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Albert Gudmundsson Fiorentina Panathinaikos Conference LeagueGetty

Altro goal, nuovo modulo e una standing ovation: la Fiorentina sta ritrovando il vero Gudmundsson

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Era una partita, quella con il Panathinaikos, che metteva in palio il pass per i quarti di finale di Conference League, ma anche molto altro di più. Vincendo contro i greci al Franchi, la Fiorentina non solo ha allungato il suo cammino europeo, ma si è regalata un po’ di quella tranquillità che era venuta meno dopo i recenti risultati e che le consentirà di preparare al meglio una sfida che da sempre dalle parti di Firenze è diversa da tutte le altre: quella di campionato con la Juventus.

I gigliati si ritrovano dunque nella serata che forse contava di più e lo fanno anche grazie ad un ritrovato Albert Gudmundsson.

L’islandese, dopo un periodo complicato è tornato ad incidere come non gli accadeva dai tempi del Genoa e a ritagliarsi un ruolo da grande protagonista in squadra.

Una stella che la Fiorentina ha atteso per mesi, ma la cui luce ha ripreso a brillare nel momento più importante dell’annata.

  • Gudmundsson FiorentinaGetty Images

    FINALMENTE GLI INFORTUNI SONO ALLE SPALLE

    Non ci sono dubbi sul fatto che quella di Gudmundsson sia stata una stagione condizionata da troppi problemi fisici.

    Problemi che sono iniziati già la scorsa estate e che hanno condizionato tutta la preparazione e che sono poi proseguiti non consentigli non solo di esprimersi al massimo, ma nemmeno di scendere in campo con continuità.

    Prima un infortunio al polpaccio, poi uno al bicipite femorale, poi ancora uno alla caviglia ed infine quella frattura a carico del passaggio sacro-coccige rimediata nei pochi minuti di gioco nella sfida di campionato con il Como che aveva tanto inizialmente assunto il volto della fine anticipata della sua avventura in viola.

    Invece, incredibilmente, proprio nel momento più duro ha trovato la forza per ripartire: un recupero a tempo di record che ha preceduto il ritorno ad ottimi livelli.

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  • IL CAMBIO MODULO

    A favorire oggi Gudmundsson c’è una variabile di non poco conto: il modulo.

    L’islandese per mesi è parso non riuscire a trovare la giusta collocazione nel 4-2-3-1 della Fiorentina, ma con il recente passaggio al 3-5-2 per lui la musica è cambiata.

    Oggi gode di più campo, maggiore libertà d’azione e soprattutto gioca più vicino a quel cacciatore di palloni che è Kean. I due si completano e vanno a formare una coppia splendidamente assortita nella quale a Gudmundsson tocca mettere tanta qualità, mentre l’ex Juve è il centravanti chiamato a difendere la sfera, far salire la squadra e decidere con la sua freddezza in area.

    Un sistema di gioco che somiglia molto a quello con il quale l’islandese si è esaltato nella scorsa stagione al Genoa e non è forse un caso che con questo ‘ritorno al passato’ si sia tornata a vedere la sua versione ‘aggiornata’.

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  • UN ALTRO GOAL E LA STANDING OVATION

    Alla Fiorentina sono mancati tanti, nel corso della stagione, i goal di Gudmundsson.

    Ne ha segnati 5 in 16 partite di campionato, non pochi se si pensa che è stato in campo per appena 779’, pochissimi se si pensa che doveva essere la stella di prima grandezza chiamata a far fare il salto di qualità alla squadra.

    Oggi la sensazione è quella che non gli manchi nulla per recuperare il tempo perduto. Ritrovata la migliore condizione ed una posizione in campo a lui più congeniale (nel cuore del gioco della Fiorentina) le cose non possono che migliorare.

    Nelle ultime due uscite ha trovato il goal nella sconfitta sul campo del Napoli e soprattutto si è ripetuto nel 3-1 al Panathinaikos. Goal importanti anche per il morale, così come importante risulterà certamente anche la standing ovation che il Franchi gli ha riservato quando è stato richiamato in panchina dopo l’ora di gran livello che si è regalato proprio contro gli ellenici.

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  • Gudmundsson FiorentinaGetty Images

    “NON SONO ANCORA AL TOP”

    Quello visto nelle ultime uscite non è ancora il miglior Gudmundsson possibile, ovvero quello che nella scorsa stagione col Genoa si era guadagnato un posto al tavolo dei giocatori più forti del campionato, ma dopo tanta salita, finalmente è iniziata la discesa.

    Lo sa anche l’islandese che ora può guardare all’ultima parte dell’annata con nuove prospettive.

    “Non sono ancora al top - ha spiegato ai microfoni di ‘Sky’ dopo la vittoria col Panathinaikos - ma adesso ci sono vicino. Ho perso buona parte della stagione, ma ci sono ancora diverse partite e spero di poter dare il massimo”.

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