Chiunque abbia un minimo di familiarità con i videogiochi - in particolare calcistici - conoscerà sicuramente l'ormai celeberrima sezione online FIFA Ultimate Team, fiore all'occhiello della serie prodotta da EA Sports: agli utenti viene offerta la possibilità di creare la squadra dei propri sogni tramite delle cosiddette cards, ognuna con un preciso costo a seconda della qualità totale del giocatore in questione. A meno che non ci si affidi alla dea bendata che, anche nel settore del gaming, non guasta mai.
Ebbene, chiunque abbia avuto modo di provare l'Ultimate Team di FIFA 21 si sarà certamente imbattuto in un portiere che, a prima vista, strappa la seguente domanda: chi è costui? Stiamo parlando di Nick Pope, saracinesca del Burnley e vero e proprio fenomeno videoludico capace di entrare in quasi tutte le squadre degli streamer più famosi su YouTube o Twitch. E non come semplice riserva, bensì da presenza fissa nell'undici titolare che di solito presentava nomi ben più altisonanti per quanto riguarda gli altri reparti.
Ma chi è Nick Pope, passato da uno stato di quasi totale anonimato ad una fama improvvisa? Nato il 19 aprile 1992 a Soham, cittadina del Cambridgeshire, è cresciuto nelle giovanili dell'Ipswich Town dove però non è mai riuscito ad esordire in prima squadra, finendo inevitabilmente nell'imbuto delle serie inferiori inglesi dopo l'acquisto, nel 2011, del suo cartellino da parte del Charlton. Tanti prestiti e una grande chance che sembra non voler proprio arrivare: nel 2013 Pope difende i pali del Cambridge United in quinta divisione, e questa la dice lunga su un'ascesa con pochi eguali, che lo porterà a vestire la maglia della nazionale dei 'Tre Leoni'.
Ad ogni rientro da un prestito, per Pope non c'è mai spazio tra i pali del Charlton (all'epoca militante in Championship): quel ragazzone alto quasi 2 metri non è ancora considerato pronto per fare il titolare, ma il problema maggiore risiede nello scarso impiego che le varie società a turno gli riservano. La svolta, però, gliela regala l'ennesimo prestito, stavolta in quarta divisione tra le fila del Bury: 22 presenze e soltanto 10 reti subite, con 13 clean sheet all'attivo. Numeri grandiosi che finalmente convincono il Charlton a puntare su di lui con maggiore regolarità nell'annata successiva.
La stagione 2015/2016 è nefasta per gli Addicks, retrocessi in virtù del terzultimo posto e della seconda peggior difesa del campionato con 80 goal al passivo: 33 di questi - quindi meno della metà - subiti in 24 apparizioni da Pope, lasciato in panchina da ottobre a febbraio in favore di Stephen Anderson. Insomma, le colpe della retrocessione non sono ascrivibili al suo rendimento e c'è anche chi, più in alto, si accorge finalmente di lui: si tratta del Burnley, neopromosso in Premier League e disposto a sfondare il muro del milione di euro pur di accaparrarsi questo giovane alla prima grande esperienza in carriera.
GettyLa stagione 2016/2017 può essere definita un apprendistato per Pope, schierato soltanto in quattro circostanze tra FA Cup e Carabao Cup, mentre per l'esordio assoluto nel campionato più bello del mondo bisogna attendere fino al 2017/2018: il classe 1992 si conquista fin dall'inizio una titolarità indiscussa che lo porta a far segnare uno dei migliori rendimenti in quel ruolo, talmente positivo da trascinare il Burnley verso un incredibile settimo posto finale con l'ammissione ai turni preliminari di Europa League. Impossibile, per Gareth Southgate, non accorgersi di tutto ciò: il 7 giugno 2018, il commissario tecnico inglese concede a Pope la gioia dell'esordio in nazionale nel finale dell'amichevole vinta per 2-0 sulla Costa Rica e, ancor più importante, la soddisfazione di far parte dei fantastici 23 che avrebbero poi preso parte ai Mondiali di Russia, conclusi al quarto posto.
