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Storie Mondiali - Francia ’98, quando un malore rischiò di uccidere Ronaldo il Fenomeno

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Stupore, paura, apprensione, sorpresa. Chi poteva immaginare che il più talentuoso e promettente giocatore di calcio, alla vigilia del più grande appuntamento della sua carriera e della sua nazionale, potesse rischiare di venir meno per un problema ancora oggi non del tutto noto?

È il 12 luglio 1998 e il Brasile si prepara ad affrontare la Francia nella finale dei Mondiali in terra transalpina. Ronaldo, che gioca quella partita nonostante un malore prima del match, il giorno dopo non riesce a scendere dall’aereo che riporta la nazionale verdeoro a Rio. Quella scaletta mobile diventa lo spartiacque di un momento che dura un’infinità per i tifosi, ma forse anche per l’attaccante brasiliano. Era il più forte del mondo, era il più famoso e il più idolatrato, in grado di umiliare difese e decidere da solo l’andamento di un’intera partita. Eppure, dinanzi a quella scaletta si pietrificò come qualsiasi altro essere umano. Vittima di un malore che, a oggi, ancora resta avvolto nel mistero.

In quell’estate del 1998, Ronaldo arriva alla kermesse internazionale con la maglia dell’Inter cucita addosso. Acquistato nel 1997, appena un anno prima dal Barcellona, era costato 48 miliardi di lire: la cifra valida per la clausola rescissoria richiesta dal club blaugrana per poter lasciare andare l’attaccante brasiliano. Con l’aggiunta di 3 miliardi di lire per un contributo Fifa, Ronaldo diventò, in quel momento, l’acquisto più costoso della storia del calcio. Nella prima stagione riuscì a battere anche un altro record segnando 25 gol, come nessun altro esordiente aveva mai fatto in Serie A. Alzò la Coppa UEFA a fine stagione, quello che poi sarebbe stato l’unico trofeo nella sua esperienza nerazzurra, ma la vinse da protagonista, soprattutto in finale contro la Lazio. Nel mezzo di quella stagione magica, Ronaldo vinse anche il Pallone d’oro nel dicembre del 1997. Una parabola che sei mesi più tardi l’avrebbe portato a essere protagonista anche del Mondiale in Francia.

Sono le due del pomeriggio e alla finale del Mondiale contro la Francia mancano appena sette ore. Un lasso di tempo lunghissimo per chi non vedeva l’ora di godersi, da tifoso terzo, lo spettacolo messo in campo da due nazionali che avevano dominato le rispettive sezioni del tabellone a eliminazione diretta. Ronaldo è nella sua camera d’albergo, nella stanza con Roberto Carlos. Racconterà, più avanti, di aver vissuto tutto all’improvviso, mentre stava parlando col suo compagno di squadra e di camera: la lingua gli si rovescia in gola, gli manca il respiro, la bocca si riempie di saliva che non riesce più a deglutire. Ciò che accade ha tutti i crismi di una crisi epilettica. Roberto Carlos si precipita dal dottore non appena sente i primi lamenti e torna con Cesar Sampaio ed Edmundo, che subito infilano le dita nella bocca del Fenomeno e gli vanno a srotolare la lingua, per evitare il soffocamento. Il dottore dirà che non si è trattato di una crisi epilettica e l’attacco era durato meno di un minuto.

Ronaldo viene trasportato d’urgenza in ospedale, a Parigi: lo accolgono nella clinica Les Lilas. La notizia viene tenuta nascosta e quando le formazioni ufficiali vengono annunciate, a un’ora dal fischio d’inizio della finale, Ronaldo in campo non c’è. Esce dalla clinica pochi minuti prima che il suo CT dirami le liste ufficiali agli organizzatori della FIFA, ma non è il caso di schierarlo titolare. Accanto a Bebeto c’è Edmundo, il numero 21, che dalla panchina si ritrova catapultato in campo per l’appuntamento più importante della sua vita. Serpeggia la curiosità tra i tifosi brasiliani e quelli francesi, che potrebbero provare a tirare un sospiro di sollievo, ma si lasciano colpire dall’incertezza: che cosa è successo a Ronaldo?

L’attaccante aveva giocato la semifinale del Mondiale con delle infiltrazioni; quindi, qualcuno inizia a pensare che il problema possa essere alla caviglia o al ginocchio: la condizione fisica non è ottimale e il CT magari vuole risparmiarlo per i minuti finali, per dosarlo. In una partita così importante sembra surreale come motivazione, ma i tifosi cercano di appigliarsi a qualsiasi evenienza, a qualsiasi possibilità, per scongiurare il peggio. In pochi pensano a una scelta tecnica, perché sebbene Edmundo fosse in grado di ben figurare accanto a Bebeto, non si poteva davvero credere che Ronaldo venisse messo da parte, quando l’intero globo aveva gli occhi puntati su di lui, sulle sue prodezze, sulle sue magie in campo.

Sugli spalti qualcuno inizia a mormorare e la notizia inizia a diffondersi: Ronaldo ha avuto un malore in albergo ed è stato colpito da una crisi epilettica, dicono i più. E non appena questa notizia sembra essere pronta a trovare confermare, l’ultima distinta che Zagallo, il commissario tecnico del Brasile, decide di presentare alla FIFA contiene il nome di Ronaldo negli undici titolari, lì accanto a Bebeto. È la dimostrazione che lo strapotere fisico del Fenomeno va oltre i problemi di salute, che l’adrenalina per quell’appuntamento doveva avere la meglio su tutto il resto e che, soprattutto, le voci che stavano andando a diffondersi tra tifosi e media non erano reali. Tutto doveva andare in una direzione opposta a quanto la gente stava iniziando a pensare: non è vero che Ronaldo è umano e può soffrire come tutti gli altri, perché lui è, appunto, il Fenomeno.

