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Da "La Roseraie" alla consacrazione: ascesa, caduta e rinascita di Sofiane Boufal

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Quando Dusan Tadic esce dal campo, i tifosi dei Saints presenti a St. Mary’s sono un misto tra stupore e rassegnazione: al limite, preoccupati. È una stagione “media”, quella del Southampton, reduce da un ottavo posto in Premier League e da un’annata che non solo ha visto l’allora formazione di Claude Puel giocare stabilmente in Europa League, ma anche arrivare in finale di Carabao Cup, poi persa contro il Manchester United nonostante la doppietta di Manolo Gabbiadini, a Wembley.

È diversa, comunque, la squadra di Mauricio Pellegrino, che ha ereditato dal francese una panchina che a stento è riuscita a sopportare il peso delle aspettative: e infatti, all’81’ della sfida contro il WBA, il risultato racconta di uno 0-0 scialbo e privo di emozioni. La sostituzione di Tadic è una mossa disperata. È possibile riassumere quel che avviene dopo, invece, con un termine ben preciso: “metafisico”. Nel senso stretto del termine: “oltre” la dimensione “fisica”.

C’è da aprire una parentesi: a prendere il posto di Tadic è Sofiane Boufal. I tifosi lo conoscono bene: è arrivato un anno prima dal Lille, ma non ha rispettato le aspettative. Alte, è bene precisarlo: siamo nel 2016 e i prezzi dei cartellini dei giocatori non sono ancora impazziti. Il record per un trasferimento in entrata effettuato dai Saints è di 15 milioni di sterline ed è l’acquisto di Pablo Daniel Osvaldo dalla Roma, nel 2013. Nulla a che vedere con tutto ciò che avviene attualmente in Premier League. Ecco: Boufal, comunque, con 16 milioni di sterline diventa l’acquisto più costoso della storia del Southampton, un club che ha sempre costruito le sue basi, e le sue fortune, sui movimenti intelligenti e sulla valorizzazione di giocatori, poi rivenduti a peso d’oro.

Le motivazioni che spingono i Saints a infrangere il precedente record di mercato sono diverse: Boufal, innanzitutto, è un giocatore che si è fatto da solo. È cresciuto nell’Angers, che altro non è che la squadra della città in cui ha vissuto sin da bambino: c’è un certo simbolismo anche in questo. Il suo quartiere, “La Roseraie”, prende il nome dal giardino con le rose che nasceva in quella zona: lui, come una rosa sbocciata con spine troppo ingombranti per affermarsi in tutta la sua bellezza, con la maglia dei Noirs et Blanc praticamente ci dormiva, nonostante le difficoltà.

Sofiane, da piccolo, ha una corporatura parecchio diversa rispetto agli altri: è minuto, non è robusto, non è forte. È basso, anche: in quella generazione vuol dire soprattutto dover fare i conti con i pregiudizi e la diffidenza di tutto l’ambiente. Eppure ci è riuscito: ha aiutato l’Angers a ritornare in Ligue 1 dopo 21 anni, nel 2015, chiudendo il cerchio. Prima di andare: a volerlo al Lille è Herve Renard. Sì, quell’Herve Renard. Ora: di base Boufal è nato a Parigi e può scegliere di giocare per la Francia. Le buone prestazioni con il Lille, tra l’altro, suggeriscono una sua prossima convocazione, se non fosse per quel consiglio di Renard di provare a brillare con il Marocco, la patria dei suoi genitori. Ottima chiamata.

Dopo queste premesse ammettiamo che ritornare a St. Mary’s, a quel giorno di ottobre del 2017, e dare un senso alle facce perplesse dei tifosi dei Saints al momento del suo ingresso in campo appare quantomeno complesso. “Credo che questo sia il miglior posto per continuare la mia crescita”: in verità, col senno di poi, Boufal aveva ragione. Solo in modo diverso.

All’85’ della sfida contro il WBA prende palla nella sua metà campo e rimbalza su Nyom, aggirandolo: poi supera Livermore allungandosi il pallone. Contropiede. Livermore lo guarda, poi allarga e alza le braccia, lamentandosi coi compagni, mentre Nyom insegue Boufal alla disperata abbattendo Dawson. Sembra la scena di un film. Sofiane, intanto, è al limite dell’area: sfida McAuley, guadagna il destro e batte Foster all’angolino. I Saints vincono.

Quello siglato a St. Mary’s viene eletto miglior goal dell’intera stagione di Premier League, ma non basterà a riabilitare l’immagine di Boufal: non sarà sufficiente, pensate, neanche la consapevolezza che quei punti conquistati contro il WBA serviranno al Southampton a raggiungere la salvezza. Perché come la più bella delle rose di “La Roseraie”, Sofiane ha spine pericolose.

Sei mesi dopo viene messo fuori squadra: nel corso della gara contro il Chelsea l’attaccante marocchino si rifiuta di ascoltare le indicazioni di Mark Hughes (nel frattempo subentrato a Pellegrino) in una delle partite più strane della storia dei Saints. Al 60’ il risultato è di 2-0: al 78’ è di 2-3. Hughes si gira verso la panchina e chiede a Boufal di entrare: la risposta è un secco “No”.

“Sfortunatamente Sofi ha commesso un errore che ha riconosciuto, scusandosi con me in primis. Per adesso si allenerà con l’Under 23: ha bisogno di ricostruire la fiducia che la squadra aveva in lui. Non possiamo permetterci distrazioni. Tornerà con noi”.

E invece no: stagione finita. Rimane un altro anno, poi vola in Spagna, in prestito al Celta Vigo: di quest’esperienza vale la pena ricordare un dato emblematico. Boufal, al termine del campionato 2018/19, è il miglior dribblatore della Liga, con 144 dribbling compiuti. Dopo di lui c’è Lionel Messi, con 133.

Oggi a Sofiane è associata l’immagine dei festeggiamenti all’Education City Stadium, dopo la partita contro il Portogallo: il ballo con la madre e la gioia. Il simbolo della sua rinascita: sempre nel 2018, dopo tutto quello che è successo ai Saints, riceve una “pugnalata” alle spalle da Renard, colui che gli ha consigliato di vestire la maglia del Marocco e lo stesso che decide inaspettatamente di non convocarlo per i Mondiali in Russia.

Anche per questo motivo quanto avvenuto in Qatar è speciale: ha 29 anni, Sofiane, e per ritornare ai suoi livelli è dovuto tornare ad Angers, nel 2020, dopo un’altra sfortunata parte della sua esperienza al Southampton. Said Chabane, presidente dei Noirs et Blanc, ha ammesso di non poterlo trattenere, soprattutto dopo l’impresa con il Marocco. Il ritorno a casa gli ha permesso di esordire in Ligue 1 contro il Metz, nell’ottobre del 2020, ma quel che conta, comunque, è che è riuscito a tagliar via le spine: oggi Sofiane Boufal è solo una rosa.

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