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Mattia Caldara Juventus 2018-19Getty Images

Caldara e il più grande rimpianto della carriera: "Non dovevo lasciare la Juventus, fui debole di testa"

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È ufficialmente calato il sipario sulla carriera di Mattia Caldara: a soli 31 anni, l'ex Atalanta ha annunciato di voler dire basta col calcio giocato.

Una storia fatta di gioie ma anche di tanta sofferenza, complici gli infortuni che, soprattutto dopo il trasferimento al Milan, lo hanno tartassato finendo per compromettere l'ultima parte del percorso.


Nella lettera affidata al sito di Gianluca Di Marzio, Caldara ha ammesso il più grande rimpianto: la decisione di dire addio alla Juventus a pochi mesi dall'arrivo per accettare la corte del Milan.

  • LO SCAMBIO CON BONUCCI

    Acquistato dalla Juventus nel gennaio del 2017, Caldara viene lasciato in prestito all'Atalanta fino al termine della stagione 2017/18: è allora che si aggrega al club bianconero per il ritiro estivo.

    A Torino, però, il classe 1994 rimane soltanto poche settimane: alla fine è il Milan ad assicurarselo, grazie alla trattativa che riporta in bianconero Leonardo Bonucci, scambiato proprio con Caldara.

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  • "NON DOVEVO LASCIARE LA JUVENTUS"

    Caldara ha esternato il proprio rimpianto in questo passo della suddetta lettera: un'ammissione di colpa e, soprattutto, di un deficit a livello mentale che ha indirizzato la carriera verso una deriva da cui non è più stato in grado di riprendersi completamente.

    “Tante squadre si erano interessate a me in quei mesi. A dicembre sono stato preso dalla Juve. E in quel periodo la Juve era una realtà a parte, inavvicinabile. In bianconero, però, non ci ho mai giocato. Sono rimasto in prestito a Bergamo ed è stato giusto così. Non ero ancora pronto per un salto di quel tipo. A Torino poi ci sono arrivato nel 2018, senza però fermarmi. Venivo da stagioni in cui ero abituato a giocare e lì avevo davanti Chiellini, Bonucci, Barzagli. ‘Abbi pazienza Mattia. Resta qui’, mi ripeteva Giorgio. Ma io sapevo che non avrei trovato spazio. Sono rimasto poche settimane, solo per il ritiro estivo. Quando ho saputo dell’interesse del Milan ho accettato.

    Guardando indietro sarebbe stato meglio rimanere lì. Sono stato debole di testa.Mi avrebbe fatto bene rimanere in un mondo come quello della Juve, imparare da quei campioni, crescere stando con loro anche senza giocare tanto. Mi sono mancate un po’ di forza mentale e di maturità. Magari la mia carriera sarebbe stata diversa, chissà. È il più grande rimpianto che ho, l’unica cosa che tornando indietro cambierei. Vedete, gli infortuni e tutto ciò che ne è conseguito non è dipeso da me. Il non essere rimasto a Torino sì”.

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