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La tuta di Maniero, Zeman, i goal: l'esplosione di Immobile a Pescara

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In tre occasioni si è laureato capocannoniere della Serie A e in una di queste lo ha fatto segnando trentasei goal in trentasette partite, cosa questa che gli ha consentito di vincere una Scarpa d’Oro e di diventare, al pari di Gonzalo Higuain, il recordman in fatto di marcature in una singola stagione del massimo campionato italiano.

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Non si tratta di freddi numeri e per un motivo molto semplice: in ambito calcistico i numeri hanno da sempre un peso specifico importante e questo soprattutto quando si parla di attaccanti.

Sono le cifre a stabilire quanto un giocatore prolifico sia stato e di conseguenza fino a che rango si sia elevato. Se si parla quindi di numeri, che in termini ‘pallonari’ si traducono poi in goal, Ciro Immobile non può non essere inserito tra i centravanti più forti della storia recente del calcio italiano.

Ha determinato come pochi e lo ha fatto, tra l’altro, abbinando un elevatissimo tasso di ‘letalità’, a qualità che hanno fatto di lui un giocatore estremamente completo.

Uomo simbolo della Lazio fin dal momento del suo arrivo, ormai datato 2016, del club capitolino è diventato il miglior marcatore di sempre e lo ha fatto non solo superando uno ad uno i più grandi attaccanti che hanno vestito la maglia biancoceleste, ma ci è riuscito con una velocità tale da riscrivere tutti i termini di paragone. Nell’Olimpo dei Giordano, dei Chinaglia, dei Signori e dei Piola c’è anche lui e al tavolo di questi miti si è guadagnato un posto d’onore.

La strada che l’ha portato ad essere a sua volta un mito biancoceleste non è sempre stata in discesa. Immobile, per arrivare ad essere ciò che è stato, ha dovuto fare i conti con delusioni, con esperienze che si sono rivelate talvolta anche fallimentari e con quegli alti e bassi che spesso agli attaccanti non vengono perdonati. Si è meritato gli onori e la gloria che il calcio può offrire un goal alla volta e, cosa ancor più importante, rialzandosi tutte le volte che è stato chiamato a rialzarsi.

Che quello di Immobile con la porta avversaria fosse un feeling speciale se ne sono accorti in molti, fin da quando era bambino. Ha iniziato a giocare nella sua Torre Annunziata, ma è quando arriva al Sorrento che inizia ad attrarre gli osservatori di mezza Italia. Tra gli Allievi segna goal a raffica, trenta nella sola stagione 2006-2007, quanti ne bastano per finire dei radar di Juventus ed Inter. Ad avere la meglio, grazie al lavoro di Ciro Ferrara, sarà il club bianconero, che in Immobile riscoprirà il nuovo pezzo pregiato del suo settore giovanile.

Saranno 42 in 55 partite i suoi goal con la Primavera della Juve, quattordici dei quali serviranno per vincere due volte il Torneo di Viareggio, competizione della quale ancora oggi è il miglior marcatore di sempre.

Quel ragazzo costato 80mila euro presto arriva alle soglie della prima squadra ed esordisce anche, a 19 anni, in Serie A, ma c’è un problema: trovare spazio all’ombra della Mole è complicato.

Ciro Immobile JuventusGetty

Immobile viene girato in prestito prima al Siena in Serie B e poi, nella stessa stagione, al Grosseto, ancora in serie cadetta. I minuti nelle gambe vengono messi, ma i goal sono pochi: appena due in venti presenze nel torneo.

Quando in molti si inizia ad insinuare il dubbio che per lui la strada che può condurre al grande calcio può essere molto più in salita di quanto prospettato, si presenta l’occasione che darà un senso diverso a tutto. Non solo in ambito calcistico.

E’ l’estate del 2011 quando alla porta della Juventus bussa il Pescara. Il club abruzzese sta allestendo una squadra composta da giovani interessanti ed ha deciso di affidarla ad un tecnico che per ogni attaccante ha sempre rappresentato una ‘manna dal cielo’: Zdenek Zeman.

L’allenatore boemo è sinonimo di calcio offensivo e spettacolo, e dove c’è lo spettacolo ci sono i goal. Tanti goal.

Il Pescara punta ad un campionato tranquillo e spera che a fare la differenza siano le geometrie del gioiello di casa, Marco Verratti, l’estro di Lorenzo Insigne, altro talento arrivato in prestito e che Zeman ha voluto con sé dopo un’annata vissuta insieme a Foggia, e i goal di Riccardo Maniero.

