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Zoumana CamaraGetty/Goal

Zoumana Camara: da mancato Cannavaro interista ai 28 trofei col PSG

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Massimo Moratti ci ha provato in tutti i modi. Ha puntato sui giovani. Ha scelto gli italiani. Ha scelto esperti Over. Ha soprattutto seguito il suo cuore, dando spesso carta bianca ai direttori sportivi che spesso, tra fine anni '90 e inizio 2000, hanno scovato tanti di quei bidoni fuori dai confini italici che già citarne un paio porterebbe il mal di testa - Brechet, Sorondo, Gamarra, ok, meglio di no. Spesso non ha avuto fortuna, ritrovandosi a libro paga campioni del passato, lontani anni luce da tale definizione in maglia Inter, o non è riuscito a godersi top futuri, vista una classifica e una delusione cocente priva di trofei che non ammetteva seconde possibilità. La stagione 1998/1999 è uno dei simboli della sua era. Un calciomercato che porta Pirlo, Baggio, ma anche Silvestre, Ferrari, Ventola, Dabo e Frey, non può certo dirsi insoddisfacente, sulla carta. Perché invece lo fu, vedi i quattro allenatori cambiati e l'ottavo posto in classifica. Ci sarebbe voluto del tempo, non disponibile, per amalgamare e far crescere. Basti pensare a Zoumana Camara, marchiato a fuoco sulla pelle dei fans meneghini con il simbolo del flop. Che a Parigi ha vinto tutto. E di più. E più volte.

Insieme al Divin Codino, al giovane Pirlo e a giocatori che hanno segnato gli anni successivi, l'Inter sceglie anche Camara. Lo porta a Milano dalla Ligue 1, dal Saint-Etienne e da un passato da adolescente cresciuto nelle Banlieue parigine. Zoumana, nell'estate del 1998, è una delle carte di un preciso deck collezionabile che la società interista sta mettendo insieme. Trattasi dell'espansione Under 21, con la categoria più comune composta dai giocatori francesi. Nella stessa estate, infatti, i giovani transalpini che scoprono il Duomo per la prima volta rispondono ai nomi di Frey, Silvestre e Dabo. In più anche Pirlo, Ventola e Zanetti - Cristiano - non hanno neanche 22 anni: una serie di giocatori che va dai 18 al 21. Assembramento di terribili adolescenti, appena maggiorenni, su cui l'Inter punta. Alcuni faranno la storia del calcio, altri 'solamente' una carriera rispettabile.

INTER INNAMORATA: "COME CANNAVARO"

Una linea verde completata da Zoumana, difensore centrale di 182 cm per circa 77 kg. A differenza di tutti i colleghi in arrivo da Serie A e Ligue 1, il 19enne gioca in seconda serie. L'Inter si è innamorata di lui, nonostante il Saint-Etienne non se la passi bene. Simoni lo ha ammirato al Festival Espoirs di Tolone e ha convinto la dirigenza a proporgli un contratto quinquennale. Su di lui si sono mosse le più svariate squadre, dallo Sheffield al Valencia, fino alla Fiorentina. Il ragazzo è legato al club biancoverde da un contratto di formazione: nel maggio 1998 prende un aereo per Milano, dove incontra gli uomini mercato della Beneamata. Due leggende come Suarez e Mazzola, con cui il giocatore di origine maliano non riesce ad avere un contatto visivo, tanto è imponente la loro storia e quella del club che rappresentano.

Camara è convinto: se l'Inter chiama, non puoi dire di no. Il Saint-Etienne, dopo aver inizialmente ascoltato con attenzione le proposte per il ragazzo, fa però marcia indietro:

"In un primo tempo avevamo pensato di cedere Camara, ma poi lo abbiamo confermato per la prossima stagione. Fino a prova contraria Zoumana é sempre del Saint Etienne, col quale é legato da un contratto di formazione ancora per tre anni".

