Sole, mare, buon cibo, calore: in poche parole, origini. Quelle che Simone Lo Faso, seppur a centinaia di chilometri di distanza, non separerà mai dal suo quotidiano. Per lui Palermo significa amore e speranza, il trampolino da dove ha spiccato un volo ridimensionato da un timing non allineato ai momenti top. Ma risalire si può, perchè parliamo di un classe '98.
Che meraviglia giocare in Serie A con la squadra della tua città: la maglia rosanero, addosso a Lo Faso, nel debutto in A datato 6 novembre 2016 appare ancor più sgargiante. Merito di Roberto De Zerbi, uno dei 5 allenatori transitati per l'Isola nella maledetta stagione culminata con la retrocessione in B, che definì Simone "il talento più puro mai allenato in carriera".
In quel gioiellino tutto rapidità e fantasia, soprannominato simpaticamente 'Il Ballerino' per via delle eleganti movenze sul prato verde e nel giro delle Under azzurre, c'era qualcosa di magico: troppo positive le referenze per non considerare Lo Faso una promessa.
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GettyUna promessa che a 13 anni si era armata di coraggio e fa le valigie tagliando in due l'Italia col sì al Siena, vivendo una parentesi importante ai fini della crescita umana e professionale.
"In quel momento era in Serie A ed era uno dei migliori settori giovanili - ha ricordato l'attaccante in un'intervista di dicembre a 'SerieD24.com' - Ero lontano da casa, inizialmente soffrivo, ma a quell'età cucinavo e mi facevo il letto".
Un biennio in bianconero, poi il rientro a casa: Palermo rappresenta la comfort zone, ma anche un punto di partenza.
"Tornato, mi sono proiettato nel calcio dei grandi. De Zerbi lo sento spesso. Per me è stato un padre calcistico, ero giovane ma già avevo capito che quell’allenatore era un fenomeno".
"Ricordo che giocavamo un Cagliari-Palermo, poi avremmo affrontato il Milan. Mi riscaldai senza entrare. Dopo la partita mi chiamò in uno stanzino dicendomi che non voleva rovinarmi un esordio con la sconfitta e di prepararmi in vista della partita contro il Milan. Diamanti in quella settimana, dopo ogni partitella, diceva a De Zerbi di farmi giocare. Parliamo di un allenatore che lavora su ogni dettaglio, non a caso oggi tiene testa al Liverpool in Premier League".
"Un'altra figura essenziale per me è stata Gianni Di Marzio - ha aggiunto - Quando ero a Palermo mi disse che la prima giocata nella mia mente il giocatore di Serie A l'aveva già letta e di fare quindi l’opposto. Ancora oggi mi porto dietro questa frase. Sono persone che fanno bene al calcio".
Dalla Vis Palermo al Palermo, la parentesi di Siena, il dietrofront, l'esordio da sogno a 18 anni contro il Milan ed un'altra decina di presenze. Gli ingredienti per vedere sulla cresta dell'onda colui che in molti definivano 'il nuovo Miccoli', ci sono tutti.
"Vicino casa mia non c'erano scuole calcio, giocavo in strada o al parco, poi ci siamo trasferiti e mi sono iscritto. Nelle amichevoli con il Palermo io riuscivo sempre a segnare".
"Se ci penso mi vengono i brividi. Sono partito dai pulcini, facevo il raccattapalle, vedevo lo stadio pieno, il Palermo di Miccoli, Dybala, Pastore. Giocare per la città dei miei genitori, dei miei amici è il massimo dell'ambizione".
Ma il mondo del pallone corre troppo veloce, per il romanticismo spesso non c'è spazio e i treni vanno presi: su quello per Firenze nel 2017 Lo Faso sale dopo i rumors che lo accostavano a Monaco, Sassuolo e perfino al Milan.
GettyL'inizio del sogno, purtroppo per Simone, però si trasforma nel peggiore degli incubi: ad aprile 2018, dopo aver debuttato in viola a Benevento subentrando a Federico Chiesa (a cui farà seguito un'ulteriore presenza), l'attaccante si ritrova in infermeria.
"Ebbi molta pazienza, da ottobre tornai in campo a marzo. Pioli aveva fiducia in me e diceva che mi avrebbe fatto giocare. Dopo la seconda partita però, in un allenamento, mi ruppi il perone della caviglia. Iniziò un lungo calvario".
E' qui che si vede il carattere, è qui che si nota l'amore per il calcio: perchè quando coltivi l'ambizione che avevi da bambino, nulla o quasi può fermarti.
"Era tutto così bello che con il tempo devi metabolizzare e fare una scelta: vivere nei ricordi o non accontentarsi. Per me la testa è il 90% di un giocatore. Tanti non escono dal tunnel degli infortuni, io fortunatamente mi sono rialzato. L’importante è saperle affrontare ed uscirne nel migliore dei modi, essere sicuro di poter tornare su quei campi".
