"Dovremmo monetizzare, questo nostro grande amore". Lo canta Niccolò Contessa de I Cani nell'album "Aurora". Lo fa la Roma con Nicolò Zaniolo, cedendolo al Galatasaray.
La storia tra i due ha tante analogie con il brano sopracitato. Tra "video virali e post svergognati", tra il numero 22 i giallorossi si è consumato un amore forte, viscerale, ma che come tutte le storie pieno di scaramucce, litigi e terzi scomodi corteggiatori.
Ormai è fatta per il passaggio del talento di Massa Carrara da Trigoria a Istanbul. Voleva restare in Italia, non ci è riuscito, e così raggiungerà Icardi, Mertens e Torreira al Galatasaray. Una sorta di colonia della Serie A a Istanbul.
Tra la Roma e Zaniolo finisce dunque un rapporto che era iniziato nello stesso modo: per caso e all'improvviso.

La Roma ne trae 20 milioni di euro più bonus, mettendo a segno una plusvalenza corposa e balsamica per le casse giallorosse, da tempo provate da un'emorragia che non sembra conoscere rimedio efficace.
E pensare che Zaniolo era arrivato come pedina di scambio. Il classico "tot milioni più un giovane del vivaio", preziosa risorsa nella bisaccia di qualsiasi direttore sportivo e ormai formulario sempreverde per i sempre più numerosi "noti esperti di mercato".
L'Inter lo inserisce, insieme a Davide Santon, per oliare gli ingranaggi della trattativa che porta Radja Nainggolan alla Pinetina nell'estate del 2018.
Un colpo passato in sordina e che inizialmente lascia delusi i tifosi della Roma, rimasti improvvisamente orfani di uno degli idoli più amati della seconda metà degli anni duemiladieci.
Ci vuole poco tempo a Trigoria per capire che non è arrivato l'ennesimo giovane tanto di belle speranze quanto di passaggio, ma un calciatore di spessore.
Il primo segnale lo dà Roberto Mancini, che lo convoca in Nazionale senza ancora aver disputato nemmeno un minuto in Serie A.
All'endorsement del ct azzurro segue quello di Eusebio Di Francesco, all'epoca allenatore giallorosso, che firma il primo capitolo della sua carriera nel mondo dei grandi.
L'esordio, da titolare, è da Libro Cuore: il 19 settembre 2018 al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. Manca giusto il lieto fine, perché la Roma perde 3-0. Ma Zaniolo non sfigura e anzi, inizia a mostrare sprazzi di qualità.
Da lì in poi, la crescita costante tipica dell'eroe letterario positivo. Il numero 22 divora le gerarchie, passando da giovane rincalzo a titolare fisso.
La doppietta agli ottavi di finale di Champions con il Porto, la nomination ai Golden Boy, la benedizione di Francesco Totti.
Il ragazzo ha le stimmate del predestinato e manifesta una certa confidenza con la divinità anche tramite il primo goal segnato in Serie A.
Estrema sintesi: strappo di 40 metri, difensore dribblato, portiere messo seduto e lob vincente. Nello stadio che del cucchiaio ha impresso ancora in mente ogni singolo centimetro della traiettoria a pallonetto resa eterna da un ragazzo di Porta Metronia con la 10 sulle spalle.

Non c'è romanzo di formazione senza gli ardori dell'amore, che scoppia fortissimo e impetuoso tra lui e la Roma. Amore puro, vero, forte. A volte anche eccessivo. Sia lui che qualche membro della famiglia fanno parlare di sé tramite i social. I detrattori non aspettano altro.
Ed ecco che dalla tipografia del perbenismo tutto italiano che andrebbe dichiarato patrimonio Unesco esce fresca di stampa l'etichetta del "Bad Boy".
Ma un po' di noir fa bene a qualsiasi opera letteraria, figuriamoci a quello in cui il protagonista è giovane, biondo e bello.
Il suo cammino sembra spianato verso le porte della consacrazione internazionale, ma ecco che arriva la prima vera grande difficoltà dell'eroe tragico. Il nemico si manifesta sotto forma di una data: 9 gennaio 2020.
