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Nazionale in crisi di gioco e risultati, Capello durissimo: “Siamo caduti in basso, ma non si dimette nessuno”

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Quello che sta vivendo la Nazionale azzurra è uno dei momenti più complicati della sua storia.

Dopo la deludente prestazione a Euro 2024, l’Italia ha visto farsi in salita la strada che porta alla qualificazione ai prossimi Mondiali.

La pesantissima sconfitta per 3-0 patita contro la Norvegia, ha non solo complicato non poco la sua situazione nel Gruppo I (Haaland e compagni sono primi a punteggio pieno dopo tre partite, mentre gli Azzurri sono ancora a quota zero dopo l’unica gara giocata), ma anche fatto spuntare fuori vecchi fantasmi.

L’Italia non può ovviamente permettersi di saltare il terzo Mondiale di fila, ma le recenti prestazioni non danno spazio a grande fiducia.

Fabio Capello, in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, ha commentato il momento che sta vivendo la nostra Nazionale.

  • “MI ERO GIA' VERGOGNATO DOPO LA SVIZZERA”

    “Io dissi che mi ero vergognato dopo la netta sconfitta con la Svizzera e posso ribadirlo ora. Eppure Luciano Spalletti aveva ammesso gli errori fatti e qualcosina sembrava essere migliorato nel post Europeo. Invece, rieccoci qui, un’altra volta caduti in basso. E quando ci facciamo gli esami di coscienza è sempre troppo tardi".

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  • “SPALLETTI IN UNA POSIZIONE DIFFICILE”

    “Credo sia normale considerarlo almeno in una posizione difficile. Una volta in Italia, quando facevi male una grande competizione, che fosse il Mondiale o l’Europeo, andavi a casa. Ora, invece, nessuno dà più le dimissioni”.

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  • “PRESO IL PEGGIO DEL ‘GUARDIOLISMO’”

    “Se nei settori giovanili, al posto di incentivare qualità e fantasia, si chiede ai ragazzi di seguire gli schemi, tenere il possesso palla, appoggiarsi al portiere, ma dove vogliamo andare… Mi consenta di dire che abbiamo preso il lato peggiore del 'guardiolismo'. I nostri centrocampisti non si girano mai verso la porta avversaria, mentre gli altri guardano sempre in avanti e hanno una velocità di esecuzione che noi ci sogniamo. Ce lo ha detto anche la finale di Champions…".

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  • “NON VEDO SENSO DI APPARTENENZA”

    “Io sono solito ripetere che dalla Serie C alla B ci sono due gradini, dalla B alla A quattro e dalla A alla Nazionale addirittura sei. La maglia azzurra è diversa da quella di un club. Dà una certa responsabilità, rappresenti un intero Paese. E invece io ho visto una squadra senza senso di appartenenza, senza amor proprio. Non so se i nostri giocatori sentano o meno l’orgoglio nazionale, ma di sicuro non riescono a metterlo bene in campo. E poi mi faccia aggiungere che non ho gradito certe defezioni e rifiuti…”.

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