Il magic moment diventa una strada buia ed incerta: la Fiorentina non riscatta Lo Faso, che torna al Palermo ma è colpito da altri guai fisici e in cadetteria inanella appena 2 gettoni. Al termine del 2018/2019 il Palermo fallisce, così il suo cartellino viene acquistato dal Lecce. Un divorzio forzato che fa male, ma che gli spalanca nuovamente le porte della A grazie al ritorno in massima Serie dei salentini dopo annate complicate.
"Si tratta di un calciatore giovane di grande prospettiva - dichiarò l'allora ds giallorosso Meluso durante la presentazione di Lo Faso - Ha sottoscritto un contratto biennale con opzione per altri due".
Un matrimonio che sembra promettere bene, invece Simone al Lecce gioca soltanto una volta in Coppa Italia e nel mercato invernale viene spedito in prestito al Cesena, in Serie C.
"In rosanero avevo conosciuto il mio momento più difficile con una serie di infortuni che avevano fatto seguito alla frattura del perone rimediata a Firenze - le sue parole durante la conferenza di benvenuto in Romagna - Quando non giochi devi comunque farti forza e capire che è tutta esperienza, perché lavorare con un gruppo che partecipa alla serie A è importante. In quei momenti devi dare il massimo, poi la società ha fatto le sue valutazioni e io voglio ringraziare il Lecce perché mi ha fato la possibilità di trasferirmi in un club importante come il Cesena".
"Qualcosa delle mie qualità si è intravisto, ma adesso voglio fare molto di più: Cesena è la piazza ideale per me e so che dovrò lavorare molto per guadagnare il mio spazio e rendermi utile alla causa bianconera".
La fortuna non sembra essere dalla parte di Lo Faso, che colleziona 3 presenze e si ritrova nel pieno della pandemia: campionati minori sospesi e prestito al Cesena praticamente azzerato. Il Lecce nel frattempo è retrocesso in Serie B e ci si aspetta che il suo investimento venga sfruttato, invece il feeling non sboccia e a metà del 2020/2021 le parti risolvono il contratto.
Dal Salento alla Pistoiese, dove Lo Faso resta qualche mese e retrocede in D con gli arancioni. I Dilettanti: per chi cullava ben altre ambizioni può risultare uno smacco, invece la personalità al ragazzo non manca e di abbattersi non se ne parla nemmeno.
InstagramSimone ritrova morale e continuità su input di Michele Criscitiello, giornalista di 'Sportitalia' in quel momento numero uno della Folgore Caratese.
"Sarà la mia prima volta in Serie D, ma non mi dispiace affatto perché sentendo il presidente Criscitiello è un campionato molto competitivo. Abbiamo subito trovato l’intesa di massima e questa è la migliore soluzione per me, quindi, ad oggi sono contento di dire che ho preferito stare in un posto dove giocare ed esprimermi, dare una grande mano e dove mi posso sentire importante piuttosto che in altri posti in cui non lo sono".
In effetti le cose girano finalmente nel verso giusto, con un Lo Faso titolare che contribuisce all'approdo ai playoff dei brianzoli, chiudendo la scorsa stagione a quota 4 goal e 2 assist in 33 partite.
Un restyling nello spirito e nelle ambizioni che in estate gli regala la chiamata di una nobile decaduta: il Livorno.
"Livorno significa rinascita. Sia per me che per la società - ha dichiarato presentandosi a stampa e tifosi - Avevo bisogno di quello che mi è stato proposto. Era quello che aspettavo e speravo. In questi anni grazie all'aiuto della mia famiglia ho cercato di non pensarci molto. Ci sono momenti in cui ti senti quasi solo, ma i miei genitori non mi hanno mai abbandonato. Questa potrebbe essere la stagione decisiva per la mia carriera".
Tra scampoli e chances da titolare, il 2022/2023 di Lo Faso si è chiuso on 4 goal e 4 assist
"Qui sembra di giocare nei professionisti. Una piazza del genere, con dei tifosi così attaccati alla maglia, brave persone, sono fattori che permettono ad un giocatore di esprimersi al meglio. Qui si respira calcio. Per questo voglio crescere insieme ai miei compagni e raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Intanto voglio crescere con il Livorno, concentrarmi sul presente".
Presente divenuto passato, mentre attualmente Lo Faso gioca al Siracusa, sempre in Serie D, dopo il trasferimento di gennaio 2024.
Ora è necessario riciclarsi mentalmente per riprendersi ciò che scelte e sfortuna gli hanno tolto: la 'mission' di Lo Faso, a 25 anni, è più che possibile.
