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Gattuso gfxGOAL

Ai playoff senza paura: la crescita degli ultimi mesi e un precedente importante devono dare fiducia all’Italia

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Da un punto di vista puramente tecnico bisognerà aspettare il triplice fischio finale della sfida di domenica sera contro la Norvegia, di fatto però da un punto di vista prettamente pratico la certezza c’è già: l’Italia, per la terza volta consecutiva, sarà costretta a giocarsi la qualificazione ai Mondiali ai playoff.

Contro Haaland e compagni non conterà il risultato, visto che solo una quantomeno improbabile vittoria con nove o più goal di scarto potrebbe regalarci quella qualificazione diretta che ormai sembra essere diventata un qualcosa di troppo grande per un movimento per il nostro movimento.

Euro 2024 ha raccontato di una Nazionale Azzurra lontana dagli standard necessari per competere con le vere big del Vecchio Continente e il percorso di qualificazione ai Campionati del Mondo ha anche mostrato che oggi ci sono realtà, come appunto la Norvegia, che in questo momento hanno un qualcosa di più rispetto a noi.

Una cosa impensabile fino a pochi anni fa ed è anche per questo che i playoff fanno tanta paura. Le delusioni patite negli ultimi spareggi hanno tolto al nostro calcio molta sicurezza, ma l’Italia può ancora staccare il suo pass e a riportare la giusta fiducia devono essere non solo un precedente importante, ma anche la crescita mostrata negli ultimi mesi.

  • QUELLA DEL 2022 UNA FERITA ANCORA APERTA

    L’Italia non prende parte a un Mondiale dal 2014 e in quella occasione la qualificazione rappresentò una mera consolazione. Come quattro anni prima in Sudafrica infatti, la Nazionale si fermò già alla fase a gironi, incapace di uscire indenne da un Gruppo, quello D, incredibilmente vinto dalla Costa Rica, con l’Uruguay secondo e l’Inghilterra quarta.

    Per l’ultima partita dell’Italia in un Campionato del Mondo bisogna dunque tornare al 24 giugno 2014, ovvero a quasi dodici anni fa.

    Dopo di allora il buio, che nella fattispecie si è tradotto in due mancate qualificazioni. Quella più recente rappresenta una ferita ancora aperta e risale al 2022. L’Italia, dopo essere riuscita nell’impresa di trionfare a Euro 2020 (nel 2021), rallentò incredibilmente nella seconda parte del cammino di qualificazione ai Mondiali e, seppur da imbattuta, non riuscì ad andare oltre un secondo posto in un Gruppo C che prevedeva anche la vincitrice Svizzera, l’Irlanda del Nord, la Bulgaria e la Lituania.

    Non propriamente un girone di ferro, ma tanto è bastato per essere spinti sotto le ‘Forche Caudine’ di un playoff comunque non impossibile. L’Italia infatti in semifinale venne sorteggiata contro la Macedonia del Nord e la sfida in programma a Palermo il 24 marzo sembrò più che altro una pura formalità in vista dell’impegno successivo (contro una tra Portogallo e Turchia).

    Gli Azzurri invece riuscirono nell’impresa di perdere 1-0, puniti da un goal di Trajkovski. Si trattò di una sconfitta che non solo fece svanire il sogno di tornare a giocare un Mondiale, quello del Qatar, ma che in parte rovinò quanto fatto nei mesi precedenti.

    Il trionfo agli Europei assunse i contorni di un qualcosa di quasi casuale, mandando in frantumi la speranza di un calcio italiano tornato finalmente grande. Mancini non si dimise dopo quell’incredibile fallimento, lo farà solo un anno dopo, nell’agosto del 2023, quando per lui si spalancheranno le porte della ricchissima Arabia Saudita.

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  • Giampiero Ventura ItalyGetty Images

    NEL 2018 LO SHOCK PIÙ GRANDE

    Se la mancata partecipazione a Qatar 2022 rappresenta la ferita ancora aperta, quella a Russia 2018 ha provocato certamente il dolore più grande.

    Giampiero Ventura è stato fin da subito individuato come il vero colpevole di quello che allora venne definito il più grande fallimento della storia del calcio italiano, ma va detto che la sua Nazionale fece un cammino di qualificazione dignitoso.

    A differenza di quattro anni dopo, quando sarà la Svizzera ad avere la meglio sui campioni d’Europa in carica nel girone, l’Italia nel percorso che conduceva a Russia 2018 si arrese solo ad una Spagna oggettivamente più forte.

    La Roja vinse il Gruppo G con 9 vittorie e un pareggio in dieci partite, ma è soprattutto un altro il dato che meglio racconta del suo strapotere: quello di una differenza reti che parlò di un incredibile +33.

