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Zola Oliseh Italy Nigeria USA 1994Getty Images

Zola e l'amaro compleanno del 1994: l'assurda espulsione in Italia-Nigeria

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Nella classifica marcatori della Serie A 1993/94 Gianfranco Zola si era piazzato al 2° posto assoluto con 18 goal dietro al bomber della Lazio Beppe Signori. Il Ct. della Nazionale azzurra, Arrigo Sacchi, incassata la rinuncia di Roberto Mancini, che si era rifiutato di ricoprire il ruolo di vice-Baggio in azzurro, volle dunque premiare il fantasista di Oliena, reduce da una stagione importante, inserendo il suo nome fra i 22 convocati dell'Italia per i Mondiali di USA '94.

Zola naturalmente, che grazie alle sue reti e alle sue giocate aveva permesso al Parma di Nevio Scala di piazzarsi al 5° posto finale, nelle gerarchie del Ct. di Fusignano partiva dietro ai titolari Roberto Baggio e Beppe Signori. In cuor suo, però, confidava di potersi ritagliare il suo spazio in squadra con il lavoro e la serietà che lo avrebbero sempre contraddistinto, e si presentava ai nastri di partenza del torneo con una condizione fisica invidiabile.

Nelle tre gare del girone, però, Sacchi non lo utilizza. Chiede a Signori un grande lavoro sulla fascia in fase di non possesso e dà spazio a Massaro e Casiraghi. Gli Azzurri, nonostante la sconfitta di misura nella gara d'esordio contro l'Irlanda di Jackie Charlton, riescono a qualificarsi agli ottavi di finale grazie al piazzamento fra le migliori terze. Decisivi il successo sulla Norvegia e il pareggio contro il Messico per 1-1.

Si arriva dunque alla fase ad eliminazione diretta, in cui gli azzurri, terzi nel Girone E, sono abbinati alla prima in classifica nel Gruppo D, la Nigeria. Gli africani avevano dimostrato contro Bulgaria, Argentina e Grecia di essere una squadra fisica e tecnica, in grado di mettere in difficoltà qualunque avversario, anche il più quotato.

L'Italia di Sacchi non farà eccezione. A far storcere il naso agli Azzurri alla vigilia del confronto è però la designazione arbitrale. A dirigere il match è infatti designato il fischietto messicano Arturo Brizio Carter, il cui nome evoca brutti ricordi. Il 2 gennaio 1992 aveva arbitrato la sfida amichevole di Città del Messico fra il Messico Olimpico e la Lega Nazionale Serie B Under 21 di Sergio Brighenti.

Ma lungi dall'avere un clima amichevole, la gara fu molto dura e scorretta, e il comportamento dei messicani scatenò una rissa in campo. Brizio Carter, anziché sanzionare i giocatori del Tricolor, nella rissa che si scatenò estrasse due cartellini rossi all'indirizzo degli azzurri Taccola e Di Cintio. Sotto di due uomini, la Lega Nazionale Serie B Under 21 finì per perdere 2-1 quella partita, ma i giocatori non scordarono l'arbitraggio molto discutibile.

Maurizio Ganz, futuro attaccante di Inter e Milan, che era fra gli uomini in campo, usò parole al veleno verso il direttore di gara.

"​Fischiava a senso unico e mi disse, tra le altre cose, bastardo italiano".

Anche le dichiarazioni prima di Italia-Nigeria, del resto, furono tutt'altro che rassicuranti.

"Non sopporto attacchi alla mia personalità - affermò, mettendo le mani avanti - e non tollero le proteste in campo. In questi anni ho imparato molto, e lo devo soprattutto a Casarin. Sono abituato a tutto. In Messico, d'altronde, è proprio come in Italia: ci sono accorge degli arbitri soltanto quando fanno casino".

