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WAY 45 e "Son is Son", musica e abbigliamento: l'altro Rafael Leao

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In uno dei frame del video ufficiale di “Longe” si nota un primo piano sul brand della tuta indossata da uno dei cantanti: “Son of Ghetto”. Il significato è più profondo, scevro da quella che può sembrare, a un occhio facile, una sponsorizzazione. Si tratta della prima vera testimonianza e della prova tangibile della realizzazione pratica di una delle tante idee di Rafael Alexandre da Coinceiçao: Rafael Leao, per tutti.

“Non dovremmo mai dimenticare da dove veniamo”.

Il nome accreditato per la canzone con la BGang (“Longe”, appunto) è quello di WAY: oggi è WAY 45, poco meno di 9mila ascoltatori mensili su Spotify e un album uscito a fine gennaio 2021, “Beginning”. Il suo inizio: 7 tracce in portoghese e in inglese, più Rap che Trap.

“Mi piace rappare: quando finirò la mia carriera da calciatore potrei fare quello nella vita”, ha spiegato in passato a Rolling Stones.

C’è più di un nesso, fortissimo, che lega l’MVP dell’ultima edizione della Serie A al mondo Hip Hop: il primo sta nelle radici del sistema, che rimandano facilmente al Leao calciatore. Per approfondire la questione, diamo un po’ di contesto storico: che ci crediate o no, tutto ciò che adesso è riconducibile anche lontanamente all’Hip Hop (quindi Rap, Trap e simili) non parte dall’idea voluta di creare un nuovo movimento musicale, quanto dal Funk e dal Soul espressi magistralmente da un’icona come James Brown. Il resto lo fa un certo Clive Campbell, un giovane ragazzo giamaicano di Kingston che si trasferisce nel Bronx e che, presto, prenderà il nome d’arte di “Hercules”, o “Kool Herc”. E già qui c’è del simbolismo profondo, se si pensa alle origini dell’attaccante del Milan, cresciuto nel ghetto giamaicano di Lisbona.

Al numero 1520 di Sedgwick Avenue, tra degrado e violenza, Clive mette su il suo sound system e sfrutta l’assolo di “Give it up or turnit a loose” di James Brown creando il “merry-go-down”. Il “break”: è la frattura nel sistema musicale. È la nascita dell’Hip Hop, proprio dall’album di James Brown chiamato “Ain’t it funky”: “Non è funky”. È di più, come Rafael Leao sulla fascia, in resa calcistica: non un brevilineo. Non un esterno tipico: “atipico” nella costituzione fisica, tale da farti pensare a un certo sbilanciamento di equilibri in corsa. Pura illusione che svanisce di fronte all’eleganza dei movimenti resi iconici dal sorriso e dall’esultanza finale dopo un goal: surf su una tavola immaginaria, tenendo il baricentro e il mondo così com’è. Anche lui “non è funky”, ma come “Kool Herc” sta reinventando qualcosa. Un ruolo.

L’altro nesso con l’Hip Hop è più semplice e rimanda a una delle strategie più efficaci dell’ultimo Milan: l’accordo con Roc Nation, etichetta di Jay-Z, siglato nel 2020. Espressione di una mentalità legata sempre più alla crescita e all’affermazione dell’immagine e del brand rossonero, anche a livello di entertainment. Non è il contesto giusto per approfondire il discorso, né il momento: solo il futuro potrà dire se Rafael Leao sarà riuscito a coronare il sogno di lavorare insieme a lui.

“Per ora è un passatempo. Ammiro tantissimo Jay-Z per tutto quello che p riuscito a ottenere nella sua carriera, e ora che siamo connessi grazie al Milan magari in futuro potrò andare direttamente a bussare alla sua porta e fargli fare un po’ di money in più con le mie canzoni”.

Il salto, comunque, l’attaccante portoghese lo ha compiuto sia calcisticamente che imprenditorialmente. I progressi sul campo sono sotto gli occhi di tutti, culminati con la conquista, da assoluto protagonista, dell’ultimo Scudetto del Milan e partiti da un ritiro in cui è riuscito a stravolgere i preconcetti da “incompiuto” anche agli occhi di Stefano Pioli, che lo ha fatto crescere in termini di costanza e concretezza. Il resto, ovviamente, lo ha fatto il suo talento.

Riferendoci sempre al concetto di “Break”, da cui prende le caratteristiche la “Breaking” (Break Dance), si potrebbe dire che il primo vero punto di rottura del sistema Leao lo abbia messo in pratica negli anni della sua adolescenza, quando con gli amici di sempre ha iniziato a ideare un nuovo streetwear brand, un nuovo modo di vestirsi e di pensare l’abbigliamento.

Presupposto fondamentale che, poi, porterà prima alla nascita di “Sons of Ghetto”, quindi alla realizzazione di “Son is Son”, il brand d’abbigliamento del portoghese (grazie anche alla collaborazione con Gonçalo Silva). Il che restituisce l’immagine di un ragazzo che di veloce non fa correre solo le gambe, quanto le idee.

“Son is son è realizzare i propri sogni, lo sviluppo delle idee in cui credi”, si legge sul sito.

Funk e Soul, in breve, sono anche i presupposti fondamentali per il racconto di storie complesse: anche quella di Rafael Leao lo è, raccontata nei testi delle sue canzoni. L’ultima, in ordine, è “Desafabo 2”, letteralmente “Sfogo”.

È uscita ad aprile, proprio nella parte finale della stagione che lo ha consacrato come uno dei talenti più puri del panorama calcistico europeo e poche settimane prima dalla rete contro la Fiorentina che, di fatto, ha consegnato lo Scudetto alla formazione di Pioli.

Con la 17 sulle spalle ed esultando sotto la sua curva, con le iconiche treccine e un nome diverso da quello che, su Spotify, un giorno potremmo vedere con altri numeri. Per adesso bastano quelli: WAY 45, figlio del ghetto e della parte più intima e salvifica della musica, cresciuta ed evoluta in Rap e Trap nel corso della storia, proprio come lui sulla fascia. “Non è funky”, avrebbe detto di lui James Brown. Avrebbe avuto ragione: Rafael Leao è molto di più.

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