E’ considerato uno dei talenti più importanti dell’intero panorama calcistico mondiale e nell’ultimo anno si è anche consacrato come uno degli attaccanti più forti dell’intera Serie A. Dusan Vlahovic è oggi la punta di diamante di una Fiorentina che è partita benissimo in campionato e che punta a vivere la stagione del riscatto.
Il gioiello serbo, in una lunga intervista rilasciata a DAZN, ha parlato del suo rapporto con Firenze.
“A Firenze si sta da Dio direi. Sono arrivato quando ero molto, molto giovane, quando per la prima volta mi sono allontanato dalla mia famiglia. Questa è la mia seconda casa”.
In estate si è parlato molto della possibilità che lasciasse la Fiorentina, alla fine però ha deciso di non cedere alle tante lusinghe e di restare in viola.
“Io sono sempre sincero. Noi ragazzi venuti dal Balcani facciamo le cose più con il cuore che con il cervello. Sentivo che dovevo restare, è una scelta che ho fatto parlando anche con la mia famiglia e i miei amici. Qui posso crescere ancora e fare un passo in avanti, tanti goal e assist e vincere molte partite. Il resto come viene viene”.
Vlahovic è un giocatore che ha già dimostrato di sapersi prendere le sue responsabilità in campo.
“I rischi possono essere tanti, ma una vita senza un minimo di rischio non vale la pena viverla. Ci sono tanti esempi di giocatori che hanno rischiato. Mi viene in mente Totti con il suo cucchiaio contro l’Olanda. Io ho fatto un cucchiaio in finale di Coppa Italia Primavera contro il Torino. All’andata avevamo vinto 2-0 ed io segnai su rigore e nei giorni successivi leggemmo le interviste dei giocatori del Torino che non parlavano di partita rubata, però di cose così. Ai miei compagni ho detto all’ora che se avessimo avuto un altro rigore avrei fatto il cucchiaio. Singo ha fatto fallo su di me ed ho fatto il cucchiaio. Se sono pazzo? Sì”.
Vlahovic è cresciuto nel Partizan, ma sulle sue tracce c’era anche la Stella Rossa.
“Anche lì ho seguito il mio cuore. Io sono tifoso del Partizan, tutti in famiglia siamo per il Partizan, la Stella Rossa mi voleva, ma quando mi hanno chiamato loro non ci ho pensato nemmeno. Sono stato il piano giovane calciatore a giocare il derby di Belgrado. Ero gasato perché sei mesi prima ero in curva. Quando il mister mi ha indicato e mi ha detto di entrare, mi sono guardato alle spalle per vedere se ci fosse qualcuno dietro di me”.
Quando giocava a livello giovanile in Serbia, Vlahovic esultava come Cristiano Ronaldo.
“Era una cosa nuova e tutti esultavano così. Nello spogliatoio ci dicemmo che il primo che avrebbe segnato, avrebbe poi esultato come Cristiano Ronaldo. Ho segnato io. Il mio idolo? Mio padre è il mio idolo, insieme a mia madre e mia sorella. A livello calcistico mi piace di più Ibrahimovic, anche per il suo carattere e per il fatto che non ha mai mollato. Non mi sento un ‘Ibra’. Ci siamo parlati dopo una partita a Firenze. L’ho aspettato fuori dallo spogliatoio, mi ha dato la sua maglia, l’ha firmata e ci siamo fatti una foto. Mi ha scritto una dedica nella nostra lingua e mi ha detto di non mollare mai. Ora quella maglietta è un quadro”.
Tra i modelli di Vlahovic c’è anche un ex Fiorentina.
“Una mia icona del calcio balcanico? Jovetic. Quando ero piccolo lui giocava nel Partizan e poi è venuto alla Fiorentina. Lui è diventato capitano del Partizan a diciotto anni, andavo allo stadio a vederlo. Avevo una maglia senza numero ed io con uno scontrino ho ritagliato un numero 35 e l’ho attaccato. Non ero molto bravo, ma era il suo numero”.
GettyTra i fattori che l’hanno spinto a scegliere di restare in viola c’è anche Vincenzo Italiano.
“Lui è uno dei motivi per i quali ho deciso di restare a Firenze. Dopo il ritiro mi sono detto ‘Con questo ci si diverte ragazzi’. Ti sta sempre addosso, ti corregge al minimo sbaglio e questo mi piace, perché con uno così puoi solo crescere. Mi dice ‘Mettiti sotto canestro come Shaquille O'Neal’. Vuol dire che devo proteggere il pallone”.
Vlahovic ha parlato del suo carattere.
“Non sono matto in senso cattivo. Non sto mai fermo, urlo, scherzo e rido sempre. Io arrogante? Forse sul campo. Lì non conosco nessuno nessuno, è vita o morte. Bisogna avere tanta autostima, però arrogante non lo sono mai stato”.
Sono in molti a paragonarlo ad Haaland e ad inserirlo nel gruppo dei migliori talenti al mondo.
“Haaland è una macchina da goal, un robot. Mi piace, lui è sicuramente più veloce di me, ma per il resto ce la giochiamo. Chiesa è mostruoso. Avevamo un rapporto bellissimo e gli auguro tutto il meglio. Di me non parlo, mi devo solo allenare senza pensare a tante cose".
In passato anche l’iscrizione alla facoltà di medicina.
“Mi sono iscritto, ma non ho mai pensato che con il calcio sarebbe andata male. E’ stata mia madre che a pensare ad un’alternativa. Io poi sono entrato in prima squadra e mi sono passato ad una scuola privata”.
Vlahovic ha incontrato a Firenze due persone che sono state fondamentali per la sua crescita.
“Devo ringraziare Cesare Prandelli. Nemmeno un padre avrebbe fatto da allenatore ciò che lui ha fatto per me. Devo ringraziare Ribery che considero un fratello maggiore. Ci sono stati periodi nei quali abbiamo parlato per ore ed ore”.


