Oggi Maiello ha 60 anni, e dopo aver scontato la sua pena, con 10 anni di prigione e 14 di OPG, è un uomo libero. 'Il Maradona delle carceri' ha raccontato la sua vicenda in un libro, "Nel carcere dei matti delinquenti. Storia di Fabrizio Maiello", scritto a quattro mani con la professoressa Franca Guarreffa, docente di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Reggio Calabria, che ha raccolto gli scritti dei suoi diari.
Inoltre, affiancato dalla compagna Daniela, è da tempo testimonial di progetti per la legalità e collabora con l'associazione "Libera" di Reggio Emilia. Gira le scuole e le carceri per parlare ai più giovanidella sua vicenda e dei rischi di intraprendere una strada sbagliata, e dà tanti consigli.
"Lavoro in una cooperativa sociale di Reggio Emilia che si occupa di manutenzione del verde - racconta - e partecipo a progetti per educare alla legalità e contro le devianze. Vado nelle scuole e nelle carceri minorili".
"Ai ragazzi dico sempre: coraggio non è far sdraiare tutti a terra minacciando con una pistola, coraggio è aiutare una persona sola al mondo. Dono la mia testimonianza, perché capiscano che si può ripartire".
Il pallone è sempre al centro della sua vita: gioca con la Seleçao dei sacerdoti grazie al mister Moreno Buccianti e di recente ha coronato il sogno di incontrare nuovamente Zola, come desiderava da tempo, per chiedergli scusa per aver progettato di sequestrarlo 30 anni prima.
Il commovente incontro con il campione di Oliena, testimoniato dalle telecamere deL'Unione Sarda' , è avvenuto in Sardegna nel cortile della casa-famiglia Emmaus, a due passi dall’aeroporto di Elmas, il 14 gennaio 2024. Al termine di una tre giorni intensa di incontri con le giovanili del Cagliari, con gli studenti nei licei e i detenuti delle carceri, in cui ha conosciuto anche Roberto Muzzi. In lacrime dall'inizio alla fine, Fabrizio ha chiesto più volte scusa a 'Magic Box'.
"Ti chiedo scusa, anche a nome dei tuoi amici, della tua famiglia e di tutta la Sardegna, per quello che ho fatto o solo potuto pensare. Non stavo bene, ero fuori di testa. Grazie: è una vita che ti volevo rivedere perché ci ho messo una vita per ritornare a dov'ero. Non sono più quello di prima, quello di quel giorno, ma mi mancava chiudere questo cerchio. Per la prima volta ero arrivato a un passo dal fare un reato e ho cambiato idea perché ti ho guardato negli occhi e ho detto: 'Ma cosa sto facendo?' ".
"No Fabri non fare così che se no mi metto a piangere pure io - gli dice Zola, sempre sorridente -. Da parte mia non ci sono problemi, ci siamo chiariti".
Dopo un po' i due entrano in confidenza.
"Ma toglimi una curiosità - mi ha fatto - perché volevate rapire proprio me? Perché non avete pensato di rapire, che ne so, Tino Asprilla?".
" 'Ma perché tu eri il più forte di quella squadra' - gli ho risposto io -. E lui si è messo a ridere".
L'incontro si chiude con il libro regalato da Fabrizio a e un abbraccio liberatorio.
"Lo porterò sempre con me", assicura Maiello.
Invitati dal Cagliari Calcio, Maiello e Zola assistono poi insieme all'Unipol Domus al primo tempo della gara di Serie A fra Cagliar e Bologna, vinta 2-1 dai sardi, prima che Fabrizio faccia ritorno nella sua terra.
"Ci tengo a ringraziare ancora tanto Zola - dice Maiello a GOAL -, il presidente del Cagliari Tommaso Giulini, suor Silvia Carboni, Walter Ollano e l'allenatore della Seleçao dei sacerdoti Moreno Buccianti per aver reso possibile questo incontro. Ero 30 anni che aspettavo. Questa storia del tentato rapimento è venuta fuori dal 2002, probabilmente perché qualche agente sardo ne ha parlato con qualcuno. Ce n'erano tanti che venivano dalla Sardegna. Furono loro, incuriositi dall'autografo di Gianfranco sulla carta d'identità, a chiedermi come potessi averlo se ero latitante. E raccontai come andarono le cose... Da lì mi intervistà GQ e la storia del mancato rapimento di Zola finì sul libro di Luigi Garlando 'Cielo manca' ".
"Non sono tornato da Gianfranco, nella sua terra, a mani vuote - dice Maiello - ma gli ho regalato il libro che racconta la mia storia. Facendogli questa dedica: 'A Gianfranco Zola, il campione dagli occhi buoni che mi ha cambiato la vita. Con profonda stima e rispetto. Fabrizio Maiello. P.S. Grazie di avermi perdonato' ".
"E Gianfranco, a sua volta, mi ha fatto una dedica nella copia del libro che conservo con me: 'A Fabrizio con affetto. Sono contento che con uno sguardo, anche se inconsapevole, abbia potuto essere di aiuto in qualche modo'. A me sono venuti i brividi".
GOAL"Siccome il presidente Giulini mi ha regalato una maglia del Cagliari personalizzata, ho voluto regalare una copia del libro anche a lui e ringraziarlo personalmente. È stata un'esperienza indimenticabile venire all'Unipol Domus, sono stato anche nella Curva Futura con i ragazzi, e vedere i padri dei bambini che mi ringraziavano mi ha fatto commuovere".
Il calcio continua ad essere presente nella sua vita di Fabrizio Maiello sotto molteplici forme: Fabrizio, oltre che giocare assieme ai sacerdoti, allena una squadra di ragazzi che provengono da situazioni di disagio.
"La Seleçao dei sacerdoti è una bellissima squadra - dichiara a GOAL - , facciamo partite di beneficenza, eventi per la ricerca contro il cancro. Sono orgoglioso di farne parte e sono stati loro ad avviare i contatti per l'incontro con Zola. Inoltre dal 2021 ogni anno faccio un nuovo record di palleggi in diretta tv. L'ultima volta ho palleggiato per due chilometri nel centro storico di Reggio Emilia senza far mai cadere la palla".
Sulla sua incredibile storia è in uscita anche un docufilm, "Senza Volto - storia di Fabrizio Maiello", curato dal regista Luca Guardabascio.
"Il docufilm uscirà il 21 febbraio a Reggio Emilia e poi sarà distribuito - annuncia a GOAL -. Grazie a Gianfranco, che ha dato il suo consenso, si chiuderà con le immagini che lo riguardano. Una cosa per me bellissima. Mi ha assicurato che verrà a vederlo. Speriamo poi che possa arrivare in tutta Italia".
"Mi vergogno di aver fatto piangere tante persone - afferma Fabrizio, concludendo il racconto della sua storia -. Dentro di me continuavo a vedere gli occhi pieni di paura delle persone cui ho fatto del male. Ma adesso sono tornato umano e non mi vergogno più di piangere".