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Cardacio Milan Viudez UruguayGetty Goal

Viudez e Cardacio, speranza di gloria al Milan: spazzata via

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Non è facile distinguere le definizioni, nel calderone infuocato del calcio. Si fa presto ad esaltare, si fa ancor più velocemente a demolire. Si innalza e si abbassa, si gode e si esulta. E' un pallone difficile, che non ha mezze misure, scale di grigio affossate da bianco e nero. Gli opposti. Nel mare dell'oggettività, però, rimane il fatto che un campione o un fuoriclasse sia decisamente un giocatore da ricordare. Come, dall'altra parte, sia esso una meteora o un flop, la storia narra di meteore e bidoni, acquisti sbagliati, consigli, inganni e interpretazioni errate. Comunque vada, comunque la si metta, né Mathias Cardacio, né Tabaré Viudez, possono finire nella colonna di chi è passato alla storia, nella spunta positiva. Semplicemente, dalla parte sbagliata della Serie A.

2008, Milano. Letizia Moratti sindaco, Inter scudettata, Studentessi di Elio e le Storie Tese nei negozi di dischi, rossoneri ancora sotto Ancelotti, non allo sbando, ma lontani dalla sbornia felice di Atene, utile a dimenticare l'acido di Istanbul, la negatività. Il Milan si è ripreso l'Europa, la gloria, ma tra i Pato, i Kakà e i Shevchenko, il condor sbaglia qualche colpo. Galliani punta, agisce, incassa. Soddisfazioni e lavate di capo. E' del resto la sessione di calciomercato di Ronaldinho, del ritorno di Andriy, dell'acquisto di Zambrotta. Ma anche quella di Senderos, et voilà, di Cardacio e Viudez.

Sudamerica e Milan, amore e odio. Che ancora scorre nelle vene, nei ricordi, nella nave del tempo. Gloria e disonore. L'Uruguay fa rima con Schiaffino, con decenni passati e dimenticati. Eppure Galliani ci crede. Si fa consigliare da un uomo che la Serie A la conosce. Garantisce per loro, essendo il loro agente: fidati Adriano, con i ritmi del campionato italiano faranno benissimo. Daniel Fonseca attira, colpisce, Viudez e Cardacio, boom, entrambi sotto la Madonnina.

Quattro milioni per acquistarli: Cardacio sbarca in rossonero dal Nacional per due e mezzo, Viudez per uno e mezzo, dal Defensor Sporting. Centrocampista uno, attaccante, l'altro. Si conoscono per essersi sfidati nel torneo uruguagio, ma anche nella Nazionale Under 20 del proprio paese. I campioncini spuntano in maniera impressionante all'interno di un paese di appena 3 milioni di abitanti, ma loro, dopo aver sognato di esserlo, dovranno arrendersi alla realtà, alla vita oltre gli occhi chiusi. Non lo saranno.

Cardacio ha 21 anni, Viudez 19. Entrambi hanno una carriera intera davanti e il loro grande errore, forse, è quello di approdare al Milan così giovani. Saranno catapultati in una delle squadre più forti della storia, in mezzo a fuoriclasse da mille e una notte. Inchino a Ronaldinho, stretta di mano timida a Kakà, aneddoti da domandare a Shevchenko, tremore davanti a Maldini.

Passano inosservati perché giovani? No. Perché il Milan sta cercando di puntare nuovamente alla vittoria della Champions, tra i Beckham e i Ronaldinho. Non vuole solo uomini di copertina, ma anche under d'elite pronti a dare una ventata d'aria fresca alle idee di Ancelotti e al calcio europeo. Ma per farlo, serve tempo. Quello che né Cardacio, né Viudez, avranno mai. La squadra ha fuoriclasse titolari, campioni in panchina, e ottimi giocatori costretti alla riserva. Under stranieri appena arrivati? Vade retro, per forza di cose.

Gioca le amichevoli Cardacio, gioca le partite pre-campionato Viudez. Entrambi guardano, osservano, aspettando il loro momento. Dopo l'acquisto a titolo definitivo già si parla di un immediato prestito, ma alla fine i giovani uruguagi rimangono in squadra, alla corte di Ancelotti. Uno, Mathias, esordisce a dicembre in Coppa Italia, l'altro, Tabaré avrà la sua chance a marzo, contro l'Atalanta, in campionato. Nello stesso periodo, ad aprile, Cardacio giocherà la sua seconda gara ufficiale in rossonero, contro il Palermo. Tre sfide totali. Nell'intera storia rossonera.

