Dicono sia più facile fermare un treno in corsa che Theo Hernandez, a volte. E non lo ammettono certo per sciorinare chissà quale vistosa apparenza: il francese del Milan è sostanza, stupore reso concreto dallo scatto prepotente e inarrestabile.
Ha ragione chi dice che Theo Hernandez è innanzitutto il simbolo della squadra di Stefano Pioli, e poi il tutto il resto: perché di fatto è proprio così. La rinascita del Milan, o meglio, del Milan come noi adesso lo conosciamo, lontano dalle noie del recente passato e sempre più vicino all'affermazione calcistica, passa anche da quella dello stesso Theo Hernandez, accolto come un ottimo acquisto che avrebbe potuto dimostrare il suo talento, definitivamente, in rossonero, una volta non esserci riuscito al Real Madrid.
Non una meteora vicina al declino, né un talento riscoperto: semplicemente un giocatore da valorizzare ulteriormente. Pioli ci è riuscito. In una challange lanciata dal Milan su YouTube nel dicembre del 2020, Theo Hernandez ha sfidato Castillejo nella sfida dei "7 secondi": alla domanda sulle prime 5 parole in italiano che ha imparato le risposte, spontanee, dicono molto del giocatore francese: "Andiamo, allora, ancora, ora, capito".
"Andiamo", perché da solo va e fa andare i compagni, che lo seguono in scia, trascinati dai suoi strappi. "Allora", che possiamo tranquillamente trasformare in "all'ora", come i chilometri segnati in progressione. "Ancora", stupisce, nonostante sia alla sua terza stagione al Milan, rinnovando con prestazioni super il concetto di "giocatore fondamentale".
"Ora", perché è il presente e la certezza del club rossonero: colui che ha riportato indietro il tempo, quando necessario, richiamando alla memoria diversi giocatori del passato, abili ad arare la fascia, e che il tempo stesso ferma, facendolo proprio.
"Capito", la più importante, forse: perché finalmente lo è stato, appunto, capito. Come non è successo all'Atletico Madrid, nelle giovanili, o al Real, con cui ha raccolto 23 presenze: vincendo la Champions League, sì, e altri tofei prestigiosi. Ma a quale prezzo? La panchina: non certo il miglior modo per cambiare la storia del calcio.
GoalLui, che in qualche modo la sua impronta in questo sport la sta lasciando, definendo alla perfezione i contorni del "terzino moderno": nelle 7 gare disputate in questo campionato, Theo Hernandez ha fatto registrare 253 passaggi, con soli 40 di questi non andati a buon fine (con una percentuale di riuscita dell'84,1%). Per comprendere meglio questi dati, basti pensare che a parità di gare solo Tonali e Tomori hanno effettuato più passaggi (rispettivamente 370, 50 sbagliati, e 368, 45 sbagliati).
In totale, da inizio stadione, ha creato 9 occasioni tra quelle sugli sviluppi di palla inattiva-schema (1) e quelle in azioni in movimento (8): 3 di queste importanti (con una rete a San Siro contro il Venezia), come prodotto da Rebic, Saelemaekers e Tonali. I primi due giocatori offensivi, il secondo deputato alla creazione di chance. Per concludere la statistica è, insieme a Rebic e alla pari con Brahim Diaz, il giocatore del Milan che crea di più in movimento (per l'attaccante e il trequartista rossonero rispettivamente 14 e 8 occasioni create).
Un altro dato sicuramente interessante è quello relativo ai tocchi palla: anche in questo caso, come per i passaggi, con 412 tocchi è al terzo posto dei giocatori di Stefano Pioli dietro a Tonali (504) e Tomori (430). Che, poi, riassume il concetto di terzino moderno che, pur "arando" la fascia preferisce la costruzione dal basso al "dai e vai" in verticale.
GettyHa abbattuto anche l'ultimo muro che segnava il suo percorso: la convocazione nella Francia, a furor di popolo, conquistata alla fine di agosto è il risultato tangibile dell'impegno e dell'umiltà di un ragazzo che si è fatto strada attraverso i pregiudizi e le aspettative sul suo conto. Avrà anche la possibilità di giocare con il fratello, Lucas, in maglia "Bleus": si guarderanno, sorrideranno. Penseranno a quante volte l'hanno immaginata, una roba simile, da piccoli.
E' il giusto premio per chi non ha mai smesso di correre: da quando è arrivato in Italia anche in maniera esplosiva e senza fermarsi un attimo se non per ragionare e ascoltare Stefano Pioli, guida fondamentale verso la totale affermazione di se stesso e del concetto di "terzino moderno", continuamente rinnovato, di partita in partita, con forme sempre nuove, ma con il solito sorriso.


