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Youri Djorkaeff InterGetty Images

Youri Djorkaeff, il mito francese diventato simbolo degli anni '90 interisti

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Quando si parla di grandi giocatori nella storia dell'Inter non si può certo andare a scovare solamente chi è riuscito a conquistare la Champions League con i nerazzurri. Vicino allo Scudetto, vincitore della Coppa UEFA, idolo di Moratti e della tifoseria. Una leggenda del calcio, Youri Djorkaeff.

Guarda l'episodio di 'Bomber' dedicato a Djorkaeff su Inter TV

Arrivato nel 1996 all'Inter, Djorkaeff ha raggiunto l'apice della sua carriera proprio durante il periodo nerazzurro. Il 1998 è l'anno sportivo migliore della sua vita, vista la conquista della UEFA contro la Lazio in primavera e la Coppa del Mondo alzata al cielo francese in estate. Nel giro di un mese, la gloria eterna.

Ok i trofei, ma il nome di Djorkaeff non è legato alle medaglie d'oro, ma bensì ad un numero da cartolina impresso nella mente di tutti i tifosi dell'Inter riusciti a vederlo dal vivo nel 1996/1997 o per lo meno in tv. Le nuove generazioni invece possono ammirare con sommo gaudio quella rovesciata su Youtube, domandadosi se sarebbe potuto essere titolare nei nerazzurri di questi anni. Senza dubbio.

Elegante rifinitore, Il Serpente era il tipo di giocatore che prolifera adesso nel calcio moderno. Ovvero quello capace di giocare sia come centrocampista sia come attaccante all'occorrenza. Ergo poteva finire in doppia cifra, come capitato nella prima stagione in maglia Inter, oppure fornire assist con regolarità.

Youri Djorkaeff Inter

Il 5 gennaio 1997 va in scena il suo colpo da maestro, per il quale viene ricordato maggiormente. L'Inter affronta la Roma, finirà 3-1. Nessuno si ricorda del risultato, ma di quel gesto clamoroso sì: respinta del portiere, campanile, Djorkaff guarda la palla e rimane sospeso in aria per un tempo infinito.

Destro in rovesciata, anche se in realtà si tratta di una rivisitazione della stessa e San Siro in visibilio per quel quadro che verrà stampato nell'abbonamento dell'anno successivo:

"In verità il presidente avrebbe voluto farne una statua da mettere fuori San Siro, ma lo stadio non è di proprietà dell’Inter e non si poteva. Cosa potevo dirgli? Mi venne solo: ‘Pres, sono onorato’"-

Djorkaeff sarà lieto di essere ricordato per sempre per quella rovesciata, che non ha però mai considerata come di sua esclusiva creazione:

"Sapevo già che quel gol in realtà non era mio, ma di tutti gli interisti. Per questo ho sempre detto che è un po’ il simbolo dell’Inter: istinto e coraggio".

Assaporava la preda, Il Serpente, membro di quella generazione d'oro francese capace di vincere anche l'Europeo, un anno dopo l'addio di Djorkaeff all'Inter. Roberto Baggio aveva aumentato sensibilment la concorrenza, impossibile da sostenere per alcuni, tra cui lo stesso francese, del resto oramai 31enne e via dall'Italia per l'esperienza in Bundesliga.

Djorkaeff ha chiuso la sua esperienza con la maglia dell'Inter mettendo insieme trentanove reti, di cui trenta in Serie A. Ha giocato in quattro competizioni, segnato e aiutato i compagni a farlo, sdoppiandosi tra killer d'area e ballerino ai limiti della stessa, disegnandosi come uomo ovunque d'attacco.

Classe 1968, da Lione con furore, Djorkaeff è simbolo dell'Inter anni '90 non solo per la Coppa UEFA e la rovesciata, ma anche per aver fatto di quella formazione prettamente interista. Tradotto, legata ai colori nerazzurri e senza nessun intervento dall'esterno come ex Juventus o Milan.

Un gruppo stretto, quello in cui era finito Djorkaeff, per provare a ritrovare lo Scudetto mancante, andandoci vicino insieme a Ronaldo, a Zamorano e Zanetti. Senza entrare nel discorso di completezza e tattica, un giocatore di un'altra epoca per tanti motivi: questa volta è proprio il caso di dirlo.

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