"Se avrò nuovamente questa possibilità - dichiara Pope in un'intervista concessa a 'LancsLive' nel marzo 2021 - sarà un momento di orgoglio, alla nazionale non ci si abitua o annoia mai. Non vedi l'ora che arrivi la prossima partita. A causa della mia età non credo che riuscirò a raggiungere il traguardo delle 50 presenze, ma l'obiettivo è di farne il più possibile. La rivalità con Pickford? Io e lui abbiamo un ottimo rapporto".
Purtroppo per Pope, gli infortuni stravolgono anche il più roseo dei piani: un problema alla spalla gli fa saltare quasi del tutto la stagione 2018/2019, un'operazione al ginocchio non gli consente invece di rientrare tra i convocati di Southgate per la spedizione di Euro 2020, vinta dall'Italia nell'estate del 2021 ai danni proprio dell'Inghilterra nella finalissima andata in scena a Wembley.
Una medaglia d'argento sfumata dopo la popolarità conquistata grazie ai videogiochi e all'exploit del suo alter ego digitale in FIFA 21, dove il suo nome era una costante all'interno di Ultimate Team; non è dunque complicato assistere a partite con più di un Pope in campo, uno per squadra ovviamente, tanto da chiedersi il motivo di tale successo, non solo tra i gamer normali ma anche tra quelli più famosi e con diversi anni di esperienza videoludica alle spalle.
Come mai, un giocatore con un onesto overall di 82, rientrava quasi sempre nelle formazioni titolari facendo compagnia a gente molto più quotata? In primis il costo, variabile tra le 1500 e le 4000 monete, decisamente più accessibile rispetto alle astronomiche valutazioni di un Neuer o Alisson qualsiasi, comunque non esenti dal subire reti di diverso tipo: ad un prezzo conveniente ci si portava a casa un portiere d'oro raro (i maniaci di FIFA stanno di cosa stiamo parlando), con la prospettiva di mantenere elevato il budget riservato agli altri reparti. Solitamente, infatti, il videogiocatore tende a risparmiare per la porta, destinando le risorse maggiori in particolare al centrocampo e all'attacco, dove l'acquisto di vere e proprie stelle può fare la differenza. Insomma, nel caso di Pope il rapporto qualità/prezzo era più che ottimale, la classica opportunità da cogliere al volo.
Con i suoi 198 cm, peraltro, Pope era il portiere d'oro raro più alto davanti a Courtois: l'altezza è una caratteristica predominante per i canoni dell'estremo difensore moderno, un surplus prezioso in un calcio dove le doti fisiche spesso finiscono per prevalere su quelle tecniche, a meno che quest'ultime non siano di valore eccelso.
Ma guai a pensare ad un Pope scarso dal punto di vista tecnico: uno dei suoi punti di forza erano i saves with feet, ossia i salvataggi coi piedi, aspetto per nulla banale nella valutazione dell'acquisto di un portiere nel FIFA Ultimate Team. Parare con facilità con quattro arti anziché due è un fattore di enorme importanza, che riduce al minimo le possibilità di subire un goal. Una nota di merito spetta anche ai riflessi e al loro punteggio di 84, migliorabile addirittura fino ad un valore compreso nella fascia 90-99 grazie ad allenamenti costanti e mirati: inutile sottolineare, d'altronde, quanto degli ottimi riflessi risultino decisivi in chi è deputato a difendere i pali della porta.
Oggi Pope è ancora un tesserato del Burnley e nel frattempo ha aggiornato il suo score con l'Inghilterra ad otto apparizioni, l'ultima delle quali lo scorso 29 marzo nel 3-0 rifilato alla Costa d'Avorio in amichevole: sebbene non ai livelli di FIFA 21, anche nell'edizione successiva continua ad essere tra i preferiti degli appassionati, forse attratti da quell'aura di calciatore normale che in un mondo dominato dalla voglia di apparire è una piacevole mosca bianca. Con le ali e i guantoni, si intende.


