Due sconfitte e un pareggio, zero goal segnati: Andriy Shevchenko sapeva fin dal principio che la sua esperienza da allenatore del Genoa sarebbe stata ricca di ostacoli, vuoi per chiare motivazioni tecniche e vuoi per un ambiente storicamente 'caldo' dal punto di vista degli esoneri e delle rivoluzioni tecniche adottate.
L'ucraino non ha ricevuto alcun aiuto dal calendario, che lo ha messo subito di fronte alla Roma e al 'suo' ex Milan: non gli andrà meglio nel 16esimo turno, con l'incrocio all'Allianz Stadium di fronte ad una Juventus ferita dall'inchiesta della Procura torinese ma vogliosa di replicare con buone prestazioni sul campo.
Se nel caso del Milan, il rapporto con Shevchenko è puramente una questione romantica, in quello coi bianconeri è ricalcata la rivalità acuitasi quando di mestiere faceva l'attaccante, con il punto massimo toccato il 28 maggio 2003, data storica per i tifosi rossoneri: fu proprio l'ex bomber a trasformare il rigore decisivo nella lotteria finale, che regalò il successo alla squadra allora allenata da Carlo Ancelotti.
Un'esecuzione perfetta, col piede destro, a spiazzare l'impotente Gigi Buffon: istantanea rimasta impressa nell'immaginario del popolo milanista, che a quel momento è solito aggrapparsi per rievocare sensazioni da troppo tempo rimaste imprigionate nel cassetto dei ricordi, ormai coperto dalla polvere inesorabile del tempo.
Quel penalty rappresenta una sorta di spartiacque nello score di Shevchenko contro la Juventus: quattro delle sei reti totali rifilate ai bianconeri, infatti, sono arrivate prima della memorabile serata inglese di Manchester, con l'ultima relativa alla stagione 2003/2004 (in un 1-3 del Milan a Torino) a chiudere il computo.
La potenza e l'onnipotenza tecnica dell'ucraino si sono spesso manifestate in tutta la loro forza proprio ai danni della Juventus, punita con una doppietta al primo confronto in assoluto del 24 marzo 2000; da incorniciare anche la parabola con cui superò Buffon il 9 dicembre 2001, un tiro scoccato da distanza siderale e da un'angolazione impossibile, tranne che per lui.
Molto meno denso di gioie, come detto, il periodo post-Manchester, caratterizzato dall'acuto offerto nello scontro diretto del 14 marzo 2004, vinto dal Milan che rafforzò la cavalcata inarrestabile verso la conquista del 17esimo Scudetto: unica marcatura in sette partite, l'ultima delle quali nella stagione 2008/09, ossia quella dello sfortunato ritorno a Milanello a viale del tramonto ormai imboccato.
Passato dal campo alla panchina, Shevchenko non ha poi avuto la possibilità di affrontare la Juventus per ovvie ragioni, avendo ricoperto il ruolo di commissario tecnico dell'Ucraina fino ai recenti Europei che gli sono valsi la chiamata italiana della nuova proprietà del Genoa: chissà che la prima volta non sia proprio sotto forma di scherzetto ad una squadra che, nei suoi incubi europei, scorge ancora chiaramente il volto di un campione un po' meno biondo ma ugualmente temibile, come quando faceva impazzire le difese avversarie.
