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Toni Polster 1. FC Köln 1997Getty

Toni Polster, da Scarpa d'Oro a frontman di un gruppo pop

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Nell'epoca d'oro del calcio, fra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, è stato uno dei centravanti più prolifici e longevi in Europa, segnando 437 goal fra club e Nazionali e giocando fino all'età di 35 anni.

Anton Polster, da tutti chiamato Toni, anche per distinguerlo dal padre, suo omonimo, è nato a Vienna il 10 marzo 1964 ed è considerato in Austria una vera leggenda, visto che rientra fra i 5 migliori attaccanti di ogni tempo che il suo Paese abbia mai conosciuto.

In Italia, pur avendo mantenuto una buona media realizzativa, con il Torino ha vissuto un'annata sfortunata e non ha saputo convincere appieno, ma per il resto, ovunque ha giocato, in Spagna e in Germania, è sempre stato molto apprezzato e amato.

L'ASCESA CON L'AUSTRIA VIENNA

Figlio d'arte, visto che suo padre, che si chiama Anton come lui, è stato un discreto attaccante in Austria a cavallo fra la seconda metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, Toni dimostra fin da giovane una buona propensione per il gioco del calcio e all'età di 9 anni entra nel Settore giovanile dell'Austria Vienna.

Qui si forma e fa tutta la trafila fino alla Prima squadra, alla quale si affaccia all'inizio degli anni Ottanta. Centravanti potente e forte fisicamente (un metro e 88 centimetri per 86 chili di peso forma), dai piedi educati e dal tiro forte e preciso, come si usava fare in quei tempi, prima di avere una chance nella Bundesliga austriaca con la squadra con cui ha sempre giocato a livello giovanile, al compimento dei 18 anni, nel marzo del 1982, è girato in prestito al Simmering, club viennese che milita nella Serie B locale, la Bundesliga 2.

L'impatto di Polster con il calcio professionistico è devastante, visto che la giovane punta dal sorriso pronunciato e dai lunghi e folti capelli ricci in area di rigore non scherza affatto. Nel suo primo scorcio di stagione realizza infatti 8 goal in 13 gare, fra cui una doppietta il29 maggio contro l'Eisenstadt, e contribuisce alla promozione della squadra in Prima Divisione.

Nel 1982/83 viene così riportato alla base dall'Austria Vienna, di cui diventa presto simbolo e trascinatore. Ci vuole poco a capire che si è di fronte ad un giocatore speciale. Toni va subito in doppia cifra in campionato (11 goal in 26 presenze) e in Coppa delle Coppe a suon di reti (5 in 8 gare) trascina la sua squadra fino alle semifinali, dove è eliminata dal Real Madrid.

Successivamente vince per 3 volte consecutive lo Scudetto austriaco (1983/84, 1984/85 e 1985/86) e una volta la Coppa d'Austria nel 1985/86, la stagione del double. I riconoscimenti, anche a livello personale, non mancano: le sue medie-goal impressionanti lo portano a vincere per due volte consecutive il titolo di capocannoniere del massimo campionato austriaco nel 1984/85 (24 goal in 29 gare) e nel 1985/86 (addirittura 33 goal in 34 partite).

Complessivamente realizza 24 goal nel 1983/84, 36 nel 1984/85 e 41 nel 1985/86. Nel 1986 è votato anche 'Calciatore austriaco dell'anno' e a fine anno è Scarpa di bronzo, alle spalle dell'olandese Marco Van Basten dell'Ajax (37 goal) e dell'allora sovietico Oleg Protasov del Dnipro (36 reti), e a pari merito con il turco del Samsuspor Tanju Çolak.

Anche in Coppa dei Campioni Polster dimostra di poter essere determinante. Debutta con goal a 20 anni il 19 settembre 1984 nell'andata del Primo turno contro i maltesi del La Valleta, si ripete nell'andata degli ottavi contro la Dinamo Berlino (3-3) e nell'andata quarti impone il pari a Vienna (1-1) ai Campioni d'Europa in carica del Liverpool, che tuttavia ottengono la qualificazione in semifinale grazie al successo per 4-1 nel ritorno di Anfield.