Sì, perchè, spoiler, l'esperienza di Cardacio e Viudez al Milan durerà poco più di un anno. Dopo l'ingaggio di luglio 2008, ad agosto 2009 saranno già ex giocatori rossoneri:

“L’A.C. Milan comunica di aver risolto consensualmente il rapporto di lavoro con i calciatori Mathias Cardacio e Tabarè Viudez. Nel ringraziarli per quanto hanno dimostrato nel corso della loro esperienza in rossonero, il Milan formula ai due giovani calciatori i migliori auguri per il loro futuro".

Una storia che Cardacio e Viudez potranno raccontare ai proverbiali nipoti e bla bla bla, per vari motivi. Non solo per aver indossato la maglia del Milan, magari omettendo la breve esperienza, o abbellendo il racconto con spiegazioni sul perché della toccata e fuga. La realtà dei fatti non ha una risposta secca e dettagliata. Del resto i giovani vengono ceduti in prestito dopo una stagione senza spazio, non ceduti definitivamente. Non c'erano però i presupposti per continuare, per giocatori extracomunitari in rosa da piazzare via via nel tempo.

Tabare Viudez River PlatePrensa River Plate

Potranno raccontare di aver toccato le mani dei santi Beckham e Shevchenko durante le sostituzioni, di aver respirato l'aria di San Siro, della mitologia di draghi e maghi di Milanello. Erano draghi e maghi anche loro, nei racconti tramandati, da sé stessi e dagli altri. Un passaparola che li ha tramutati uno, Cardacio, in un mix tra Gattuso e Pirlo, futuro post Maestro, e l'altro, Viudez, eco di Fonseca, Francescoli e Schiaffino.

Viudez sarà quello ad avere la parabola più particolare nel corso degli anni. Tornerà a casa al Defensor, poi virerà verso il Messico, provando la vita turca e le bellezze d'Argentina, attirando Oscar Washington Tabarez, suo estimatore da sempre. Selezionatore dell'Uruguay olimpica, l'ex mister del Cagliari lo sceglierà le Olimpiadi londinesi nel 2012. Due gare, altra riga nel curriculum: nuovamente da comparsa, ma guai a sottovalutare la partecipazione di uno sportivo ai cinque cerchi. Nell'eternità.

Cardacio, l'entità Pirlo-Gattuso, giocherà la sua unica gara con la prima squadra dell'Uruguay nel 2008, senza partecipare ad Olimpiadi, Copa America e Mondiali. Come Viudez, oscillerà tra Brasile e Grecia, si sveglierà in Messico, firmerà per il Defensor Sporting. Dove, nel 2020, approda anche Viudez. Undici anni dopo l'emozione condivisa a Milano, condividono i momenti a Montevideo, raccontandosi il passato e ciò che ricordano del capoluogo lombardo, della Serie A, delle panchine in giro per l'Italia.

Il Defensor Sporting non è certo la miglior squadra dell'Uruguay. Sì, ha vinto, ma ha una fama e una bacheca diversa da Nacional e Penarol. Ha però giocatori che possono raccontare come sia il mondo dall'altra parte, il calcio oltre ogni limite, che ha scritto, scrive e scriverà pagine di mito ed epica. Possono sorridere per aver provato l'ebbrezza, ma il rammarico di essere arrivati troppo presto in Italia rimarrà per sempre. Occasione sprecata. Il calcio, è il calcio. La vita è la vita.

Può dirlo forte Cardacio, che nella primavera 2020, prima di firmare con il Defensor, ha rischiato grosso: nel maggio dell'anno domini Covid-19, Mathias ha riportato ustioni di secondo grado alle gambe dopo che il liquido infiammabile di una stufa nell'abitazione del giocatore lo ha colpito all'improvviso, in un incidente domestico durante la quarantena che tutto il mondo ha conosciuto. Lesione ai tessuti degli arti inferiori e per fortuna nessuna ulteriore conseguenza per sé e i suoi famigliari. La delusione per la mancata gloria milanista è secondo piano, davanti al primo, del poter ancora giocare a calcio. E vivere. Anche di ricordi.

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