ha provato a costruire qualcosa anche in fase offensiva, mentre Acerbi è parso in difficoltà nelle situazioni di campo aperto.

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    BUONA LA REAZIONE

    Un aspetto positivo dal quale ripartire è la reazione della squadra dopo il goal dello svantaggio subito al 25’.

    Fino a quel momento, l’Inter era parsa abbastanza lenta e prevedibile, salvo poi riuscire ad alzare il proprio baricentro e spostare il gioco in maniera costante nella metà campo avversaria.

    Una reazione che non si è tradotta solo nella rete del pareggio siglata da Lautaro Martinez al 42’, ma anche in maggiore fluidità di manovra e voglia di avvicinarsi alla porta difesa da Andrada.

    L’Inter ha effettivamente creato delle occasioni nitide, ha costruito i presupposti per ribaltare il risultato, ma ha anche sprecato. Chivu ha parlato di “poca fame sotto porta”, ma alla fine ha anche promosso la sua squadra.

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  • IL CALO ALLA DISTANZA

    Come detto, l’Inter si è anche creata i presupposti giusti per ribaltare il risultato e per vincere, ma ha dovuto fare inevitabilmente anche i conti con una condizione ancora lontano dal top.

    I nerazzurri hanno confezionato occasioni fino a quando hanno avuto le energie giuste per farlo, poi sono calati nella distanza andando anche in alcuni momenti in confusione.

    Rallentando in maniera evidente la loro manovra, non solo hanno consentito al Monterrey di chiudersi in blocco, ma hanno poi anche rischiato qualcosa nelle ripartenze.

    Da questo punto di vista non si potrà fare altro che migliorare, il resto sarà il campo a dirlo. L’esordio nel Mondiale per Club ha lasciato in eredità anche le buone prove di Mkhitaryan (che ha chiuso da trequartista), di Carlos Augusto (non solo per l’assist a Lautaro) e di Lautaro Martinez (che ritrova la via del goal) e sarà anche da questo che si dovrà ripartire contro avversari più forti e quotati.

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