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Spinazzola Italy TurkeyGetty Images

L'annuncio di Spinazzola: "A fine novembre torno in gruppo, per me è una grande cosa"

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Pochi mesi, poi lo rivedremo in campo: per Leonardo Spinazzola sarà un ritorno strano, ma speciale, dopo un periodo vissuto tra alti e bassi dal punto di vista personale. Tutti in Italia lo aspettano, dopo la conquista degli Europei in cui è stato fondamentale per l'Italia.

La Coppa l'ha alzata insieme ai suoi compagni, a Wembley, anche se avrebbe voluto farlo scendendo in campo: non gli è mai mancato il sostegno del gruppo e di un Roberto Mancini che gli è sempre stato accanto.

"Non mi sarei mai aspettato l'infortunio, anche perché stavo da Dio: mi sentivo volare in campo. Penso che Mancini mi voglia tanto bene, mi stuzzicava sempre: non fare questo, non fare quello. E' un bene quando una persona ti sta addosso: significa che ti vuole bene, no?"

Adesso lavora per riprendersi la Serie A con la Roma di José Mourinho, che non ha mai fatto mistero della voglia di riaverlo a disposizione, con i tempi giusti. Per Spinazzola, che si è aperto ai microfoni di "Ti Sento", programma in onda sulla RAI, sarà un passo importante.

"A fine novembre torno in gruppo, che non significa giocare, ma respirare l'aria di squadra. È già una grande cosa: una scaletta mentale, l’equilibrio. Mi auguro accada, perché vorrebbe dire che sta andando tutto alla grande: che corro, prendo la palla e scatto".

Un periodo assai complesso, raccontato nel suo libro, "Buongiorno, Campioni", uscito nella giornata di oggi e scritto con il giornalista Alessandro Alciato: il libro è disponibile nelle librerie e negli store online, e il ricavato delle vendite dello stesso verrà devoluto in beneficienza all'Associazione Bambino Gesù Onlus dell'Ospedale Pediatrico di Roma.

Non è stato sempre semplice, però, essere Spinazzola.

"Ero piccolo, andavo alle medie. Mi prendevano in giro, mi dicevano ‘castoro’ perché avevo i denti grandi, all’infuori. È continuato sino ai 14 anni. `Siamo tre papà castoro´, mi cantavano. Mi arrabbiavo: crescendo ho capito che il mio sorriso sia la cosa più bella che ho. A chi viene bullizzato dico: siete migliori di loro, perché chi parla tanto degli altri non è molto sicuro di se stesso".

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