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Storie di Calciomercato, Pato-TevezGoal

Storie di Calciomercato - L’intreccio tra Pato e Tevez: l’affare di Galliani fermato dal cuore di Berlusconi

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Il 2 agosto del 2007 la storia del Milan decide di arricchirsi di un altro record: per 22 milioni di euro, la cifra più alta mai spesa per un giocatore minorenne, arriva alla corte di Silvio Berlusconi Alexandre Pato, che si unisce ufficialmente al club rossonero, in partite ufficiali, soltanto il 4 gennaio 2008. La FIFA, infatti, impedisce ai giocatori non maggiorenni di essere tesserati dopo un trasferimento internazionale. Tra partite amichevoli e allenamenti a Milanello, Pato attende il proprio momento per firmare quel quinquennale da due milioni a stagione che lo porta, di anno in anno, con quella maglia numero 7 sulla schiena, a diventare un vero e proprio idolo della curva rossonera.

La carriera di Pato si lasciò caratterizzare da una serie di infortuni, ma anche di giocate incredibili, che ne esaltarono in più di un’occasione il talento nitido e puro sul quale aveva deciso di investire Berlusconi. La prima stagione si concluse con 9 gol in 20 partite, in appena sei mesi, ma già nel 2009, nonostante una indimenticata doppietta al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid, la condizione fisica iniziò a risentirne, trasformandolo in una cristalliera fin troppo fragile per il ruolo che ricopriva. Nonostante i diversi stop, tra cui uno che lo tiene fuori due mesi nella stagione 2010/2011, riesce ad arrivare al record di 50 goal in partite ufficiali con il Milan, il più giovane a farlo in così poco tempo e alla sua età. Protagonista indiscusso dello Scudetto di quell’anno, il 2 aprile 2011 realizza una doppietta nel derby contro l’Inter vinto 3-0 che permette ai rossoneri di allungare sugli avversari e festeggiare la vittoria il 7 maggio successivo. Dopo aver trionfato anche nella Supercoppa Italiana il 6 agosto, sempre contro l’Inter, inizia il grande calvario di Pato, che in due anni riuscirà a scendere in campo appena 25 volte, senza mai riuscire a disputare una gara per l’intera durata.

Arriva il Natale del 2011 e Pato, che arriva da una stagione ad altissimi livelli, non offre più garanzie fisiche: Galliani prova a mettere in piedi, quindi, lo scambio che permetterebbe ai rossoneri di guadagnarne economicamente e anche tecnicamente. Lo propone al Paris Saint-Germain con l’obiettivo di andare poi a prendere Tevez dal Manchester City. Pato percepisce lo stato di non più gradito in maglia rossonera ed esprime il proprio dissenso per la sua attuale condizione: se dovesse essere costretto a lasciare il Milan sarebbe pronto a farlo. Forse a malincuore, ma forse anche accettando di non essere più coccolato come un tempo. Ora la palla passa a Galliani.

Niente colpo del condor dell’ultimo minuto, perché l’amministratore delegato del Milan non perde tempo e il 12 gennaio si lancia all’accordo con il Paris Saint-Germain. C’è Leonardo a gestire gli affari di Parigi e con lui si trova una quadratura del cerchio: 35 milioni, bonus compresi, per il cartellino di Pato, mentre al giocatore andranno 7 milioni all’anno. Trovato questo accordo manca quello col Manchester City: Galliani vola a Londra e prova a chiudere l’affare con un prestito più 20 milioni di euro di riscatto. Insomma, 15 milioni intascati e un giocatore fragile sostituito con una certezza del calcio europeo che avrebbe rinforzato la squadra campione d’Italia in carica. Sembrava tutto fatto.