Il centravanti dell'Austria Vienna colleziona 3 goal in 6 presenze nel torneo, e fa ancora meglio nel 1984/85, quando le sue reti sono 4 in 4 apparizioni. Nel Primo turno, castiga ancora fuoricasa la Dinamo Berlino (0-2 per i biancoviola), poi si supera agli ottavi segnando 3 goal in 2 gare al forte Bayern Monaco: rete all'andata all'Olympiastadion nella sconfitta per 4-2, e doppietta con assist al ritorno nel pirotecnico 3-3 di Vienna, nonostante arrivi per i suoi l'eliminazione.

Numeri che parlano da soli quelli del centravanti austriaco, che inizia così ad attirare l'attenzione di importanti club europei.

LA SCARPA D'ORO E L'ANNO AL TORINO

L'anno della consacrazione per il centravanti dell'Austria Vienna è tuttavia il 1986/87. Polster è infatti letteralmente devastante è tramuta in goal qualsiasi palla arrivi dalle sue parti. Nel terzo campionato di fila vinto ne mette insieme 39 in 34 gare. Sfiora ma non riesce a superare il record di goal in una sola stagione da parte di un giocatore austriaco, il mitico Hans Krankl, 'Der Bomber' del calcio austriaco, che ne mise a referto 41 nel 1977/78.

Per l'exploit gli sarà comunque assegnata (in ritardo) la Scarpa d'Oro. Inizialmente il premio è consegnato a Montecarlo al rumeno Rodion Camataru della Dinamo Bucarest. Quest'ultimo aveva infatti realizzato ufficialmente 44 goal, ma gli organizzatori di France Football indagano e scoprono che dietro a quella affermazione c'è un clamoroso imbroglio orchestrato da Nicu Ceausescu, figlio naturale del Conducator Nicolae, capo della Securitate, la polizia segreta rumena che controllava la Dinamo, e dedito alle scommesse clandestine.

Con la Steaua campione d'Europa, si cercò di far arrivare un riconoscimento anche ai Cani Rossi, facendo segnare a più non posso l'attaccante per superare il suo rivale austriaco. Ma per gli organizzatori della Scarpa d'Oro non fu difficile accorgersi che dei 44 goal teorici di Camataru, ben 21 arrivarono nell'ultimo mese di campionato.

Il risultato fu la revoca dell'assegnazione e la consegna successiva a Polster, che, in segno di protesta, aveva comunque disertato la cerimonia di premiazione svoltasi a dicembre a Montecarlo.

Per Toni il premio è invece del tutto meritato e certificato. Ai 39 centri in campionato il centravanti aggiungerà anche 4 reti in Coppa d'Austria e quelli che resteranno gli ultimi 3 goal in carriera in Coppa dei Campioni: 2 fra andata e ritorno ai lussemburghesi dell'Avenir Beggen e un altro al Bayern Monaco, evidentemente sua vittima preferita. I bavaresi, che eliminano l'Austria Vienna grazie al 2-0 dell'andata, sono bloccati ancora una volta sull'1-1 nel match di ritorno giocato al Prater.

L'epopea di Polster con l'Austria Vienna si chiude nell'estate del 1987 con un bilancio di 171 goal in 205 presenze. Il centravanti è ormai pronto a dimostrare il suo valore in un torneo più competitivo di quello austriaco.

In estate il suo nome è avvicinato ai grandi club europei, poi però ad aggiudicarselo è il Torino. Il club del presidente Mario Gerbi, sfumato Careca, trasferitosi al Napoli con il dirigente Luciano Moggi, ha in realtà come primo obiettivo per l'attacco il gallese del Barcellona Mark Hughes, che qualche mese prima aveva castigato la Juventus in Coppa dei Campioni. Gli uomini del calciomercato granata, De Finis e Bonetto, partono in missione per la Catalogna per provare a raggiungere un accordo sulla cessione in prestito.

Ma l'ingaggio pesante del gallese, che prende dai blaugrana circa 850 milioni di Lire a stagione, si rivela un ostacolo insormontabile. Così (oggi appare incredibile, ma questo accadde) Gerbi, su input del tecnico Gigi Radice, virà sulla Scarpa d'Oro austriaca. Raggiunto l'accordo con l'Austria Vienna, Toni Polster diventa un giocatore del Torino per appena un miliardo e 700 milioni di Lire, quello che si direbbe un vero affare.

"Fra due anni vinceremo lo Scudetto - dichiara al suo arrivo in città - ne sono certo".
"Mi auguro di dimostrare di essere un grande giocatore, un campione", afferma invece in una delle prime interviste.