La Roma gioca contro la Juventus andando sotto di due goal dopo 9 minuti. Ma la notizia più brutta arriva verso la metà del primo tempo. Il ginocchio destro fa crac. Lacrime, paura, sgomento. E adesso?
Le prime frasi di circostanza, "tornerò più forte", i pianti di nascosto. Il grande affetto del pubblico romanista, "ti aspettiamo". La necessità di raccogliere i pezzi e rialzarsi. Tutto già visto, sentito e pianto.
Nicolò ci riesce, sei mesi dopo, tornando in campo per gli sgoccioli della stagione terminata in piena estate causa Covid.
A Brescia un goal e la corsa sotto al settore ospiti a braccia aperte, come a dire: "Sono tornato". Ma l'incubo è dietro l'angolo. Anzi, nella pagina successiva.
A settembre il secondo infortunio grave, stavolta all'altro ginocchio e con la Nazionale.
Fine pena, mai. O meglio. La stagione 2020-2021 Zaniolo la vede da spettatore non pagante. Uno dei pochi che popola le tribune vuote degli stadi d'Italia, desertificate non dall'effetto serra ma delle misure anti-covid.
Poi l'arrivo di José Mourinho, il riaccendersi dell'entusiasmo e una montagna di dubbi da fugare.
Nicolò torna in campo trovando continuità fisica. Il terzo "primo goal" arriva contro il Trabzonspor, nella sfida di ritorno all'Olimpico in Conference League.
Dopo la rete, l'abbraccio dei compagni e le sue lacrime di felicità a percorrere il solco lasciato da quelle di due anni di tristezza.
Il rendimento però non riesce a tornare quello. Trasformato anche nel fisico e nel carattere, Zaniolo finisce spesso a sbattere contro le difese avversarie e a scontrarsi verbalmente con gli arbitri.
Ma è in Conference League che il numero 22 riesce a rendere indimenticabile la sua prima stagione a pieno regime post infortunio.
In Europa Zaniolo trascina la Roma in semifinale stendendo il Bodo/Glimt con una tripletta segnata in un Olimpico gremito. Poi, la gemma che lo inserisce di diritto nella storia della Roma: il goal al Feyenoord nella finale di Tirana, che consegna ai giallorossi un titolo europeo dopo 61 anni, il primo con il marchio ufficiale UEFA.
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"Un sogno che avevo da bambino" dirà a fine partita. Un sogno coltivato e condiviso con tutti i tifosi romanisti presenti nel settore ospiti e quelli rimasti a Roma.
Segue un'estate di celebrazioni, in cui Nicolò sembra intoccabile nel gotha delle leggende giallorosse.
Il mondo del calcio è però cambiato, il consenso è volubile e basta qualche prestazione non all'altezza per rimettere in discussione tutto.
Ma non è solo un discorso di rendimento. L'ombra di un contratto sempre più vicino alla scadenza e la corte sempre serrata di altre squadre, Juventus in primis, iniziano a esercitare sempre più un tipo di fascino.
L'estate calda, caldissima, sull'asse Zaniolo-Torino viene raffreddata dalle richieste elevatissime della Roma per il cartellino. Nulla di fatto, inizia un'altra stagione.
Nelle statistiche cresce partita dopo partita il numero di cartellini accumulati, mentre quello relativo a goal e statistiche fatica a staccarsi dallo zero.
Si logora qualcosa anche nel rapporto con Mourinho, che in pubblico lo difende ma in privato mette a dura prova la tempra del ragazzo facendo valere il suo incredibile carisma da catalizzatore. Fino allo strappo.
Nella crepa si inserisce il Milan, poi il Bournemouth, quindi altri club inglesi. Ma è il Galatasaray ad accontentare tutte le parti in causa, assicurandosi l'ennesimo pezzo da novanta per il calcio turco.
Ora Zaniolo deve dimostrare a tutti, Special One in primis, che i giudizi negativi sul suo conto erano sbagliati.
Che cosa resta nella storia tra Nicolò e la Roma? Un grande amore e niente più.