È il 15 maggio 2016 e si disputa l’ultima partita di un campionato che per la Lazio si è rivelato estremamente deludente. All’Olimpico, si gioca in notturna, arriva la Fiorentina di Paulo Sousa che, dopo essere passata in svantaggio dopo appena 2’, colpita da un goal di Lulic, prima pareggia al 31’ con Vecino e poi dilaga imponendosi per 4-2.
Quella partita sembra lo specchio di un’annata che nei pensieri di molti sarebbe dovuta andare in maniera diversa, ma che è scivolata via senza grandi gioie e si chiuderà con un ottavo posto finale in Serie A. Sulla panchina di quella Lazio siede da cinquanta giorni Simone Inzaghi, un tecnico che ha fatto benissimo alla guida delle compagini giovanili biancocelesti e che ad inizio aprile è stato chiamato per sostituire Stefano Pioli dopo un mortificante 1-4 subito in un derby.
Quella sera sono in tanti a pensare che Inzaghi sia giunto al termine della sua breve esperienza alla guida dei capitolini. Quello che in pochi invece sospettano è che Simone sia solo all’inizio di un percorso che lo porterà a diventare uno degli allenatori italiani più apprezzati e desiderati in assoluto, un tecnico che nelle successive stagioni ha contribuito in maniera determinante ad arricchire la bacheca del proprio club e poi quella dell'Inter.
Gli indizi che portano a pensare ad un avvicendamento sulla panchina della compagine capitolina sono diversi. E ancora oggi è lecito pensare che senza determinati e all’epoca difficilmente immaginabili incastri, le cose sarebbero andate in maniera molto diversa.
Pochi giorni prima di quel Lazio-Fiorentina, a Roma sbarca colui che in quel momento è uno degli allenatori maggiormente considerati a livello mondiale: Jorge Sampaoli. È reduce dall’eccellente lavoro fatto alla guida del Cile (culminato con il trionfo nella Copa America del 2015) e alla ricerca di una sistemazione in Europa. Il suo approdo alla Lazio viene dato ad un certo punto anche per scontato, ma quando il 18 maggio l'argentino riparte da Roma senza che ci siano state strette di mano o firme, la situazione diviene subito chiara: le parti non hanno trovato un accordo. Al suo ritorno in Sudamerica si limita a dire “Sono andato a Roma a fare una passeggiata”: la realtà è probabilmente diversa.
Sulla strada che porta alla permanenza di Inzaghi sulla panchina della Lazio, si presentano comunque ancora degli ostacoli da superare. Claudio Lotito a fine maggio incontra Cesare Prandelli e questa volta tutto sembra realmente far pensare ad una fumata bianca. L’ex commissario tecnico dell’Italia è reduce da un Mondiale disastroso e da un’esperienza in Turchia complicata, ma nessuno può dubitare delle sue qualità. A confermare di essere stato ad un passo dalla panchina biancoceleste è stato lui stesso anni dopo.
“Parlai con Lotito e Tare per sei o sette ore. Alla fine mi abbracciò e mi disse che mi avrebbe preparato il contratto”.
Quel contratto non viene in realtà mai preparato, ed anzi continuano a spuntare nomi come quelli di Ventura, Mihajlovic, Gasperini, Cocu, Martinez. Finché non si giunge finalmente a quello definitivo: Marcelo Bielsa. Il resto è storia.
In casa Lazio nessuno può saperlo, ma quelle che si stanno per vivere sono le settimane più paradossali della storia recente del club. La trattativa con il 'Loco' parte i primi di giugno e gli auspici inizialmente non sono dei migliori. Il tecnico filosofo, quello che pratica un calcio totale fatto di possesso, velocità e aggressione immediata sul portatore avversario spara alto: vorrebbe circa 3,5 milioni di euro per approdare in Italia. Lotito a certe cifre non ci sta.
Trattare con il patron biancoceleste è esercizio complicato per tutti e alla fine, dopo settimane fatte di lunghe discussioni, tira e molla e interminabili bracci di ferro, si arriva ad una conclusione. Ad avere la meglio, come spesso gli capita, è proprio Lotito: i milioni a stagione saranno 3 per due anni, ma in tale cifra devono rientrare gli ingaggi di tutto lo staff tecnico. Battaglia vinta, ma intanto c'è chi fa sommessamente notare che i capitolini sono gli unici di fatto a non avere ancora un allenatore.
Finalmente viene messo tutto nero su bianco e in Italia cresce l’attesa per vedere all’opera uno dei tecnici più iconici del pianeta. I giorni intanto scivolano via con una discreta velocità e mentre l’inizio del ritiro estivo si avvicina, in molti iniziano ad immaginare la Lazio che verrà. Bielsa è atteso a Roma per il 6 luglio, ma all’aeroporto non si vede: il tutto è rimandato ai giorni successivi. In casa biancoceleste c’è chi inizia a non vederci chiaro, ma intanto qualche ora dopo arriva quel comunicato con il quale, è questo il pensiero di molti, la società prova a forzare la mano.
