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Axel Witsel, BelgiëProshots

Witsel, il promesso sposo della Juventus: un giorno in sede senza firmare

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Anche la Vecchia Signora ha il suo promesso sposo. Un giocatore vicino, vicinissimo al trasferimento in bianconero più di una volta ma che alla fine, per un motivo o per l'altro, non ha vestito la maglia della Juventus. "Questo matrimonio non s'ha da fare", insomma. E probabilmente non si farà mai.

Axel Witsel, capello ribelle e occhi di ghiaccio, oggi gioca nell'Atletico Madrid e ha ormai 34 anni, difficile quindi immaginare che un giorno possa convolare a nozze con Madama che pure lo ha corteggiato per lungo tempo, a più riprese. E un'estate di qualche anno fa è stata davvero a un passo.

Nato a Liegi il 12 gennaio 1989, suo padre Thierry, originario della Martinica, è un ex calciatore e oggi fa il politico. Dotato di una discreta tecnica di base, ma soprattutto capace di giocare indistintamente in più ruoli e grande equilibratore del gioco, Witsel è un vecchio pallino di Max Allegri che lo avrebbe allenato molto volentieri.

Inizia a giocare in Belgio, poi si trasferisce al Benfica dove resta una sola stagione prima che lo Zenit allora allenato da Luciano Spalletti paghi la clausola rescissoria da 40 milioni di euro per portarlo in Russia con cui vince un campionato, una Coppa di Russia e due Supercoppe diventando un leader della squadra. Il primo approccio tra Witsel e la Juventus avviene nel 2015, i bianconeri ci provano ma lo Zenit spara alto. Troppo per Marotta che alla fine preferisce puntare sulla coppia Lemina-Hernanes.

Un anno dopo sembra la volta buona, anche perché la Juve nel frattempo ha ceduto un certo Paul Pogba al Manchester United per 105 milioni di euro. I soldi in cassa, insomma, ci sono ma Marotta non vuole fare follie.

Lo Zenit, nonostante il contratto del belga sia in scadenza, dal canto suo non fa comunque sconti e così inizia una lunghissima telenovela di calciomercato che sembra sbloccarsi proprio a fine agosto. Witsel atterra a Torino il 30 sera direttamente dal ritiro della sua Nazionale, dorme in un hotel del centro e l'indomani mattina svolge le visite mediche di rito.

Alle 10 è già nella vecchia sede bianconera di corso Galileo Ferraris, pranza lontano da occhi indiscreti insieme alla dirigenza della Juve. Quindi il rientro in sede, la pizza consumata frugalmente insieme a Marotta e la lunga attesa fino a tarda sera per il definitivo via libera dalla Russia che non arriverà mai.

"Avevo il contratto in scadenza e volevo trasferirmi a Torino. Avevo già superato le visite mediche e in realtà dovevo solo firmare il contratto. Aspettai tutto il giorno nella sede juventina e, a un certo punto, lo Zenit mi disse di rientrare in Russia. Il direttore (Marotta) era deluso, come lo eravamo tutti: eravamo pronti a lavorare insieme, invece… Per il futuro vedremo un po’ quel che succederà. Avevo scelto la maglia bianconera col 28. E’ il numero che ho sempre avuto in carriera, anche perché mio padre è nato il 28 maggio".

Il tutto nonostante lo Zenit avesse accettato l'ultima offerta da 18 milioni più due di bonus. Il club russo infatti non trova il suo sostituto e decide di bloccarne la cessione almeno fino a gennaio, anche se il direttore generale Mitrofanov farà ricadere gran parte della colpa sullo stesso Witsel.

"Prima non voleva partire, poi sì, poi no e poi due giorni prima che chiudesse il mercato sì di nuovo. Stavamo cercando un sostituto ma non abbiamo fatto in tempo".

Poco male comunque perché il trasferimento a Torino, come afferma Marotta, sembra solo rimandato: "Witsel ha espresso la volontà di giocare con noi. E’ un obiettivo solo rimandato. Ci interessa e ci torneremo".

