GOALLa storia ci insegna che Giuseppe Garibaldi è stato ribattezzato 'eroe dei due Mondi' per le imprese militari compiute. Nel suo caso, i 'due Mondi' in questione erano l'Europa e il Sud America. Se parliamo invece del tipo di imprese che non si studiano a scuola, quelle calcistiche, l'eroe dei due Mondi non può che essere Tim Cahill.
Nel suo caso, i 'due Mondi' in questione sono però l'Europa e l'Oceania, continente quest'ultimo praticamente inesplorato a livello calcistico. C'è l'Austrialia, ok, la patria di Harry Kewell e Mark Viduka. Ma ci sono anche le Isole Samoa, un posto meraviglioso in cui vivere se la tua ambizione non è quella di fare il calciatore. Lì esiste soltanto un tipo di palla: quella ovale.
Fortuna vuole che la madre di Tim Cahill, la samoana Sisifo, pensa che il rugby sia uno sport troppo pericoloso per il figlioletto. Così preferisce assecondare la passione del marito, inglese di nascita, che si è trasferito in Australia per lavoro all'inizio degli anni '70. Non che in Inghilterra il rugby sia meno amato, ma il calcio, dai. 'The English Game', manco a dirlo.
L'inizio della storia è simile a quello di tanti altri campioni. In Australia, a casa sua, Cahill viene considerato troppo poco strutturato fisicamente per fare il calciatore. Ma il padre, che si chiama Tim come lui, ci crede fortemente. Ci crede così tanto da richiedere un prestito in banca di 6.000 dolari australiani (quasi 4.000 euro) per investire sul sogno del figlio e mandarlo in Inghilterra, la casa del football.
Papà a Londra conosce qualche amico, così Cahill riesce a sostenere un provino col Millwall, a quei tempi in terza divisione. E' troppo basso? Forse. E' troppo fragile? Magari sì. Quindi niente da fare? No, aspettate un attimo. Quel ragazzino ha qualcosa, quel ragazzino ha talento. In Australia non hanno l'occhio per vederlo, ma in Inghilterra sì. Cahill viene preso e nel 1996, a soli 17 anni, è già in prima squadra.
"I miei cugini, i miei fratelli: sono tutti samoani belli grossi. Io non ho quella genetica, ma nella testa, là non ho mai avuto paura . Mi sono sempre tuffato anima e corpo negli obiettivi. Al Millwall ho imparato che devi stringere i denti e tirare avanti. Mi ha aiutato a farmi da solo".
Le radici samoane sono la sua forza, ma rischiano anche di imprigionarlo. Tutto per colpa di un apparentemente ininfluente torneo Under 20 che disputa in Oceania con la maglia delle Samoa. Il 14enne Cahill lo prende come un'occasione unica per far visita ai nonni, non gli interessa più di tanto giocare. Viaggio pagato, spese pagate e la certezza che accettare la chiamata delle Samoa non gli impedirà di essere convocato in futuro con l'Australia.
Peccato che non è vero. O meglio, non ancora. Il regolamento FIFA di quei tempi impedisce infatti a un calciatore di vestire una maglia della nazionale diversa da quella indossata nelle giovanili. Insomma, se Cahill ha scelto di essere samoano, resterà samoano per sempre. Praticamente una condanna, che gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi del 2000 con l'Australia e alle qualificazioni per i Mondiali del 2002.
GettyE allora Cahill si sfoga a livello di club. Col Millwall scrive la storia, segnando il goal decisivo in semifinale di FA Cup contro il Sunderland. La sua esultanza, senza maglietta, a petto nudo, è raffigurata ancora oggi nelle pareti dello stadio. Quella è di fatto l'ultima rete con la maglia del Millwall, prima dell'ultima partita che Cahill gioca a Wembley, nella finale di FA Cup, persa contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo.
Lo step successivo è il trasferimento all'Everton, in Premier League. E' il momento esatto in cui i due Mondi di Cahill entrano in collisione. Boom! 11 goal al primo anno in Premier League. E boom! Cambio del regolamento FIFA, che gli permette finalmente di essere convocato con l'Australia.
Cahill diventa un giocatore totale, capace di giocare in ogni posizione, capace di incidere partendo da ogni posizione. Capace di far goal, sempre e comunque. All'Everton ne segna 68 in 277 partite: da centrocampista centrale, da trequartista, da seconda punta, da punta vera e propria. Con l'Australia ne mette dentro 50, che lo rendono il massimo goleador di sempre nella storia della Nazionale. Facile, direte voi, contro Fiji. In realtà non è così.
Giusto per capire: Cahill è il primo calciatore australiano a segnare ai Mondiali, nel 2006 contro il Giappone. Cahill è il primo calciatore australiano a segnare una doppietta ai Mondiali, sempre nella stessa partita. Cahill è il primo e l'unico calciatore australiano a segnare in tre edizioni diverse e consecutive dei Mondiali. Il primo e l'unico a disputarne quattro di fila: 2006, 2010, 2014 e 2018.
GoalIn Russia non segna, ma se l'Australia è lì a giocarsi il Mondiale il merito è tutto suo. A 37 anni segna i due goal decisivi nello spareggio contro la Siria, entrambi di testa. Sì perchè nonostante i suoi 175 centimetri di altezza, Cahill salta sempre più in alto di tutti. Salta come i canguri della sua terra, con i quali si identifica dopo ogni suo goal con quell'esultanza, i pugni alla bandierina, diventata un marchio registrato.
"Quando gioco so che i difensori sono preoccupati; porto il mio cuore sulle spalle, non un semplice numero, e alla fine so che otterrò ciò che merito".
A proposito di esultanze, ce n'è un'altra, celebre e discussa, che segna la sua carriera. Dopo un goal segnato al Porstmouth, nel 2008, Cahill esulta mimando il gesto delle manette. Il riferimento è al fratello Sean, condannato a sei anni di carcere dopo una rissa in cui si è reso colpevole di lesione aggravate. L'esultanza di Cahill non viene digerita, specialmente dalla polizia, che la considera un cattivo esempio per i giovani. La risposta di Cahill, in poche parole, riassume il suo essere calciatore, il suo essere uomo.
"Puoi schierarti solo da una parte. Dalla parte della tua famiglia e della tua Nazione. Devi mostrargli rispetto a ogni livello. La gente sa come sono fatto, non mi nascondo".
Sono le sue orgini, le sue radici. Come la maglia numero 4, la prima che ha indossato da bambino e l'ultima che ha vestito da Leggenda con i colori dell'Australia. La 4? Per un attaccante? Effettivamente non è mai stato un vero attaccante. Ma nemmeno un centrocampista. E' semplicemente stato e sarà sempre Tim Cahill, in un Mondo o nell'altro.