    In un raggruppamento che comprendeva anche Albania, Israele, Macedonia e Liechtenstein, gli Azzurri riuscirono a fare 23 punti, staccando di dieci lunghezze la terza classificata (l’Albania appunto).

    Nei successivi playoff l’Italia, dopo aver perso a Solna per 1-0 contro la Svezia, a San Siro non riuscì ad andare oltre uno scialbo 0-0.

    Si trattò del più grande degli shock vissuti dal calcio nostrano nella sua storia: l’Italia infatti saltò il suo primo Mondiale dal 1958 e fino ad allora nessuno aveva mai realmente pensato che la cosa potesse accadere.

    Ventura decise di non dimettersi, ma venne esonerato pochi giorni dopo. Per mesi si parlò poi di profondi cambiamenti nel nostro sistema calcio che però di fatto non sono mai arrivati.

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  • NEL 1997 È ANDATA BENE

    C’è in realtà un altro precedente del quale, in un periodo di ‘pessimismo cosmico’, non si fa mai accenno: gli spareggi del 1997.

    Sì, l’Italia dopo il flop a Euro 1996 rischiò di non prendere parte ai Mondiali di Francia ’98. Un cammino di qualificazione complicato quello degli Azzurri, iniziato con Arrigo Sacchi (che non seppe resistere alle lusinghe del Milan dopo aver guidato la Nazionale nei successi contro Moldavia e Georgia) e finito con Cesare Maldini in panchina.

    La Nazionale Azzurra riuscì nell’impresa di essere l’unica squadra a chiudere il Gruppo 2 da imbattuta, ma la cosa non le impedì di essere beffata al fotofinish da un’Inghilterra capace di superarla di un solo punto.

    L’Italia, che nel corso di quel cammino espugnò Wembley grazie a una rete di Zola, pagò i troppi pareggi: tre (sanguinosi quelli esterni contro Georgia e Polonia) in otto partite, accompagnati da cinque vittorie.

    Quel secondo posto si tradusse in uno spareggio contro la temibile Russia. L’andata si giocò il 29 ottobre 1997 in una Mosca innevata e su un campo al limite dell’impraticabilità (sarà la partita che segnò l’esordio in Nazionale maggiore di un giovanissimo Gigi Buffon) e si chiuse con un pareggio per 1-1 che valse platino (goal di Vieri e autorete di Cannavaro), mentre il successivo 15 novembre in una Napoli certamente meno rigida, fu una rete di Casiraghi a regalare la vittoria e il pass per il Mondiale.

    Un lampo di luce dunque nell’ambito di un rapporto, quello con gli spareggi, che per l’Italia si è fatto a dir poco complicato.

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  • Gennaro GattusoGetty Images

    ORA SERVE FIDUCIA

    L’Italia non può permettersi di non partecipare per la terza volta consecutiva a un Mondiale, ma ovviamente non sarà il suo blasone a regalarle quel pass tanto agognato.

    Difficile al momento dire quali saranno gli ostacoli che gli Azzurri dovranno superare nei playoff visto che il quadro andrà definito solo dai risultati delle prossime partite, quello che è certo è che, al di là di come andrà la partita con la Norvegia, l’Italia degli ultimi mesi è sembrata comunque in crescita.

    La partita con la Moldavia ha rappresentato un discorso a sé, visto che Gattuso ha deciso di ruotare moltissimi uomini, ma i numeri parlano comunque di un commissario tecnico che fin qui ha sempre vinto, diventando solo il terzo dell’intera storia della nostra Nazionale, dopo Edmondo Fabbri e Azeglio Vicini, a portare a casa cinque successi nelle sue prime cinque partite alla guida degli Azzurri.

    Se si considera anche l’ultima di Spalletti (giocata in un clima surreale), l’Italia per la prima volta ha vinto sei gare di fila nelle qualificazioni a un Campionato del Mondo e questo vuol dire che comunque c’è un gruppo di giocatori che, dopo la disfatta di Oslo, ha sbagliato poco o nulla.

    Certo non si tratta di numeri che da soli sono valsi la qualificazione e gli avversari incontrati dal 9 giugno in poi non sono stati propriamente irresistibili, ma comunque questa è una Nazionale che, dal punto di vista anche solo della qualità, sembra fornire più garanzie rispetto a quella del 2022.

    Quella era infatti una squadra che, dopo aver dato tutto agli Europei, era arrivata a fine ciclo (forse a Mancini mancò il coraggio di rinnovare il gruppo), questa è più giovane, ha tante soluzioni (certo bisognerà vedere chi sarà in forma e chi no tra qualche mese) e comunque con Gattuso ha viaggiato a una media di tre goal segnati a partita.

    I tempi nei quali si sognava in grande sembrano oggi più lontani che mai, ma sarà anche giusto approcciarsi ai playoff di marzo senza quella paura che rischia solo di fare danni.

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