Ciro Immobile viene considerato, almeno nelle idee iniziali, un’alternativa al centravanti titolare e tra l’alto la sua avventura in biancazzurro non parte nemmeno nel migliore dei modi.

“Dovevo esordire in un triangolare - ha raccontato a ’TV SEI’ - ma non mi sono svegliato. Non sono partito benissimo, mi sono presentato tardi alla riunione e inoltre ero indietro a livello di condizione rispetto agli altri. Era questa una cosa ovvia, tutti sanno come lavora Zeman”.

Quando al termine della preparazione estiva si inizia a fare sul serio, il tridente del Pescara è già definito: a destra gioca Sansovini, a sinistra c’è Insigne, mentre il perno centrale è Maniero.

E’ con questa certezza che il 25 agosto il Pescara parte alla volta di Verona, dove è in calendario la prima partita del campionato di Serie B 2011-2012. Quando l’aereo della squadra atterrerà in Veneto, i programmi saranno incredibilmente diversi.

Nel corso di quel breve volo è accaduto un qualcosa che cambierà la stagione del Pescara e probabilmente le carriere di Maniero e Immobile. Un qualcosa che in quel momento sa solo Zeman.

Il tecnico boemo nota infatti che Maniero ha i pantaloni della tuta arrotolati fino alle ginocchia. La cosa non solo non gli piace, ma lo infastidisce.

“Eravamo in viaggio e c’era un caldo terribile, così arrotolai i pantaloni della tuta portandoli su fino alle ginocchia - ha spiegato lo stesso attaccante a ‘Il Centro’ - Si avvicinò Cangelosi e mi disse che non era un bel vedere, però la temperatura era superiore ai 30 gradi e non li abbassai. Quando arrivammo allo stadio, Zeman mi disse di andare in tribuna”.

La partita di Maniero finisce prima ancora di cominciare, mentre Immobile, che era partito con la certezza di accomodarsi in panchina, si riscopre servita la più grande delle occasioni, nel più impensabile dei modi.

“Sono stato titolare per la prima volta a causa di una tuta arrotolata - ha confermato anni dopo a DAZN - Il mister era fissato per l’abbigliamento. Un mio compagno di squadra non giocò proprio perché aveva arrotolato la tuta che indossava. Andò in tribuna ed entrai io”.

Tra l’avere un’opportunità e lo sfruttarla ci ‘corre un mare’, lo stesso che bagna Pescara, ma si fa trovare pronto: cross di Zanon dalla trequarti, Immobile da posizione molto defilata, sovrasta l’avversario e di testa supera Rafael per l’1-0. E’ il 13’ ed è il goal che apre le marcature di una sfida che gli abruzzesi vinceranno.

Nel turno successivo a Pescara scende l’Empoli e questa volta Immobile è titolare, nonostante nessuno si sia azzardato ad arrotolarsi la tuta fino al ginocchio. Segna una doppietta.

Quando alla terza giornata va in goal anche sul campo del Modena è ormai chiaro a tutti che Zeman ha trovato il suo nuovo bomber e questo a dispetto di una sua stessa battuta.

“Uno che si chiama Immobile non può fare il centravanti nella mia squadra”.

Immobile invece si impegna, corre, sbraccia, si trova a meraviglia con i suoi nuovi compagni e nel giro di poche settimane si mette alle spalle i dubbi e le paure che la stagione precedente aveva lasciato in eredità.

Ciro Immobile PescaraGetty

Trova fiducia, segna in ogni modo possibile e trova in Zeman l’allenatore che gli inculcherà quei movimenti che poi resteranno suoi per tutta la carriera.

“Lui mi diceva sempre: ‘Sei la rovina della mia squadra’ - racconterà a DAZN - Si riferiva al mio modo di giocare. Voleva che gli esterni tagliassero e che le mezzali si inserissero, io invece facevo solo movimenti finalizzati al goal. Riuscivo magari a segnare anche due volte, poi entravo nello spogliatoio e lui mi diceva sempre che non andava bene".

Se sul modo di intendere il ruolo di centravanti nel tridente di Zeman c’è da lavorare, sul numero di goal nessuno può dire niente. Immobile ed il Pescara iniziano a macinare numeri sempre più importanti e quando tra ottobre e novembre la squadra riuscirà ad inanellare cinque vittorie di fila, in tanti inizieranno a pensare che forse quel gruppo di ragazzini può veramente sovvertire ogni pronostico.