“Come emerso dalle notizie date dai media, la S.S. Lazio comunica di aver già depositato il contratto del Sig. Marcelo Bielsa e dei suoi collaboratori.
La Società comunica altresì che, come da comunicazione ricevuta, il mister ed il suo staff saranno a Roma nella giornata di sabato 09 luglio”.
Simone Inzaghi è ancora in vacanza con il fratello Filippo e sa che se le possibilità di allenare la Lazio sono svanite, ad attenderlo all’orizzonte c'è però la panchina della Salernitana, squadra di Serie B di proprietà di Lotito che potrebbe rappresentare un’ottima possibilità per fare esperienza e mostrare le proprie qualità.
In realtà però Bielsa a Roma non metterà mai piede e al suo posto, a 24 ore da quella deadline fissata nel 9 luglio, arriverà solo un comunicato con il quale annuncerà le sue dimissioni. Dimesso senza aver allenato la squadra per un solo minuto: dalle strette di mano e le firme alle accuse reciproche il passo è incredibilmente breve.
“Abbiamo preso, con i miei collaboratori, questa decisione perché in quattro settimane di lavoro congiunto con voi non abbiamo ottenuto nessuno dei sette acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito. Tenendo in conto che era stato deciso di cedere 18 giocatori della passata stagione, l’arrivo dei rinforzi era necessario. Era stato approvato, come condizione necessaria per l’attuazione del programma di lavoro, l’acquisto di almeno 4 giocatori prima del 5 luglio. A questa data, non si era concretizzato alcun acquisto. Nonostante questo, il club ha reso pubblico il contratto che ci legava, malgrado questo non fosse praticabile senza gli acquisti. La situazione, al momento, è la stessa e le prospettive incerte. Mancando solo tre giorni al ritiro di Auronzo, questa decisione non era più procrastinabile. Come già vi avevo detto, per il mio stile di lavoro era fondamentale avere i giocatori in tempo e in forma per poterli allenare. È importante chiarire che non ho in mano alcuna offerta di lavoro. A breve vi invierò il documento legale che certifica la rinuncia. Solo se necessario chiarirò la mia posizione dinanzi ai media”.
La risposta della Lazio è immediata ed è affidata ad un altro comunicato con il quale si anticipano due decisioni: adire le vie legali e andare avanti con Simone Inzaghi.
“Prendiamo atto con stupore delle dimissioni del Sig. Marcelo Bielsa, anche a nome dei suoi collaboratori, in palese violazione degli impegni assunti con i contratti sottoscritti la settimana scorsa e regolarmente depositati presso la Lega e la FIGC con i relativi adempimenti previsti.
La Società si riserva ogni azione a tutela dei propri diritti. Affida la conduzione della squadra nel ritiro preparatorio al Sig. Simone Inzaghi”.
Lo stesso Inzaghi poche ore dopo arriverà a Formello per incontrare Lotito ed uscirà dal centro sportivo biancoceleste con un contratto firmato. Niente Salernitana, si parte per Auronzo.
La vicenda lascia dietro di sé degli strascichi importanti, tanto che il ritiro biancoceleste si aprirà nel segno della contestazione. L’onta del rifiuto di Bielsa ha aperto una ferita difficile da rimarginare e nel mirino dei tanti tifosi saliti in montagna per vedere la nuova squadra finiscono ovviamente Lotito e Tare.
Nessuno saprà mai come sarebbe stata la Lazio di Bielsa: quello che è certo è che la carriera del tecnico argentino poi è proseguita tra Lilla, dove è stato esonerato dopo 14 partite, Leeds, dove si è tolto una grande soddisfazione: riportare, al secondo tentativo, i Whites in Premier League dopo ben sedici anni di assenza, e infine la nazionale uruguaiana.
La Lazio di Inzaghi, intanto, diventa una tra le squadre che giocano meglio in assoluto in Europa e, grazie anche allo straordinario lavoro dell'attuale allenatore interista, una squadra alla quale in Italia poco è precluso, compreso sognare lo Scudetto (cosa questa che ha fatto a lungo nel corso del 2019/2020).
Le cose non sono andate secondo i piani, ma i risultati dicono che forse è stato meglio così. Quelle resteranno giornate impresse nella memoria non solo degli appassionati di fede biancoceleste e a riassumerle è stato Claudio Lotito, che nella vicenda si è riservato l’ultima parola.
“Bielsa vive nella pampa sconfinata, qui invece ci sono i regolamenti. Ho sbagliato io, mi dicevano di far sognare i tifosi portando entusiasmo, ma Lotito non vende sogni, ma solide realtà, come direbbe quello. Inzaghi è sempre stato la prima scelta, ho provato a prendere Bielsa per far contenti i tifosi. Lui sarà ‘El Loco’, ma io sono più pazzo di lui. Mi sono fatto incantare. Volevo fare il fanciullino di Pascoli, ma mi sono trasformato in Machiavelli”.