Serviva la consacrazione europea e puntualmente è arrivata. Nella notte che incorona l'Italia campione d'Europa per la seconda volta nella sua storia, brilla la stella di Leonardo Bonucci.
Il numero 19 della nazionale, è stato protagonista di una campagna continentale che ha rasentato la perfezione, impreziosita dal goal in finale all'Inghilterra che ha rimesso in carreggiata gli Azzurri, prima di mettere la firma anche nella serie dei tiri dagli undici metri che hanno regalato il trofeo alla nazionale tricolore.
Titolare inamovibile al centro del pacchetto difensivo a disposizione di Roberto Mancini, il calciatore di proprietà della Juventus ha raccolto il primo successo della sua carriera in ambito europeo riscattando la finale di nove anni fa dove l'Italia venne travolta dalla Spagna con un roboante 4-0.
Questa volta, però, la musica è stata decisamente diversa. Stavolta le lacrime hanno lasciato spazio alla gioia e all'euforia per aver aggiunto un'altra tacca ad una carriera piena zeppa di vittorie che lo proietta di diritto nella storia del calcio italiano. Tra i più vincenti di sempre.
Storia. Un termine non casuale perché l'Italia, da sempre tradizione di grandi difensori, ha trovato nel centrale viterbese - a braccetto con l'inseparabile Giorgio Chiellini - un degno erede all'interno della grande dinastia dei centrali che hanno fatto la storia del pallone nostrano.
All'interno del gruppo di Mancini, Bonucci si è rivelato un vero e proprio valore aggiunto, riferimento tecnico e morale all'interno di uno spogliatoio che dall'approdo del 'Mancio' nel 2018 è gradualmente cresciuto in fiducia e consapevolezza nei propri mezzi.
Un leader. Un punto di riferimento. Capace di serrare le fila dietro, di blindare la difesa azzurra nella fase a gironi, concedendo soltanto tre reti in tutta la rassegna (di cui una su calcio di rigore) inanellando prestazioni di altissimo profilo. Capace soprattutto di rispondere presente nei momenti che contano, in quei frame in cui il pallone ha un 'peso' differente rispetto all'ordinario.
Vedere per credere i rigori calciati in maniera chirurgica contro Spagna e Inghilterra, tasselli utili per proseguire il percorso verso un sogno. Due piccoli mattoncini dal valore specifico enorme, inframezzati dalla zampata vincente con la quale ha infilato Pickford nella notte di Wembley che questo sogno lo ha trasformato nella più entusiasmante della realtà.
"Un goal storico, è un sogno che si avvera. Devo dire che il grande merito va al mister e al gruppo. Abbiamo cominciato a crederci quando ci siamo ritrovati in Sardegna, c'era qualcosa di diverso rispetto al passato. Ora siamo leggende".
Leggende. Con il proprio nome marchiato a fuoco nella storia della nazionale italiana al culmine di una notte indimenticabile:
"E' un godimento assurdo, 65.000 persone che se ne sono andate prima della promozione. Stiamo godendo. Mi dispiace per i tifosi inglesi, ma l'Italia ha dimostrato di nuovo di avere qualcosa in più. L'avevamo detto, attorno a noi solamente un contorno. E' la notte più bella della mia vita. credevano che la coppa rimanesse a Londra invece torna con noi a Roma".