I tifosi sono inevitabilmente subito entusiasti per il colpo, che è la risposta granata al colpo Ian Rush della Juventus.

"Il gallese era il mio vicino di casa - ricorderà Polster nel 2021 a 'Il Fatto quotidiano' - fra di noi era come un derby nel derby".

L'austriaco fa di tutto per alimentare le aspettative con un avvio stellare della stagione 1987/88. Pronti, via e dopo la preparazione estiva debutta con la sua nuova maglia nel girone di Coppa Italia domenica 23 agosto 1987 allo Stadio San Vito di Cosenza.

La squadra di Radice si impone 0-1 con goal di Gritti e inizia bene la sua avventura. Dalla seconda gara contro l'Atalanta inizia lo show di Polster. Su cross di Sabato dalla destra, il numero 9 austriaco svetta di testa sul primo palo e mette in rete. Il Torino, che schiera una formazione molto giovane, si impone 2-1. Non sazio, quattro giorni dopo l'attaccante classe 1964 si esibisce in trasferta ad Arezzo con una delle sue specialità, la doppietta.

I granata dilagano 1-5 e ipotecano il passaggio del turno, che diventa certezza nella quarta giornata, quando ancora Polster va a segno e propizia il successo di misura al Menti contro il Vicenza. Quattro vittorie in altrettante gare per il Torino e 4 goal in 4 partite per il grande acquisto, che conferma le medie molto elevate cui aveva abituato tutti in patria.

La sconfitta nell'ultimo turno con la Sampdoria qualifica comunque come seconda del raggruppamento la squadra di Radice agli ottavi di finale e può dirsi sostanzialmente indolore.

Intanto parte anche il campionato di Serie A, nel quale Polster non è da meno. I granata debuttano il 13 settembre al Partenio contro l'Avellino e l'austriaco, nonostante il successo di misura per 2-1 degli irpini, timbra il cartellino con il goal del provvisorio pareggio.

Dopo aver triangolato con Comi, il numero 9 del Torino salta anche Di Leo per firmare l'1-1, poi vanificato dal 2-1 finale dei padroni di casa (con rigore fallito da Gritti nel finale). Ma l'austriaco è carico e vive la sua domenica di gloria alla seconda giornata, che si gioca il 20 settembre. I granata ospitano la Sampdoria e dopo il k.o. in Coppa Italia rifilano ai blucerchiati un sonoro 4-1. Mattatore di giornata è proprio il centravanti viennese, che affonda i genovesi con una tripletta.

Il primo goal testimonia la sua 'fame' di affermazione. Dopo una punizione potente respinta dalla barriera, l'austriaco si inserisce in area, torna sul pallone e con l'interno mancino batte Bistazzoni. Ezio Rossi raddoppia con un bel goal in acrobazia, poi c'è la doppietta del centravanti. Polster si porta a spasso Vierchowod, non uno qualunque, e con un tiro a giro col mancino batte ancora il portiere avversario.

Il numero 9 granata è letteralmente scatenato e all'82' riceve palla in contropiede, elude l'intervento di Vierchowod e con un potente sinistro rasoterra infila nuovamente Bistazzoni. Il goal nel finale di Vialli vale solo il punto della bandiera per i genovesi. Quella di Toni al Comunale è una prova di forza che lo issa provvisoriamente come capocannoniere della Serie A e gli fa guadagnare il nomignolo di 'Golster' con cui lo chiamano i tifosi.

“Credo sia stato il mio punto più alto con la maglia granata - dirà a 'Il Fatto Quotidiano' - . Era solo la seconda giornata di campionato“.

La magia per Polster prosegue alla 6ª giornata, quando il bomber stende con una doppietta la Fiorentina al Comunale. Entrambi i goal arrivano su assist del compagno di reparto Gritti a porta praticamente sguarnita, ma se nel primo caso l'austriaco deve solo spingerla dentro, nel secondo è abile a insaccare di precisione nonostante il tentativo di salvataggio dei difensori viola. I toscani accorciano le distanze con Baggio, ma è il Toro a prendersi i due punti.

