In tribuna stampa l’accesso era consentito solo ad alcuni giornalisti, distanziati l’uno dall’altro da almeno tre seggiolini. A bordo campo capitan Floccari allungava il gomito ad un dirigente avversario. E se diventasse il nuovo modo di salutarsi? Pensai. Durante il riscaldamento nelle casse dello stadio i Guns’n Roses cantavano “Welcome to the jungle”, una sorta di “Si salvi chi può!”. Nell’attesa del fischio d’inizio lo stress e la mancanza di ossigeno nella mascherina mi fecero venire un mal di testa quasi insopportabile: ci ho messo mesi per abituarmi .
DAZN“Che senso ha aspettare ancora?” Sbraitò il Diesse Faggiano al telefono appena fuori dagli spogliatoi: “Questa partita non andava giocata!” L’Associazione Calciatori minacciò lo sciopero, la Lega applicò quello che fu scritto sul decreto: fischio d’inizio alle 13.45. Altro riscaldamento come se niente fosse e partita slittata di oltre un’ora. L’addetto stampa del Parma iniziò a gridare per richiamare l’attenzione dei giornalisti sugli spalti: “Si gioca! Si gioca!” mentre dal tunnel del Tardini qualcuno chiese all’arbitro Pairetto: “Che messaggio stiamo dando?” .
GoalL’inno della Serie A fu simile ad un canto funebre , quasi a certificare che il calcio si sarebbe fermato per chissà quanto. “Non abboccare!” esclamò un magazziniere dalla panchina del Parma, ognuno doveva avere la sua bottiglietta personale. La rete di Petagna fu un urlo nel silenzio, l’unico episodio che ricordo dei novanta minuti. Aveva voglia di esultare, di abbracciare qualcuno, ma abbassò la testa quando i compagni gli si avvicinarono: non è calcio se non si può festeggiare .