E quando gli viene ricordato il precedente reagisce stizzito, negando che ci fosse premeditazione nei confronti dei calciatori italiani e di aver insultato qualcuno. Fino a quel momento il fischietto messicano aveva diretto la partita inaugurale dei Mondiali fra Germania e Bolivia e Brasile-Camerun. Se quest'ultima gara era trascorsa senza particolari episodi, non così la gara fra i tedeschi e La Verde. Fece infatti molto discutere, sul punteggio di 1-0 per i Campioni del Mondo, l'espulsione di Etcheverry. Entrato in campo nel corso del secondo tempo, infatti, 'El Diablo' reagì a un'entrata dura di Matthäus e venne mandato anzitempo negli spogliatoi dall'implacabile Brizio Carter.

Con un pizzico di perplessità si arriva al giorno della partita. È martedì 5 luglio, si gioca al Foxboro Stadium di Boston alle ore 13.00 locali, le 18 italiane, sotto un caldo opprimente e un'umidità elevatissima, attorno al 90%. Sacchi schiera in attacco Baggio e Massaro, con Signori esterno di fascia a centrocampo nel 4-4-2. Zola parte ancora una volta dalla panchina. 

Nei primi minuti la partita è molto equilibrata e non succede molto, ma prima della mezz'ora le Super Aquile passano a condurre sugli sviluppi di un corner. Battuta dalla destra di Finidi, la palla carambola sui piedi di Maldini, che non riesce a controllare, e giunge ad Amunike. Quest'ultimo gira a rete di prima intenzione e batte Marchegiani, che giocava titolare per i due turni di stop inflitti a Pagliuca dopo l'espulsione contro la Norvegia. Da quel momento in avanti è l'Italia a prendere il pallino del gioco e a cercare il pareggio, pur senza molta lucidità.

Baggio è spinto in area al 33' da Nwanu in modo piuttosto evidente, ma per Brizio Carter si può proseguire. L'occasione più ghiotta per gli Azzurri di Sacchi capita a inizio ripresa: Signori duetta con Albertini e serve al centro per Dino Baggio, il cui destro al volo colpisce il palo esterno. La partita sembra stregata e proprio allora il Ct. guarda la panchina e decide di dare una possibilità al talento sardo, che al 63' subentra a Signori.

Il baricentro si sposta decisamente in avanti, con Baggio e Zola in campo contemporaneamente assieme a Massaro. A Zola, che quel giorno compiva 28 anni, Sacchi chiede il maggior sacrificio, visto che è fresco, ma il fantasista del Parma sembra aver voglia di spaccare il Mondo fin dai primi palloni giocati. Al 75', però, la sua partita finisce anzitempo, per una decisione assurda del direttore di gara.

Il nuovo entrato, su intervento di Eguavoen, cade nell'area della Nigeria. Quando Brizio Carter fa cenno di proseguire, si rialza prontamente e ruba palla al suo avversario, che a quel punto si butta a terra. In quel momento accade l'incredibile. Brizio Carter, distante dall'azione, fischia un fallo inesistente dell'azzurro. Ma non contento, estrae il cartellino rosso all'indirizzo dell'impietrito numero 21. Zola, resosi conto del torto subìto, si dispera.

"Quando l’arbitro ha fischiato, ho pensato: 'Guarda questo che fa, fischia una punizione che non esiste'. - racconterà il giorno dopo ai cronisti al campo della Pingry School -  Quando ha messo la mano nel taschino, ho avuto paura: 'E ora che combina? Mi ammonisce? È incredibile'. Quando poi ho visto il cartellino rosso non ci volevo credere. 'Espulso? lo? E perché? No, no, non è vero, fermatelo, fermatelo. E ho pianto".

Si accascia in ginocchio sul terreno di gioco, si porta le mani alla testa. Non sa che fare, vorrebbe che l'arbitro ci ripensasse, ma è tutto inutile. Il fischietto messicano aveva ingiustamente punito un giocatore che aveva fatto della correttezza e della cultura del lavoro il suo marchio di fabbrica, tanto che qualche anno più tardi sarebbe stato insignito dalla Regina Elisabetta della carica di Baronetto per essere un modello di comportamento per i più giovani.