Pato Milan NapoliGetty

In quel periodo, chi ne ha memoria e aveva vissuto il calciomercato del 2012, inizia a prendere piede il nome di Kia Joorabchian, mediatore anglo-iraniano che gestisce gli interessi di Tevez. Diventa in pochi giorni l’uomo più nominato e chiacchierato del calciomercato italiano e tutti i tifosi e gli appassionati di calcio del nostro Paese iniziano a conoscerlo. Galliani riesce a sedersi a tavola con lui, la foto che vede tutti e tre, compreso Tevez, fa il giro dell’Italia: l’affare è praticamente fatto. L’Inter, che aveva provato l’inserimento, si defila e lo stesso Moratti conferma: sarà rossonero. Un altro sgarro importante, in quel periodo, subito dopo che Galliani si era assicurato Sulley Muntari, in scadenza di contratto con l’Inter e pronto a firmare con il Milan da svincolato.

Dietro quell’affare per Tevez si registra anche la regia di Enrico Preziosi, che da presidente del Genoa avalla la cessione anche del giovane Merkel nell’affare con il Manchester City. Il centrocampista all’epoca era una delle quattro comproprietà tra i due club, tra cui anche El Shaarawy e Boateng. Insomma, tutti gli incastri ci sono, ma all’improvviso arriva la telefonata di Silvio Berlusconi: Pato non si cede. 23 anni, pronto a rientrare dopo i lunghi infortuni, resta un prospetto per il futuro del Milan, più di Tevez, che a 28 anni non ha mai giocato in Serie A e sarebbe una scommessa.

Dietro quella decisione si è detto ci fosse anche l’interesse di sua figlia Barbara, la cui storia d’amore con Pato era cosa più o meno nota: la partenza del giocatore verso Parigi avrebbe distrutto il rapporto e la relazione, aspetto che Berlusconi non avrebbe potuto sopportare. Così, il padre decide di accontentare la figlia e rinuncia a un affare che avrebbe consegnato alla Serie A la coppia Ibrahimovic–Tevez, ma che soprattutto avrebbe evitato al Milan di dover cedere Thiago Silva l’estate successiva, proprio al Paris Saint-Germain di Leonardo. In quella stessa finestra di mercato, tra l’altro, se ne andò anche Zlatan, sempre direzione Parigi, quasi come se si fosse trattato di un conguaglio.

Pato Barbara BerlusconiGetty

Anni dopo Pato ha dichiarato che quel trasferimento lo avrebbe avallato, come d’altronde si era già immaginato nei giorni precedenti. Al Paris Saint-Germain in quell’anno l’allenatore era Ancelotti e per stessa ammissione dell’attaccante brasiliano, l’offerta era incredibile. “Mentalmente ero distrutto” ha poi detto negli anni a venire, soprattutto nel momento in cui si ritrovò nello scomodo ruolo di colpevole del mancato arrivo di Tevez, con i tifosi convinti che lui non volesse staccarsi dai rossoneri: “Silvio mi disse di rimanere” ha ammesso, confermando che la decisione fu del patron.

Nell’estate del 2013, un anno e poco più dopo, il Milan ci riprovò per Tevez, ma a spuntarla fu la Juventus, per 9 milioni di euro più 6 di bonus. In quegli anni vinse due volte lo Scudetto e una Coppa Italia, oltre a una Supercoppa italiana, arrivando a disputare la finale di Champions League persa contro il Barcellona per 3-1. La sua esperienza in Italia durò solo due anni, per poi decidere di tornare nel 2015 in Argentina, al Boca Juniors. Pato, invece, il 3 gennaio 2013, un anno dopo l’affare sfumato col PSG, venne ceduto al Corinthians per 15 milioni di euro, senza essere riuscito ad attirare su di sé l’attenzione di un altro club europeo. Ha dovuto attendere il 2016 per riprovarci, stavolta con la maglia del Chelsea per appena sei mesi: due presenze e una rete per lui con i Blues, segno di un’epoca conclusa e che attualmente vede Pato svincolato dopo aver giocato un anno con l’Orlando City e una carriera lontana dai riflettori del calcio che conta.

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