La squadra di Radice chiude il girone di andata all'8° posto a pari merito con il Verona a quota 14 punti, mentre Polster, a segno anche a Pescara (2-2) va al giro di boa con 7 reti. Poi, però, la squadra di Radice ha un'involuzione, e anche Polster si perde per strada. Il bomber viennese aggiungere soltanto altri 2 goal in campionato nel finale di stagione: il 10 aprile firma il definitivo 2-0 sul Pescara al Comunale con una deviazione vincente dall'interno dell'area, il 1° maggio realizza il provvisorio 1-1 nel Derby della Mole deciso da Ian Rush.

Le gioie arrivano in Coppa Italia: nonostante Polster sbagli il suo tentativo di trasformazione, il Torino elimina ai rigori il Verona agli ottavi, poi fa l'impresa con il Napoli: 1-1 a Torino e 2-3 a Napoli, con il goal decisivo del centravanti austriaco a mandare in estasi i tifosi granata e a condannare gli azzurri, in vantaggio per 2-0 con una doppietta di Maradona.

In semifinale i granata si ripetono ed estromettono i rivali della Juventus (vittoria per 2-0, sconfitta per 2-1), guadagnandosi la finalissima contro la Sampdoria. Come già accaduto ai gironi, ha la meglio la squadra di Boskov, che vince 2-0 l'andata a Genova e poi capitola 2-1 ai supplementari a Torino, con il goal di Salsano al 112' che consegnerà il trofeo ai blucerchiati.

In campionato, invece Juventus e Torino chiudono assieme al 6° posto a quota 31 punti, e per decidere chi farà la Coppa UEFA si rende necessario uno spareggio. Il derby supplementare si gioca al Comunale il 23 maggio: i tempi regolamentari terminano 0-0 e ai calci di rigore si impongono i bianconeri per 2-4. Il match è anche l'ultimo di Polster in granata: l'austriaco, un po' a sorpresa, dopo 14 goal totali in 40 presenze (9 reti in 28 partite in Serie A) viene ceduto a cuor leggero al Siviglia nel calciomercato estivo per la stessa cifra per la quale era stato acquistato.

"Mi hanno preso in giro - dichiarerà a caldo a 'La Gazzetta dello Sport', sentendosi tradito - non meritavo un trattamento del genere".

Anche i tifosi, che tanto lo avevano amato, restano spiazzati e sorpresi. Nonostante l'addio amaro, l'esperienza italiana resterà importante per Polster.

"Il Torino resta nel mio cuore - assicurerà intervistato da 'Tuttosport' -. Ho trascorso in granata un anno fantastico. E posso constatare sui social di essere stato anche apprezzato dagli amici italiani, che saluto con affetto".

IN SPAGNA CON SIVIGLIA, LOGROÑES E RAYO

La carriera di Toni riparte dunque dalla Liga spagnola nell'anno 1988/89. Dopo una prima stagione di ambientamento, in cui realizza comunque 9 goal in 32 presenze, torna a livelli altissimi ne 1989/90, quando, guidato in panchina dal tecnico argentino Vicente Cantatore, torna su medie altissime, e segna 33 reti in 35 presenze, che gli valgono il 2° posto nella classifica del Pichichi alle spalle del messicano Hugo Sánchez.

Anche grazie al suo bomber, che mette a segno 10 doppiette e una tripletta, la squadra andalusa si piazza al 6° posto nella Liga. Fra i goal realizzati dal bomber austriaco, spiccano la doppietta al Bernabeu contro il Real Madrid (sconfitta per 5-2) e quelle in casa con l'Athletic Bilbao (vittoria per 3-2 del Siviglia) e al Camp Nou contro il Barcellona (successo per 4-3).

L'exploit di Polster gli garantisce un posto nella storia del club biancorosso: nessun altro giocatore, infatti, fino ad oggi, è riuscito a segnare più goal dell'austriaco in una singola stagione. Polster chiude il triennio andaluso con 13 goal in 35 gare nel 1990/91, stagione nella quale gioca accanto al giovane cileno Ivan Zamorano, e un bilancio personale di 114 presenze e 57 goal fra campionato e Coppe.

L'addio al club andaluso è invece burrascoso: ad aprile ha un calo di forma e in una delle gare della Liga, quando viene sostituito dal suo allenatore Cantatore, si toglie la maglietta e prima di lasciare il terreno di gioco la scaglia contro la panchina. Il brutto gesto spacca l'opinione pubblica e il centravanti a fine anno sarà ceduto: al suo posto arriverà un certo Davor Suker.