Luisito Suarez si dice cauto dopo il dietrofront del Saint-Etienne, anch'esso con due passi indietro scivolanti in stile moon-walk dopo l'iniziale ottimismo:

"Sì, Camara ci piace, ma non è detto che venga né che venga subito. Prima bisogna parlare col Saint-Etienne. Comunque si tratta di un giovane molto interessante. E' un difensore centrale piuttosto bravo nel gioco aereo e soprattutto dotato di una buona personalità per la sua età".

Un colpo alla prudenza, l'altro all'elogio. Quello che Mazzola porta più in alto, paragonandolo ad un collega di difesa che si sta mettendo in mostra a Parma dopo gli anni di Napoli:

"Mi ricorda Cannavaro: ha la stessa forza esplosiva, ma è più alto".

Come ogni buon calciomercato, anche quello del 1998 è un materiale che si trasforma e diventa solido al momento di passare ai fatti. Il Saint-Etienne non si impunta nel dire no al trasferimento del giocatore, visto il particolare contratto di formazione con cui si è accordato tempo prima. In caso di piedi a terra e nessun passo in avanti, la FIFA avrebbe stabilito l'entità dell'indennizzo per la squadra francese, ma senza dover aspettare avvocati e clausole (come nei casi Dabo e Silvestre), i milioni convincono l'ASSE ad andare oltre.

Camara diventa un giocatore dell'Inter a giugno 1998. Ritrovarsi in Serie A, a Milano, in nerazzurro, pescato dalla seconda serie. Sembra incredibile:

"E' come un sogno, un orgoglio. Sto al centro della difesa, mi piace giocare "forte". So bene che sono giovane e che all'Inter ci sono tanti giocatori: ma io vengo qui per crescere"

IMPARARE, CRESCERE, SALUTARE

A 18 anni, Camara ha le idee chiare. E' consapevole di arrivare in una squadra top, tra le migliori d'Europa e della storia, in quanto blasone e coppe vinte. Sa che non può pretendere di essere titolare, il solo giocare con Ronaldo, il connazionale Djorkaeff e Bergomi, è qualcosa che va le più rosee aspettative di inizio carriera. In nerazzurro si siede in panchina, osserva, cerca di ripetere, chiede consigli, prova a mettere i mattoncini della sua evoluzione in pratica.

Il problema è quello più scontato possibile da immaginare per un ragazzo della sua età. La concorrenza è troppo forte, e la routine la solita. Deve aspettare che i pianeti si allineino per poter scendere in campo, a fronte di molteplici indisponibilità da parte dei compagni. Che si verificano pure, ma mai al momento giusto. Perché l'Inter 1998/1999 è quella che passa da Simoni, che ha scelto Camara, a Lucescu, dunque a Castellini ed Hodgson. Cosa fare se si ha poco tempo per rialzare la squadra? Ci si affida allo status quo. In cui Zoumana è giovane e panchinaro. 

Un giovane panchinaro che farà il suo esordio con la maglia dell'Inter solamente in Coppa Italia, negli ottavi di finale contro il Castel di Sangro. Gioca sia l'andata che ritorno, Simoni gli darà occasioni in futuro, una volta trovata una quadra generale in stagione e all'interno della crescita del ragazzo. L'esonero del tecnico, colui che lo scelse a Tolone, dopo essersene invaghito, chiuderà però in faccia a Camara le porte nerazzurre, per sempre. A gennaio, l'unica cosa che il club, d'accordo con il tecnico Lucescu, può proporgli, è il prestito. Si farà le ossa in Serie A, all'Empoli, poi, eventualmente, arrivederci le faremo sapere, tornerà a Milano. Spoiler: non lo farà.

ESPERIENZA E PSG: LA GLORIA

L'era italiana di Camara durerà pochissimo: ceduto in prestito all'Empoli, giocherà una buona seconda parte di stagione in Serie A con la maglia dei toscani. Undici presenze, buoni interventi, attenzione crescente. L'accordo temporaneo sarà però effettivamente tale, con conseguente ritorno ad Appiano Gentile in estate. Ed immediata cessione, stavolta per un anno, al Bastia. Sarà l'ultima volta che l'Inter potrà controllarlo da lontano, visto e considerando la cessione a titolo definitivo del 2000.

