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Roma Coppa Italia 2008 GiulyGetty

Toccata e fuga: l'annata di Ludovic Giuly alla Roma

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In un calcio sempre più fisico e in cui centimetri e muscoli fanno sempre di più da padroni rispetto alle caratteristiche tecniche, il Barcellona degli anni a cavallo tra il primo e il secondo decennio dei Duemila rappresentò una vera e propria oasi nel deserto.

I catalani allestirono intorno al talento di Lionel Messi una delle squadre più vincenti della storia, contornando il numero 10 argentino di altri calciatori che non spiccavano certamente per stazza.

Tra questi, oltre a talenti assoluti come Andres Iniesta e Xavi e crac mancati come Bojan Krkic c'è stato anche, un po' più nascosto in un cassetto della memoria rispetto agli altri, Ludovic Giuly.

Obbligato dalle doti fisiche a ricoprire ruoli offensivi, il francese riusciva a sopperire le mancanze fisiologiche dei suoi 164 centimetri con una qualità più che eccelsa nei piedi e una discreta propensione al mettere la palla in rete alle spalle dei portieri avversari.

Partito dalle giovanili nel Lione, Giuly esordì in prima squadra nel 1994 e vi rimase per quattro anni, facendo le valigie praticamente agli albori di quello che sarebbe stato il settenario di dominio dell'Olympique sulla Ligue1.

L'esterno trovò comunque il modo di togliersi le sue soddisfazioni, andando a vincere il campionato con il Monaco nel 1999 e la Supercoppa l'anno successivo, per poi portarsi a casa anche la Coppa di Lega nel 2002.

In 239 presenze in tutte le competizioni, Giuly mette a segno ben 73 goal. Un rendimento che fa drizzare le antenne dalle parti di Barcellona.

Il biennio con la squadra di Frank Rijkaard si rivela però meno brillante delle aspettative. Giuly gioca poco e vince molto (spicca la Champions League del 2005/2006), ma è alla ricerca di più spazio per la sua carriera.

La Roma sembra la destinazione giusta per lui. Luciano Spalletti sta iniziando a raccogliere i frutti del suo lavoro sul piano del gioco e dei risultati, e l'innesto del francese sembra quello giusto sotto ogni aspetto per fornirgli un rinforzo di qualità e a basso costo.

Ma anche Roma non sembra il posto giusto per Giuly. Malgrado vinca due trofei da protagonista e totalizzi quasi 50 presenze, il rapporto con il tecnico di Certaldo non decolla.

In campionato il francese segna sette goal ma dalle parti di Trigoria viene ricordato molto di più per un calcio di rigore procurato ai danni dei giallorossi.

Il 29 settembre del 2007 la Roma si gioca anzitempo all'Olimpico lo scontro diretto con l'Inter per lo Scudetto, secondo lo schema che in quegli anni vedeva esclusivamente Roma e Inter duellare per tutte le competizioni italiane.

Alla mezz'ora, Totti spreca malamente un corner in tandem con Pizarro aprendo la strada al contropiede nerazzurro. Cesar prova a sorprendere Doni, ma il brasiliano respinge la sua conclusione.

La palla va a finire sulla testa di Ibrahimovic, che a porta sguarnita aspetta solo di esultare. Sulla traiettoria della sua zuccata si frappone proprio Giuly, che prova a staccare di testa.

La sua statura tutt'altro che imponente lo costringe però ad alzare le mani per impedire al pallone di entrare in porta.

In rapida sequenza la Roma si ritrova con un uomo in meno e sotto di un goal. Alla fine perderà la sfida per 4-1 e al termine del campionato vedrà lo Scudetto finire ancora una volta nella bacheca di Appiano Gentile.

Alla fine della stagione i giallorossi lo cedono al PSG, ancora ignaro degli introiti qatarioti che arriveranno qualche anno più tardi. L'esterno lascia in dote a Trigoria una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia in bacheca.

Nella prima intervista all'ombra della Tour Eiffel, Giuly rivela i motivi che lo hanno portato alla separazione dai colori giallorossi. Anzi, il motivo.

"Non condividevo un certo modo di lavorare. Allenarsi due ore prima delle partite è un'esagerazione. Ho cercato di spiegare allo staff tecnico che un giocatore di trentadue anni non può essere allenato come uno di venti".

In sintesi, a Roma si fatica troppo secondo l'attaccante francese, che sceglie la sua patria come luogo per il buen retiro fino alla fine della carriera.

Delle tante esperienze vissute nel corso del suo ventennio del mondo del calcio, Giuly parlerà sempre con un dente più che avvelenato dell'annata trascorsa nella Città Eterna.

Tra i problemi che hanno afflitto i suoi dodici mesi c'è stata a suo dire - ma lo rivelerà solamente diversi anni dopo nel corso di un'intervista alla Gazzetta dello Sport - l'inadeguatezza dello staff medico della Roma.

"Il miglior medico non può fare miracoli se la struttura non è adeguata. Quella della Roma è limitata. La piscina è piccola, i macchinari spesso non funzionano".

Anche con Spalletti la luna di miele durerà molto poco.

"Ero felice di andare dove mi desideravano, ma trovai uno stile di allenamento completamente diverso rispetto alla Spagna, dove usavamo quasi solo il pallone. A Roma facevamo molta palestra, soffrivo la preparazione fisica e dopo ogni allenamento ero davvero stanco. Spalletti è un allenatore con molto carattere, è molto preparato tatticamente ma era troppo diretto, non ti metteva a tuo agio e non accettava che si mettessero in discussione le sue idee, per questo ho avuto qualche problema con lui".

Parole al miele il transalpino le spenderà, come molti prima e dopo di lui - solamente per capitan Totti.

"Francesco è straordinario. Ho giocato con altri fuoriclasse, ma nessuno ha la sua semplicità".

Non senza però inserire una stilettata al numero dieci e suo capitano in giallorosso.

"Lui è la Roma, però la Roma deve cominciare a pensare al dopo-Totti".

Dopo il PSG, lasciato poco prima che iniziasse a fare incetta di trofei esattamente come gli è capitato ai tempi in cui era al Lione, Giuly va a vivere una seconda giovinezza al Monaco, nel frattempo retrocesso in Ligue 2, la Serie B francese.

Nel Principato, l'esterno offensivo trascorre un'altra stagione prima di uscire di scena dal calcio passando prima per il Lorient e infine per Monts d'Or Azergues, sua primissima squadra ai tempi delle giovanili.

Oggi Giuly, dopo aver lasciato il calcio a quarant'anni, ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore. Quasi come a voler replicare la sua carriera da giocatore, il francese ha iniziato dal Monaco 2, per poi passare al Lione nello staff tecnico di Peter Bosz. All'appello mancano Roma e Barcellona per concludere il cerchio, ma almeno per ora i piani delle due parti non sembrano portare nella sua direzione.

Si dice spesso che la mentalità vincente che si respira nei grandi club accompagni i calciatori per tutta la loro carriera. Ludovic Giuly però, quell'aria emanata dalla bacheca stracolma di trofei non deve averla assaporata a pieni polmoni.

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