Brazil 1998Getty

Le squadre entrano in campo e Ronaldo è in fondo alla sfilata dei ventidue che si vanno a schierare a centrocampo per gli inni e le foto di rito. Mentre intona l’inno di indipendenza sulle note di Francisco Manuel da Silva, stringe forte la mano di Leonardo, che gli sta accanto, mentre lo sguardo sembra quasi spento, come se fosse da un’altra parte. Il suo corpo, però, è lì in campo e la partita deve iniziare. Dopo 27 minuti di gioco la Francia riesce a passare in vantaggio con un colpo di testa di Zidane: i transalpini mettono la partita in discesa sin da subito, dimostrando di essere superiori agli avversari brasiliani. La partita, però, è lunga e per i tifosi verdeoro le emozioni non sono finite: pochi minuti dopo la rete che sblocca il risultato, Barthez e Ronaldo si scontrano in area nel tentativo di recuperare un lancio di Dunga. I due cadono a terra apparentemente in condizioni precarie: c’è apprensione per Ronaldo, che in campo non sta offrendo la sua miglior prestazione e sta apparendo avulso dal gioco. Lo staff medico interviene tempestivamente e la paura sparisce subito, rimettendo in piedi entrambi. Prima dell’intervallo a non stare più in piedi è il Brasile, però, perché Zidane segna anche il 2-0.

Nella ripresa il Brasile prova a darsi una scossa e la migliore occasione finisce sui piedi di Ronaldo, con un tiro parato da Barthez senza problemi. Dechamps e Karembeu alzano una diga a centrocampo e il gioco di Leonardo e Rivaldo non riesce a trovare sbocchi, fino al definitivo KO in pieno recupero firmato da Petit su assist di Vieira. Ronaldo resta in campo per tutta la partita, mentre Edmundo entra al posto di Cesar Sampaio al 73’. Il Fenomeno sparisce tra le urla in festa dei francesi, mentre la Seleçao alza bandiera bianca, abbandonata dal suo più grande talento. Si rifaranno nel 2002, ma intanto l’immagine di Ronaldo che si gela dinanzi a quella scaletta dell’aereo che lo riporta a Rio resta nella nostra testa.

Mario Zagallo Ronaldo France 1998Getty

In un’intervista alla BBC, diversi anni dopo, Ronaldo ha dichiarato di aver perso coscienza per circa quattro minuti dopo le convulsioni che spinsero Roberto Carlos a convocare il medico. Poi, sempre il Fenomeno, parlando con Zagallo si era preso la responsabilità di scendere in campo e difendere quella competizione che il Brasile stava andando a conquistarsi soprattutto grazie a lui. Non sarebbe stato giusto lasciarlo fuori proprio il giorno della finale. La vicenda, nonostante l’ammissione di Ronaldo a posteriori, ai tempi provocò non poco scalpore nelle aule di tribunale, soprattutto per il timore che dietro quella costrizione di mandare in campo un giocatore sofferente non vi fosse la pretesa degli sponsor. L’udienza non affermò questa versione dei fatti e finì per affossare ogni possibile versione di chi pensava che quella tra Ronaldo e Zidane dovesse essere una sfida Nike contro Adidas.

Ciò che accadde a Ronaldo, in quello sfortunatissimo pomeriggio del luglio del 1998, fu la contrazione del glomo carotideo. Ad accertarlo furono Bruno Carù, cardiologo del Brasile, insieme a Volpi, medico sociale dell’Inter all’epoca: la documentazione che arrivò loro conferma un problema cardiaco, manifestatosi a causa di movimenti innaturali del collo da parte di Ronaldo, che condizionò la regolazione della frequenza cardiaca. Un evento tanto fortuito quanto raro per il Fenomeno, che per qualche secondo sembrò quasi morto a causa di una frequenza cardiaca molto bassa. Qualcuno pensò fosse stress, altri decisero di somministrargli dei tranquillanti per l’epilessia, che ne compromisero di molto la prestazione in campo, persino per un atleta come lui.

Esiste una seconda versione dei fatti, che coinvolge Livio Toledo, che all’epoca era il medico sociale della nazionale brasiliana. Il mix di cortisone che era stato preparato per far sì che Ronaldo potesse regolarmente giocare la finale gli provocò una reazione allergica, che portò il Fenomeno ad avere le convulsioni. Per fare in modo che la crisi venisse superata, gli sarebbe stata poi somministrata una seconda dose di ansiolitici, che avrebbero avuto lo stesso effetto dei tranquillanti per l’epilessia. Insomma, qualunque possa essere la verità dei fatti e di ciò che accadde in quelle ore, durante le quali persino Zagallo venne tenuto all’oscuro di tutto, venendo a sapere dell’indisponibilità di Ronaldo soltanto alle 17:00, rimarrà un mistero. Ciò che è certo è che il Mondiale di Ronaldo si fermò in semifinale, impedendogli di scendere in campo come tutti avrebbero voluto, lui per primo, in quella finale.

Non ebbe mai più problemi cardiaci, né venne dimostrato che soffrisse di epilessia. I suoi limiti, negli anni, sarebbero stati solo fisici, a quel ginocchio che già aveva iniziato a dare problemi nel 1998. Nel 2002 si vendicò di tutto vincendo il Mondiale da protagonista, ma quei fantasmi non li ha mai scacciati del tutto, perché quell’evento, ancora oggi, resta una imponderabile e imperscrutabile vicenda che nessuno avrebbe mai voluto vivere o conoscere.

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