Anche in quei Mondiali Zola era stato fino a quel momento esemplare: mai una parola fuori posto, si era sempre allenato bene, aspettando che arrivasse il suo momento. Tanto che Gigi Riva, presente negli Stati Uniti in qualità di Team Manager della Nazionale, lo aveva indicato come possibile sorpresa della fase a eliminazione diretta. Ci credeva il giocatore del Parma, e ci credevano i tanti tifosi sardi collegati alla tv quel giorno, per fare il tifo per la Nazionale azzurra e per il loro beniamino. Proprio ora che l'occasione per dimostrare il suo valore era arrivata, i suoi Mondiali rischiavano di essere conclusi in anticipo.

"La rabbia che ti resta dentro è incredibile. Non avevo mai provato niente di simile. Lasciavo la Nazionale in dieci nel momento più difficile del nostro Mondiale. Ho pensato anche a me, ma solo per un momento, pensavo soprattutto ai miei compagni che volevano farmi coraggio ma non avevano le parole, non avevano la forza. Vedevo i loro occhi iniettati di sangue, io ero l’uomo più fresco, potevo fare qualcosa, potevo aiutarli, e invece mi hanno strappato via".

Ed esattamente come Zola, uscendo dal campo sorretto dal capo-delegazione Raffaele Ranucci e da uno degli uomini dell’ufficio stampa, Stefano Balducci, in preda ad una crisi di nervi, si era scagliato contro i malcapitati cartelloni pubblicitari, prendendoli a calci, allo stesso modo tutti i sardi che vedevano la partita in tv in quel momento, mentre andava in onda il replay del fallo inesistente del giocatore di Oliena, sfogarono la loro amarezza tirando un calcio a una sedia o picchiando i pugni sul tavolo.

Ingiustizia era fatta. L'Italia si ritrovava sotto di un goal e in 10 uomini. Tutto era a un passo dal concludersi nel modo peggiore per la Nazionale azzurra. Invece proprio quel torto subito da Zola ha il potere di destare dal torpore i ragazzi di Sacchi, che improvvisamente ritrovano energie insperate e cingono d'assedio la porta difesa da Rufai. Maldini rischia grosso per un fallo da ultimo uomo su Yekini, in una delle rare controffensive delle Super Aquile, ma all'88' arriva il sospirato pareggio. Mussi sfonda sulla destra e serve a centro area Roberto Baggio, che con un destro chirurgico batte il portiere nigeriano. 

I tempi regolamentari finiscono 1-1 e si va ai supplementari. Nell'extra time dopo un bel salvataggio di Marchegiani ancora su Yekini, l'Italia mette la freccia al 102', quando Benarrivo viene steso in area da Eguavoen. È rigore, che il solito Baggio trasforma con freddezza, portando gli Azzurri ai quarti di finale dopo un finale rovente per i crampi che colpiscono diversi giocatori italiani.

Al fischio finale festa per tutti, ma non per Zola, che nemmeno sa del risultato, visto che è rimasto a piangere negli spogliatoi. 

"Tornai negli spogliatoi piangendo, non guardai il resto della partita... Restai chiuso li dentro per tutto il match. Quando i miei compagni rientrarono scoprii che avevamo vinto, ma io non potevo gioire, non riuscivo. Sono rimasto allibito per l'espulsione. È stato il peggior compleanno della mia vita".

A quel punto la speranza è che i giudici della FIFA pongano in qualche modo rimedio a quell'ingiustizia. Invece al danno si aggiunge la beffa: a Zola vengono comminate 2 turni di squalifica nonostante le immagini dimostrino che l'attaccante azzurro non abbia fatto nulla, mentre l'arbitro messicano Brizio Carter è rispedito a casa.

"Non mi interessa - commentò Zola appresa la notizia - nessuno potrà mai più restituirmi il mio Mondiale".

Il numero 21 salta i quarti contro Spagna e le semifinali con la Bulgaria, esultando non poco dopo la vittoria sulle Furie Rosse che avrebbe potuto dargli un'ultima possibilità di riscatto in una finale. Torna così a disposizione per la finalissima di Pasadena contro il Brasile. In quella gara però farà da semplice spettatore, nonostante i tifosi invochino a più riprese il suo ingresso in campo assieme a quello di Signori. Tutto sarà deciso ai rigori, con gli errori di Baresi, Massaro e Roberto Baggio che consegneranno la quarta Coppa del Mondo della sua storia alla Seleçao.

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