Sarà il Marsiglia a credere in lui, segno di come i due prestiti ad Empoli e Bastia non abbiano certo intaccato le buone sensazioni dei club attorno alla sua figura di difensore tosto e ruvido, affidabile. Anche l'OM sarà però una tappa intermedia, alla pari di Lens e Leeds.

Zoumana Camara PSG LavezziGetty

Lo sarà meno il suo vecchio Saint-Etienne, che sarà entusiasta di rivestirlo di verde nel 2004. Il triennio in Ligue 1, così diverso da quello di Ligue 2 di inizio carriera, aprirà a Camara le porte di un mondo che sulla carta poteva far rima con Inter, ma che nel concreto, vista la giovane età e la crisi nerazzurra non si rivelerà tale. Un pianeta in cui non si lotta per sopravvivere e partecipare, ma per vivere e vincere. Il PSG.

Camara lo farà gradualmente. Analizzerà l'atmosfera del nuovo mondo, di un pianeta che ha un passato, ma che avrà anche un futuro completamente diverso dal suo passato. Quando vi atterra, non ci sono stranezze, esagerazioni, altezze insormontabili, montagne. Pianure, al massimo colline.

E' un PSG che vince con grande continuità una delle due coppe nazionali, Coppa di Francia o Coppa di Lega, nel suo primo quadriennio. Le risorse del corpo celeste sono però così invitanti da far arrivare sullo stesso dei colonizzatori che hanno idee di grandezza enormi. Al-Thani e Al-Khelaifi lo fanno proprio.

Le strade sterrate diventano lastricate d'oro. I palazzi sempre più alti. I nomi, i milioni, gli sponsor, le vittorie a cui Camara, silenzioso, esperto e affidabile, contribuirà man mano sempre più come uomo spogliatoio e non come imprescindibile, visti i Thiago Silva e i David Luiz nel suo stesso ruolo. La sua presenza in squadra sarà fondamentale per far sentire a proprio agio i nuovi arrivati, campioni sì, ma in un contesto nuovo e a cui abituarsi in fretta per rispondere ai pressanti desideri dei tifosi.

Da titolare prima, da seconda linea poi, da uomo spogliatoio in entrambe le due ere al PSG, Camara chiuderà la carriera nel 2010 con dieci titoli in bacheca.

Zoumana Camara PSGGetty

NUOVA VITA PARIGINA

Non è solamente la consueta e noiosa frase fatta sull'uomo spogliatoio che ha contribuito alla vittoria al pari dei titolarissimi nonostante le poche presenze in confronto agli stessi. Camara è realmente qualcuno a cui i giocatori del PSG chiedono consigli, a cui si rivolgono per capire un movimento e il momento giusto per intervenire.

Al-Khelaifi ne è consapevole, entusiasta di sentirsi dire il medesimo fatto da decine di tesserati, di ogni ruolo. Camara rimane così al PSG come vice-allenatore dal 2015 al 2021, sotto Laurent Blanc, Unai Emery e Thomas Tuchel, venendo spostato all'Under 19, ma come manager in capo, dopo l'arrivo di Pochettino.

Le dieci medaglie d'oro nella bacheca personale (alle quali si aggiunge quella della Confederations Cup 1999 con la maglia della Francia, con la quale ha giocato solamente una partita), si accompagnano a tante sorelle dorate considerando quelle ottenute da vice-allenatore: diciotto. Il totale è elementare, facile, poco impegnativo da calcolare: 28.

Mazzola, Suarez, Moratti: ci avevano visto giusto. Il calderone nerazzurro di vent'anni fa lo ha sputato fuori come tanti altri suoi colleghi. La sua carriera delinea una volta in più quel vecchio sistema interista di ottime idee, frenesia inutile e occasioni sprecate. Peccato, capitolo 547548.

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