Nell'estate del 1991 il bomber viennese passa così al piccolo CD Logroñes, che ne acquista il cartellino per poco meno di un miliardo e 700 milioni di Lire. Per la seconda stagione consecutiva si piazza al 10° posto nella Liga. Il club biancorosso è protagonista anche in Copa del Rey, torneo in cui raggiunge i quarti di finale. Polster conferma la sua ormai proverbiale confidenza con il goal: ne segna 14 in 38 presenze nella Liga, e 8 in altrettante presenze in Copa del Rey.

L'anno seguente Polster è acquistato dal Rayo Vallecano, che lo paga più di 2 miliardi e 300 milioni di Lire. Con iRayistas l'austriaco colleziona 14 goal in 31 partite di campionato, che danno un grosso aiuto alla squadra per raggiungere il 14° posto finale e la salvezza, più 3 presenze in Copa del Rey.

COLONIA E M'GLADBACH

Chiusa la parentesi spagnola della sua carriera, Polster nell'estate 1993 apre una nuova fase del suo percorso calcistico e approda al Colonia nella Bundesliga tedesca. Con le sue doti da bomber non ci mette molto a diventare l'idolo dei tifosi dei 'Caproni', i quali lo ribattezzeranno 'Doppelpack' per la sua propensione a mettere a segno delle doppiette.

In 5 stagioni con il Colonia realizza complessivamente 88 goal in 168 gare e nella stagione 1996/97 con 21 reti in Bundesliga sfiora il titolo di capocannoniere, vinto da Ulf Kirsten del Bayer Leverkusen con 22 goal, appena uno in più dell'austriaco.

Con lui in attacco la squadra biancorossa naviga per 4 anni fra la 10ª e la 12ª posizione in campionato, ma nel 1997/98 vive una stagione negativa e nemmeno le reti del suo bomber possono evitare la retrocessione in Zweite Liga.

Nonostante questo, nel 1997, a conferma dell'amore dei tifosi suoi connazionali nei suoi confronti, viene nominato 'Sportivo austriaco dell'anno', unico calciatore a riuscirci dal 1955 e soltanto il quarto a farcela in 61 anni di istituzione del premio.

Nell'estate del 1998 Polster riparte dunque dal Borussia M'Gladbach, che paga quasi 2 miliardi di vecchie Lire per il suo cartellino. Toni realizza 11 goal in campionato in 31 presenze, più 3 in 4 gare di Coppa di Germania, ma anche in questo caso non può evitare la discesa in Zweite Liga dei Puledri.

Resta in squadra anche all'inizio della stagione successiva, chiudendo la parentesi M'Gladbach nel gennaio del 2000. Dopo 18 goal in 43 presenze in un anno e mezzo con i Puledri, torna in patria per indossare la maglia del Salisburgo. È il crepuscolo di una carriera leggendaria: Polster colleziona 14 presenze e 2 goal prima di dire basta e appendere le scarpette al chiodo all'età di 35 anni.

CAPOCANNONIERE DELL'AUSTRIA

Ma il mito di Polster è legato anche alle sue imprese con la maglia della Nazionale austriaca, di cui è ancora oggi il massimo cannoniere all-time con 44 reti in 95 presenze. Dopo 2 presenze e un goal con l'Under 21, l'esordio in Nazionale maggiore arriva per lui a 17 anni il 17 novembre 1982.

L'Austria ospita in casa la Turchia in amichevole e Toni bagna il debutto con uno dei 4 goal che regalano il successo al Das Team. Resterà in Nazionale per ben 18 anni, disputando anche due edizioni dei Mondiali: quelli di Italia '90, e quelli di Francia '98, nei quali, nonostante un infortunio all'alluce del piede, realizza anche una rete nel recupero della sfida con il Camerun che vale l'1-1 contro i Leoni africani.

In entrambe le situazioni incrocia il destino con l'Italia, venendo sempre battuto (1-0 nel 1990, 2-1 nel 1998) e chiuderà con il 3° posto nel girone e la conseguente eliminazione. Simbolo calcistico del suo Paese, in Nazionale Polster ha formato una coppia offensiva di tutto rispetto con l'altra stella della squadra, il fantasista Andreas Herzog. I due furono ribattezzati dalla stampa locale'Wiener Achse'.

"Peccato che Andi – dirà Andreas sull'esperiena dei Mondiali '98 – fosse infortunato ad un piede. Avrebbe potuto fare grandi cose, era veramente in forma in quel periodo".
Anton PolsterGetty Images

E lo stesso centravanti ricorda molto bene quei momenti.