Sei mesi, massimo un anno e il belga sposerà la Signora. O almeno questa è la promessa tra le parti prima che Witsel prenda il volo per San Pietroburgo con una valigia carica di speranze e un tweet che fa trapelare tutta la sua delusione per un trasferimento comunque rimandato: "Più lunga è l'attesa, più grande è la ricompensa. La vita va avanti". E riserva sempre nuove sorprese.

A gennaio, come promesso, Marotta torna alla carica per la terza volta ma l'offerta per lo Zenit è decisamente più bassa: 6 milioni, prendere o lasciare. La Juve pensa d'altronde di avere ormai tra le mani il belga, destinato ad arrivare subito o al più tardi a giugno. Peccato che nella trattativa si inserisca improvvisamente qualcun altro.

Prima ci prova Villas Boas, allora tecnico dello Shanghai SIPG, pronto a ricoprire d'oro il giocatore pur di convincerlo a trasferirsi in Cina.

Poi è il turno di una vecchia conoscenza della Juventus, ovvero Fabio Cannavaro, che da allenatore del Tianjin piomba su Witsel e lo strappa alla Signora: 18 milioni a stagione per quattro anni e mezzo al belga, 20 milioni allo Zenit e affare fatto. Marotta a quel punto deve ingoiare il rospo, mentre Witsel ammette come dietro il 'tradimento' ci sia una mera questione economica.

"E’ stata una scelta molto difficile perché da una parte c’era una grandissima squadra e un top club come la Juventus, ma dall’altra c’era un’offerta irrinunciabile per il futuro della mia famiglia. I dirigenti bianconeri si sono sempre comportati da signori con me e non posso che essere grato a loro. Sarò tifoso della Juventus e mi auguro che la Juve possa trionfare in Champions. E poi chissà, magari in futuro succederà che finalmente le nostre strade si incontreranno".

In realtà l'avventura in Cina durerà poco proprio per ragioni familiari. Una delle figlie di Witsel ha bisogno di cure particolari che spingono il belga a rientrare in Europa, come spiegato dal giocatore a DAZN Germania.

"Mia figlia aveva una dolorosissima malattia all’intestino. Negli ospedali internazionali presenti in città non avevano gli apparecchi per curarla. Dovevo quindi decidere se portarla in un ospedale cinese oppure se andare fino a Pechino che però era a due ore di macchina. La situazione era delicata: avevamo poco tempo a disposizione perché la malattia poteva diventare pericolosa. Siamo quindi andati in uno degli ospedali cinesi, ma la situazione era surreale: abbiamo preso un numeretto all’entrata e abbiamo aspettato, come se fossimo in fila al supermercato. Abbiamo aspettato circa tre ore. Dopo quell’esperienza ho detto a mia moglie che finiti i Mondiali del 2018 saremmo tornati in Europa. I soldi sono importanti, ma non danno la felicità”.

Witsel così rinuncia al ricchissimo ingaggio in Cina e firma per il Borussia Dortmund, dove resta quattro stagioni vincendo una Coppa e una Supercoppa di Germania.

 "Avevo diverse offerte, potevo andare a Parigi o a Manchester, ma avrei dovuto aspettare. Per il Dortmund invece ero la prima scelta. Col senno del poi ho fatto bene a venire qui”. 

Il belga, comunque, non si è mai pentito del trasferimento in Cina nel pieno della sua carriera. Svelando anzi a 'Le Vif' come anche durante quel periodo alcuni top club europei lo abbiano seguito con grande attenzione, cercando di ingaggiarlo.

"Tutti pensano che sarei stato dimenticato. Ma non è così perché ad esempio Carlo Ancelotti ha chiamato Fabio Cannavaro per chiedergli se poteva contattarmi. Mi voleva al Bayern, esempio concreto che se sei bravo ti cercano. E il Bayern è il Bayern non la Juventus, il Bayern è di una categoria ancora superiore".

La scorsa estate, nuovamente svincolato, il belga viene accostato ancora alla Juventus ma stavolta i bianconeri non affondano il colpo mentre a scommettere su di lui è l'Atletico Madrid del Cholo Simeone. Il matrimonio con la Vecchia Signora non s'ha da fare. Né ora, né mai.

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