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GFX De ZerbiGoal

La sfida di De Zerbi: riportare lo Shakhtar alla vittoria dopo il miracolo Sassuolo

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L'idea, se possibile, ancor prima dei risultati che, nel calcio, fanno una tremenda differenza: Roberto De Zerbi è una mosca bianca di questo sport, un rivoluzionario interessato a difendere il proprio ideale con le unghie e con i denti per poi metterlo al servizio della squadra che allena.

Quell'ideale ha preso definitivamente corpo nel triennio trascorso al Sassuolo, portato fino alle porte dell'Europa che per un pelo non sono state attraversate. Un cammino contraddistinto da una crescita graduale, dall'ossessione per il bello che già nella breve esperienza in quel di Benevento aveva provato ad importare.

Non è sbagliato dire che De Zerbi sia cresciuto anch'egli di pari passo con la squadra neroverde, con quei giocatori che hanno caratterizzato la spina dorsale del suo progetto fin dal 2018: è in questo anno che sono arrivati i vari Locatelli, Boga e soprattutto Djuricic, probabilmente colui che più di tutti incarna il lato fantasioso del calcio inseguito dal tecnico.

De Zerbi Djuricic SassuoloGetty

Il fantasista serbo è stato, fin dal primo istante, il fulcro della manovra offensiva con il posizionamento tra le linee nel 4-2-3-1, modulo fatto proprio da De Zerbi dopo aver sperimentato di tutto e di più (anche la difesa a tre) a Benevento. E' qui che le strade dei due si sono incrociate per la prima volta e, da allora, è scattato il classico colpo di fulmine: dipendesse da De Zerbi, Djuricic avrebbe lo stesso ruolo primario anche in Ucraina, ma difficilmente il Sassuolo accetterebbe di privarsi di uno dei suoi migliori interpreti.

Tanti e piccoli miglioramenti, riflessi nei risultati ottenuti nei tre anni in Emilia Romagna: un undicesimo posto conquistato dopo la prima stagione, seguito da due ottavi posti dal sapore differente. Il secondo, in particolare, a pari punti con la Roma che alla fine si è qualificata per la Conference League grazie ad una migliore differenza reti totale, questione di inezie e meri dettagli.

Una delusione che in parte brucia e non potrebbe essere altrimenti, ma che comunque non ha influito sulla scelta di De Zerbi: lui aveva già deciso, ritenendo di aver fatto il massimo possibile con quella squadra e di aver spremuto sia mentalmente che fisicamente un gruppo di ragazzi a lui devoti.

"Dopo tre anni di gestione martellante, essendo io molto esigente, dopo aver parlato con il club, credo che sia stato raggiunto l'apice. Ho iniziato a valutare altre proposte dopo aver fatto questa considerazione".

Ad attendere De Zerbi, ora, un compito per nulla banale: allo Shakhtar Donetsk dovrà cercare di conciliare il bel calcio con le vittorie, come un club di tale caratura internazionale impone. Insomma, dare tutto e dominare senza i tre punti in saccoccia non potrà bastare.

A maggior ragione dopo il 'blitz' della Dinamo Kiev dell'ex Mircea Lucescu che, dopo quattro titoli consecutivi dello Shakhtar, si è laureato campione d'ucraina con ben undici punti di vantaggio. De Zerbi dovrà ridurre il gap confrontandosi con il 75enne santone del calcio ucraino, sfida più che stimolante e affascinante.

Lo stesso fascino derivante da quel mix di culture all'interno dello spogliatoio ucraino che il 42enne bresciano aveva già sperimentato da giocatore ai tempi del Cluj in Romania: un brodo di stimoli in cui De Zerbi sguazza che è un piacere, a partire dalla Champions League che in estate lo vedrà protagonista dai turni preliminari. L'obiettivo, manco a dirlo, è la conquista della fase a gironi per potersi mettere alla prova nel gotha del calcio internazionale.

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