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Gennaro Gattuso ItalyGetty

Troppa Norvegia: l’Italia di Gattuso si è sciolta davanti al primo vero esame

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Il discorso qualificazione diretta ai Mondiali del 2026 era chiuso da tempo, anche se, da un punto di vista prettamente formale, c’era da attendere ancora novanta minuti prima di poterlo certificare.

Per l’Italia, la sfida di San Siro contro la Norvegia rappresentava dunque più un esame importante, il primo del ciclo Gattuso, che altro.

Ebbene, chi si aspettava delle risposte positive magari le ha ricevute da un primo tempo confortante, ma la sconfitta per 1-4 finale racconta che quel salto di qualità, da tanto tempo atteso, è ancora lontano dall’essere compiuto.

  • “RIPARTIAMO DAL PRIMO TEMPO”

    Il messaggio di Rino Gattuso dopo il triplice fischio finale è stato chiaro: “Dobbiamo ripartire dal primo tempo, perché siamo stati squadra”.

    L’Italia, effettivamente, ha fatto bene nella prima frazione, tenendo le giuste distanze e chiudendo la Norvegia nella propria metà campo.

    Il goal siglato da Pio Esposito dopo soli 11’ di gioco ha dato la sensazione di un qualcosa di profondamente nuovo e, soprattutto, di un netto progresso rispetto alla sfida di giugno a Oslo, quando contro Haaland e compagni non ci fu partita.

    A lungo andare, però, si è anche avuta la sensazione che la Norvegia a San Siro non sia scesa in campo forte e determinata come nel corso di tutte le partite di qualificazione. La certezza dell’obiettivo già raggiunto ha tolto alla squadra di Solbakken quella furia agonistica che l’ha portata non solo a chiudere il suo cammino a punteggio pieno, ma anche a legittimare quella qualificazione a un Mondiale attesa da 28 anni.

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  • FBL-WC-2026-EUR-QUALIFYERS-ITALY-NORWAYAFP

    LA NORVEGIA HA MESSO IN CHIARO LE COSE

    Quella che è rientrata in campo dagli spogliatoi è stata una Norvegia totalmente diversa da quella vista nella prima frazione.

    Ha cercato il primo tiro verso la porta difesa da Donnarumma dopo meno di un minuto e da lì in poi non si è più fermata.

    Scrollatasi di dosso quel torpore che l’aveva rallentata nella prima metà di partita, ha preso sempre più metri in campo, dimostrando una netta superiorità sia dal punto di vista atletico che da quello fisico.

    Si è dunque avuta la sensazione di una squadra che sapesse bene cosa fare e come farlo, e che avesse quella forza necessaria per accelerare a proprio piacimento.

    Nusa e Haaland, due giocatori di categoria superiore, hanno poi fatto la differenza, mentre Larsen, in pieno recupero, ha siglato — a 3’ dal suo ingresso in campo — quel goal che è valso uno storico poker e che ha reso il passivo ancora più pesante.

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  • UNA SQUADRA FRAGILE

    A fare la differenza non è stata solo la caratura delle due squadre, ma anche la sicurezza che le stesse hanno messo in campo.

    La Norvegia, quando ha deciso di accelerare, è parsa certa di poter ribaltare la situazione, mentre l’Italia si è sciolta come neve al sole alla prima difficoltà.

    Gattuso, dopo la partita, ha parlato di “braccino”, e lo ha fatto dall’alto della sua enorme esperienza. Lui, che ha giocato in grandi squadre e in una Nazionale capace di salire sul tetto del mondo, evidentemente sa cosa serve per portare a casa il risultato e, soprattutto, per stare ad alti livelli.

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  • Erling Haaland Italy Norway DESKTOPGetty

    ESAME NON SUPERATO

    Per Gattuso si tratta della prima sconfitta da commissario tecnico, la prima dopo cinque vittorie consecutive.

    Cinque successi che sono serviti per tenere viva la speranza di strappare una qualificazione diretta ai Mondiali e, soprattutto, per iniziare nel migliore dei modi un ciclo che prevedeva, prima di tutto, il dover risollevare una Nazionale parsa fino a quel momento fin troppo spenta e logora.

    In molti vedevano in quella Norvegia, che di fatto era costata la panchina a Luciano Spalletti, il primo vero esame per la nuova Italia.

    Vincere contro Estonia, Israele e Moldavia, a volte anche dominando, aveva riportato antiche sensazioni, ma dietro ogni successo si era sempre celato quel velo di dubbio legato alla qualità dell’avversario.

    La Norvegia ha riportato un po’ tutti sulla terra e lo ha fatto grazie a giocatori di levatura straordinaria.

    L’Italia non ha dunque superato l’esame e ha dimostrato di non essere ancora tornata a certi livelli; la notizia positiva è che, da qui a marzo, ci sarà modo per trovare altre soluzioni e anche che uno come Haaland ai playoff non ci sarà.

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