Non so se stavolta “Football is coming home” per davvero, ma al di là come andrà l’atto conclusivo di Berlino, l’Inghilterra è riuscita a centrare nuovamente la finale, la seconda consecutiva agli Europei, nonostante un torneo fatto più di luci che di ombre. Meriti e colpe, responsabilità positive e negative, sono tutte o quasi da ricondurre alla figura di Gareth Southgate, uno dei ct più divisivi dell’era moderna. Perchè se da un lato l’Inghilterra ha deluso dal punto di vista del gioco, visto che sembrava poter dominare questa competizione, sfoggiando un quartetto galattico formato da Foden, Bellingham, Saka e Kane e potendosi concedere persino il lusso di tenere in panchina il vicecapocannoniere dell’ultima Premier League, Cole Palmer; dall’altra senza le mosse provvidenziali di Southgate, che con coraggio ha tolto Kane nei minuti finali della semifinale inserendo il match-winner Watkins, probabilmente l’avventura della Nazionale inglese si sarebbe conclusa in altro modo.
Ciò che conta davvero è che l’Inghilterra domenica si giocherà la Coppa, con la speranza di poter cancellare l’amara delusione di Wembley. E se avrà di nuovo questa chance, non può non essere anche per le scelte del suo contestatissimo ct.