"Purtroppo in quell'edizione disputammo tutte le partite al di sotto delle nostre aspettative - dirà al 'Fatto Quotidiano -. Io ho segnato con il Camerun, ma nella partita con l’Italia sono stato marcato molto bene da Paolo Maldini. Nonostante questo avremmo potuto pareggiare, ci capitarono tante buone occasioni, una clamorosa a Wetl, ma le sprecammo tutte“.

Una delle imprese più belle con l'Austria, resta per Toni la spettacolare tripletta con cui affonda la Germania Est il 15 novembre 1989, nella settimana successiva alla caduta del Muro di Berlino. Una prestazione, la sua, che regala alla sua squadra la qualificazione ai Mondiali di Italia '90 a spese proprio della DDR, che getta via tutto sul più bello.

"Sono entrato in campo molto carico - commenterà -, riuscendo a fare cose che nessuno pensava che potessi fare. È stata una bella soddisfazione“.

In Nazionale Polster realizza altre due triplette: contro il Liechtensteina Eschen il 7 settembre 1994 in amichevole (0-4), e, sempre fuoricasa, a Tallin, contro l'Estonia, il 20 agosto 1997 sempre in amichevole (0-3 per il Das Team). Ben 6, invece, le doppiette, la sua specialità.

Dal 1994 diventa anche il capitano dell'Austria. Con la fascia al braccio disputa anche la sua ultima partita cin Nazionale il 1° settembre del 2000,

FRA PALCO E PANCHINA

Smessi gli abiti del calciatore, Toni Polster decide di dividersi fra le sue grandi passioni: da un lato cerca di restare nel mondo del calcio con altre vesti, dall'altro coltiva la sua passione per la musica. Così nei primi anni Duemila ricopre incarichi dirigenziali: dal 2001 al 2004 fa il direttore marketing del Borussia M'Gladbacg, poi il Team manager dell'Austria Vienna.

Nel 2006 la svolta canora: l'ex bomber diventa il cantante e il frontman degli 'Achtung Lieber', una band pop nata nel 2002. Ed è subito grande successo: l'album 'Toni, walk on' vende 40 mila copie, mentre un altro disco, 'I werd Narrisch', conquista il doppio disco d'oro e il disco di platino.

"Cantare mi esalta - spiegherà Toni -, soprattutto ai concerti. È una sensazione paragonabile ai tempi in cui giocavo a calcio".

Pur continuando a dedicarsi anche alla grande passione musicale, Polster sente però a un certo punto la nostalgia per il calcio. Così nel 2010 intraprende la carriera da allenatore: guida inizialmente la seconda squadra del LASK Linz, i LASK Juniors, in Regionalliga, vincendo il campionato, poi per due stagioni, dal 2011 al 2013, il Viktoria Vienna, sempre nelle serie minori.

L'esperienza in panchina con la squadra della capitale gli procura tuttavia una discreta fama. Nel 2011/12 vince l'Oberliga e la conduce nella Wiener Stadtliga, inoltre si aggiudica la la WFV-Cup, superando 2-1 in finale il Wiener Sportklub. Ma, soprattutto, nel 2013 il Viktoria Vienna raggiunge gli ottavi di finale della Coppa d'Austria, impresa mai riuscita ad una squadra dei campionati regionali nel calcio austriaco.

Toni PolsterGetty Images

L'exploit fa si che nella stagione 2013/14 l'Admira Wacker, club di Bundesliga, si affidi a lui per allenare la Prima squadra. Polster resta in carica appena 4 gare: dopo 3 sconfitte di fila, fra cui un umiliante 7-1 ad opera del Grödig, e un solo successo nel Primo turno di Coppa d'Austria, è sollevato dal suo incarico.

Fa così ritorno al Viktoria Vienna, squadra con cui trova la sua dimensione definitiva e che allena tutt'oggi. Spesso torna in campo per giocare le partite fra le vecchie glorie, indossando le maglie delle squadre in cui ha militato in carriera. Fra dischi e panchina, restano i tanti goal, 437 in totale, 315 considerando solo quelli realizzati nei vari campionati, che lo incoronano come una delle leggende più grandi del calcio austriaco. E pazienza se l'anno al Torino, dopo un inizio esaltante, non fu pienamente all'altezza delle attese.

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