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Inzaghi Inter HDGOAL

Il bilancio di Inzaghi all'Inter: tra Scudetti persi e un rilancio europeo munifico per le casse del club

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Simone Inzaghi non è più l'allenatore dell'Inter: l'incontro andato in scena ieri a Milano ha sancito la separazione tra le parti, a poco più di due giorni dalla debacle europea contro il PSG.

Un esito per nulla inaspettato, la parola fine su un'avventura durata quattro anni che ha fatto sognare i tifosi sia in Italia ma anche in Europa, dove il prestigio del club è cresciuto a dismisura dopo stagioni in cui il raggiungimento degli ottavi di Champions sembrava addirittura una chimera.


Nel computo totale, però, figurano anche cocenti delusioni come gli Scudetti persi contro Milan e Napoli, unitamente a quel 5-0 inflitto dal PSG che resterà l'ultimo capitolo di Inzaghi sulla panchina dell'Inter.

  • UN GIOCO RICONOSCIBILE IN TUTTO IL MONDO

    In questi anni c'è stata spesso l'identificazione dell'Inter col concetto di 'bello', di proposta offensiva scintillante in grado di accogliere applausi in giro per l'Europa e il mondo: il grande merito di Inzaghi sta proprio nella riconoscibilità data al gioco nerazzurro, elogiato a più riprese per la fluidità dei movimenti e l'intercambiabilità dei ruoli.

    Il manifesto più significativo si è avuto probabilmente il 9 marzo 2024, in occasione del successo del 'Dall'Ara' sul Bologna allora allenato da Thiago Motta: cross del 'braccetto' difensivo Bastoni per l'altro 'braccetto' Bisseck, libero di colpire di testa e siglare il goal decisivo. Un qualcosa di unico, l'azione simbolo dell'essenza più pura dello spirito inzaghiano.

    Un calcio che ha accompagnato tutta la stagione 2023/24 (e non solo), fino all'esito più dolce di tutti: lo Scudetto della seconda stella, a cui Inzaghi rimarrà indissolubilmente legato.

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  • GLI SCUDETTI PERSI

    Tra le macchie che invece saranno ricordate in merito alla gestione di Inzaghi non possono non figurare gli Scudetti persi nel 2022 al cospetto del Milan e quest'anno, nonostante una cifra tecnica superiore e lo status di favoriti che però hanno finito per scontrarsi con la variabile di un calendario decisamente più intasato rispetto ai rivali del Napoli.

    Probabilmente il rimpianto maggiore è relativo all'ultimo campionato, ovvero la sagra delle occasioni perse dai nerazzurri: tanti i punti gettati alle ortiche in situazioni di vantaggio, indice di un'attenzione non sempre ai massimi livelli nei momenti cruciali.

    Nel duello col Milan di tre anni fa, invece, Inzaghi poteva contare sull'alibi di un ridimensionamento offerto dalle cessioni estive di Lukaku e Hakimi, senza dimenticare l'addio a Eriksen per motivi legati alla salute del giocatore: perdite importanti, a cui seppe rimediare attraverso un duro lavoro di ricostruzione, tale da garantire un livello di competitività invariato (e anche migliore) rispetto al passato.

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  • IL PRESTIGIO EUROPEO

    Sotto gli occhi di tutti è il cammino fatto registrare dall'Inter in Europa nei quattro anni di Inzaghi: due eliminazioni agli ottavi di finale (traguardo che i nerazzurri non raggiungevano dal 2012) e altrettante finali perse, dove non si è verificato l'ultimo step utile per coronare i sogni di gloria.

    Un percorso europeo 'monco' ma soltanto fino a un certo punto, risultato decisamente munifico per le casse del club che, con ogni probabilità, chiuderà il bilancio in attivo per la prima volta dopo tanti anni: ricavi alle stelle pronti per essere reinvestiti nell'opera di ringiovanimento della rosa, una delle eredità lasciate da Inzaghi al mondo Inter.

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  • IL BILANCIO DI INZAGHI ALL'INTER

    Uno Scudetto (col traguardo della seconda stella incorporato), due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane: sono sei i titoli conquistati dall'Inter con Inzaghi al timone, anche se parlare soltanto di questo apparrebbe piuttosto riduttivo e non darebbe giustizia alla qualità del lavoro svolto dal tecnico piacentino.

    Al netto delle cocenti delusioni che hanno caratterizzato un quadriennio così intenso, l'impronta data da Inzaghi all'Inter tutta non può e non deve passare inosservata: chi lo aveva accusato di aver goduto della scia del progetto avviato con Conte un paio di anni prima, adesso non può esimersi dal sostenere 'l'indipendenza' conquistata nonostante faticose rinunce di natura tecnica e sessioni di calciomercato al risparmio.

    Meriti che il popolo interista riconosce al suo ex condottiero di mille battaglie: al termine di un rapporto che, come una bella storia d'amore, è caratterizzato inevitabilmente anche da momenti brutti. Ma, allo stesso tempo, anche utili a entrambe le parti per crescere in ottica futura.

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