Nel frattempo Verratti ha già iniziato a catalizzare su di sé le attenzioni dei top club italiani ed europei, Insigne si sta dimostrando un giocatore pronto per recitare un ruolo da protagonista anche nel ‘suo’ Napoli, mentre il cartellino di Immobile diventa per metà del Genoa. In cuor suo la volontà sarebbe quella di restare a Pescara per un’altra stagione, ma prima di tutto c’è da pensare al campo.

La compagine biancazzurra vola grazie ai suoi gioielli e al gioco di Zeman e quando ad inizio febbraio si prende a sorpresa il primo posto in classifica, lo fa sapendo che c’è tutto per poter restare a certi livelli.

“Eravamo una squadra giovane con qualche giocatore esperto - ha ricordato Immobile ‘Sky’ anni dopo - C’era un mix perfetto per poter far bene. All’inizio tutti ci consideravano una squadra di metà classifica o zona salvezza, ma noi abbiamo iniziato a macinare vittorie. C’era entusiasmo, riempivamo sempre lo stadio”.

Pescara sogna e si diverte grazie a quella squadra che è e resterà la cosa che più si è avvicinata al Foggia di inizio anni ’90. Zemanlandia si è trasferita in riva all’Adriatico.

Immobile non si ferma, segna sette goal in cinque partite di fila e quando non trova la via della rete, riesce comunque a dare un contributo importante. Quando ormai nessuno sembra più poter impensierire Zeman è i suoi ragazzi, accade l’impensabile: il Pescara perde contro Ascoli, Bari, Varese e Livorno. Quattro sconfitte di fila contro avversari totalmente alla portata.

E’ la fine del sogno per qualcuno, l’inizio della festa per chi a quel sogno ha dato vita. Il Pescara vince tutte le ultime sette partite del torneo segnando ventiquattro reti, a fronte delle tre sole subite. E’ uno spettacolo.

La vittoria che regala i tre punti che vogliono dire Serie A dopo diciannove anni di attesa, è quella della penultima giornata sul campo della Sampdoria. Quando i giocatori del Pescara tornano a casa, ad attenderli c’è il tripudio.

“C’era una città in festa, la gente veniva anche dai paesi vicino Pescara - ha spiegato Immobile a ‘Sky’ - Ricordo il giro sul pullman scoperto e a quei tempi avevo conosciuto mia moglie. La vidi tra la folla, ma non avevo il telefono per scriverle dove ci saremmo potuti vedere. Non si capiva niente. E’ stato bellissimo, se ci ripenso mi viene la pelle d’oca”.

Il Pescara chiude il campionato con 83 punti, gli stessi del Torino e tre in più del Sassuolo. In 42 partite segna qualcosa come 90 goal, 28 dei quali sono di Immobile che si laurea capocannoniere del torneo.

Ciro Immobile PescaraGetty

Quella vissuta da Immobile non è ancora l’annata della definitiva consacrazione, ma è quella che dà un senso diverso a tutto.

“Ci siamo divertiti tantissimo - ha raccontato a ‘TV SEI’ - Siamo rimasti nella storia, perché quando si parla del Pescara di Zeman, tutti si ricordano del bel gioco e dei tanti goal. Sono particolarmente legato a Pescara, ci torno tutti gli anni. Ci ho conosciuto mia moglie, la mia prima figlia è nata a Pescara, la seconda a Chieti, quindi sono legatissimo all’Abruzzo”.

Ai 28 goal di quel campionato, ne sono poi seguiti molti altri: quelli che gli hanno consentito di diventare uno dei bomber italiani più prolifici di sempre.

Nel suo calcio, ancora oggi, c’è tanto di quella straordinaria annata e c’è tanto di quel Zeman che in lui trovò l’ultimo ingranaggio per far funzionare una macchina meravigliosa.

“Ciro è stato fantastico - ha spiegato al ‘Corriere dello Sport’ - Ha lavorato per crescere, altri potevano avere mezzi tecnici e fisici superiori e lui li ha superati in serietà e dedizione”.

A Pescara ha trovato i goal, un maestro, dei compagni con i quali avrebbe poi vinto gli Europei, una seconda casa e anche l’amore. Tutto nel giro di pochi mesi.

Chissà come sarebbero andate le cose se Maniero non avesse deciso di arrotolarsi i pantaloni della tuta fino al ginocchio.

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