Quando il Milan annuncia l’arrivo di Ante Rebic, sono in molti a parlare di un colpo potenzialmente molto importante.
Nei pensieri dei dirigenti rossoneri, deve essere l’elemento da sistemare in alto a sinistra in un tridente che prevede Suso sul lato opposto e Piatek perno centrale.
Un reparto composto da giocatori giovani e ben assortiti, ma il progetto non darà gli esiti sperati.
La squadra farà infatti fatica ad assorbire i dettami tattici di Giampaolo che, dopo aver esordito in campionato con una sconfitta contro l’Udinese, inanella altre tre battute d’arresto nelle successive cinque giornate.
Quattro sconfitte nelle prime sei uscite, un cammino negativo da record (eguagliato Italo Galbiati che ne perse altrettante nel 1982) che rese fin da subito vacillante la panchina dell’allenatore.
Giampaolo verrà esonerato l’8 ottobre 2019 dopo appena sette gare di campionato (3 vittorie e 4 sconfitte) e al suo posto arriverà Stefano Pioli che poi resterà alla guida dei rossoneri fino al 2024 vincendo anche uno Scudetto.
E Rebic? Colui che doveva essere uno degli elementi fondamentali di un tridente nuovo di zecca, in realtà con Giampaolo giocherà 66’ in tutto distribuiti in tre presenze.
Tre scampoli di gara, accompagnati da due panchine, prima che le strade si dividessero. A differenza di quella del tecnico, l’avventura meneghina dell’attaccante croato si rivelerà però lunga e condita anche da soddisfazioni: resterà a Milano quattro anni, nelle prime due stagioni andrà anche in doppia cifra in campionato (11 reti in tutte e due le occasioni) e vincerà anche uno Scudetto prima di salutare nel 2023 (dopo 123 partite e 29 goal).
A distanza di anni, Giampaolo e Rebic si sono ritrovati a Lecce ed ora si apprestano a sfidare il Milan con l’intenzione di batterlo.