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Moise Kean FiorentinaGetty

Da punto di forza ad anello debole: l’attacco della Fiorentina non segna e anche Kean è in difficoltà

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Quando la Fiorentina si è presentata ai blocchi di partenza del nuovo campionato, tutti hanno individuato nell’attacco il reparto più forte della squadra.

Una cosa normale visto che il club gigliato non solo è riuscito a trattenere il suo giocatore più importante, ovvero Moise Kean, ma ha anche riscattato il cartellino di Albert Gudmundsson dal Genoa, ed inoltre ha messo a disposizione di Stefano Pioli rinforzi del calibro di Roberto Piccoli (uno dei giocatori più costosi dell’intera storia del club) ed Edin Dzeko.

Era dunque lecito attendersi una squadra che avrebbe dovuto fare della facilità nel trovare la via della rete la sua arma migliore eppure i numeri dicono che sin qui è stato proprio il comparto offensivo il vero punto debole di una Fiorentina che sin qui ha stentato non poco in campionato.

  • ANCORA NESSUNA RETE ALL’ATTIVO

    La Fiorentina ha sin qui segnato appena tre reti in quattro partite di campionato, cosa questa che la rendono una delle squadre meno prolifiche del torneo (solo Parma, Torino, Lecce e Genoa hanno fatto peggio).

    Di questi tre goal, due sono stati marcati da Rolando Mandragora (il capocannoniere della squadra) ed uno da Luca Ranieri. Questo vuol dire che se centrocampo e difesa hanno già garantito i loro goal, manca totalmente all’appello il reparto offensivo.

    Questo nonostante Kean sia stato sin qui uno dei giocatori più utilizzati in assoluto (360’ di gioco al pari di De Gea, Pongracic e Dodò) e nonostante gli stessi Piccoli (che è arrivato solo nelle battute finali del mercato) e Gudmundsson (che ha smaltito un infortunio alla caviglia rimediato in Nazionale) abbiano già giocato rispettivamente 199 e 155 minuti.

    Meno utilizzato sin qui in campionato invece Dzeko, che è sempre sceso in campo nelle ultime tre partite, ma solo in un’occasione da titolare: contro il Napoli, quando è stato sostituito all’intervallo dopo un primo tempo deludente.

    Proprio l’esperto attaccante bosniaco è stato sin qui insieme a Gudmundsson l’unico giocatore del reparto offensivo viola a trovare la via della rete in stagione: entrambi hanno trovato la via del goal nei preliminari di Conference League contro il Polissya.

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  • Roberto Piccoli FiorentinaGetty

    LE DUE PUNTE NON FUNZIONANO

    Stefano Pioli ha sin qui faticato a trovare un modulo definitivo per la sua Fiorentina.

    E’ partito da una difesa a tre, soluzione questa sulla quale ha lavorato per tutta l’estate, salvo poi passare nell’ultima partita persa contro il Como ad una linea a quattro.

    Ha cambiato tanto anche in attacco, passano da un’unica punta, ad un centravanti con uno e due trequartisti a due punte vere.

    Proprio l’opzione dell’attacco pesante, quello composto da Kean e Dzeko e soprattutto da Kean e Piccoli, non ha dato i frutti sperati. La Fiorentina sin qui, nel corso della stagione, ha prodotto pochissimo a livello offensivo, difettando spesso in fluidità di manovra.

    Non sempre la squadra ha dato l’impressione di poter reggere le due punte e soprattutto di poterle servire in maniera adeguata.

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  • kean fiorentinaGetty Images

    ASPETTANDO IL VERO KEAN

    Se Piccoli è l’ultimo arrivato ed avrà bisogno di un po’ di tempo ancora per adattarsi ad una nuova realtà e Dzeko alla soglia dei 40 anni era sembrato destinato a ricoprire soprattutto il ruolo di ‘regista avanzato’, a mancare sin qui è stato soprattutto Moise Kean.

    Giocare con un’altra punta al suo fianco lo priva probabilmente dello spazio del quale ha bisogno per scatenare tutta la sua potenza, eppure nelle ultime due uscite in Nazionale ha fatto molto bene in coppia con Retegui e segnato tre reti tra Estonia ed Israele.

    Con Piccoli e Dzeko il feeling non sembra essere ancora scattato, ma dietro la sua astinenza da reti potrebbe esserci anche altro. Il tecnico che in sui in Italia è riuscito a tirare fuori il meglio da lui è stato Raffaele Palladino che ha costruito una squadra attorno al suo centravanti garantendogli grande libertà di movimento.

    L’ex tecnico gigliato schierava una squadra più bassa rispetto a Pioli e questo vuol dire che Kean poteva disporre di una fetta di campo molto più ampia a disposizione. Nella scorsa stagione, chiusa con 25 reti in 44 partite complessive, è stato quasi sempre affiancato da un trequartista, ovvero da Beltran o da Gudmundsson.

    Proprio l’islandese, che pure non è reduce da un’annata esalante, è l’elemento che ha il compito di accendere l’attacco viola con le sue intuizioni e la cosa sin qui in stagione gli è riuscita a tratti, prima di fermarsi per un infortunio.

    Molte delle ‘fortune’ di Kean potrebbero passare dunque più da Gudmundsson (o da Fazzini che sembra essere il suo sostituto naturale) piuttosto che da Piccoli e Dzeko.

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  • UNA ROSA COSTRUITA IN MANIERA PARTICOLARE

    Stefano Pioli non avrà a disposizione molte opzioni per disegnare un attacco diverso da quello proposto fino ad oggi.

    Può contare su tre centravanti veri come Kean, Piccoli e Dzeko, su alcuni trequartisti come Gudmundsson, Fazzini, Sabiri e magari Ndour, ma su nessun attaccante esterno.

    Una scelta precisa da parte della Fiorentina che già durante la breve gestione Palladino ha deciso di focalizzarsi quasi esclusivamente sul 3-5-2. 

    Sono lontani i tempi di Vincenzo Italiano e di quell’abbondanza sugli esterni garantita da Nico Gonzalez, Ikoné, Sottil, Brekalo e Kouamé (che è tornato alla Fiorentina in estate, ma è fuori a causa di un grave infortunio patito durante il prestito all’Empoli) e la cosa si traduce nella perseveranza nel seguire una linea evidentemente tracciata con Stefano Pioli, ma anche in una rosa di moduli tra i quali scegliere molto più ristretta.

    Una rosa dunque costruita con un’idea precisa, ma anche in maniera particolare. A Pioli il compito di trovare la soluzione più giusta: quello che è certo è che alla Fiorentina, che sin qui ha raccolto solo due punti in quattro partite di campionato, servono come il pane i goal degli attaccanti. 

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