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Più di un capitano: Sergio Ramos, il 'leader maximo' con il Real Madrid nel cuore

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Esiste al mondo una personificazione della leadership più chiara di Sergio Ramos? Probabilmente no. L'ex capitano del Real Madrid non è solo un giocatore che per anni ha portato degnamente la fascia di capitano dei Blancos, ma molto di più. È stato una guida carismatica e per certi versi spirituale per i compagni, un campione che riusciva a prevalere sugli avversari in ogni zona del campo e che non è mai mancato nei momenti che contano.

Ci hanno visto giusto i dirigenti del Real nell’estate del 2005, pagando 25 milioni di euro al Siviglia pur di vestire di bianco il giovane difensore. Un doppio salto mortale per il ragazzo nato a Camas, che passa dalla tranquilla Andalusia ad uno spogliatoio che gronda di talento e personalità. Osservare da vicino gente come Zidane, Ronaldo, Roberto Carlos e Raul si rivela la migliore scuola possibile per Sergio Ramos, che capisce fin dai primi anni della sua carriera come qualità, personalità e professionalità siano componenti fondamentali per sfondare nel mondo del calcio.

In una squadra che assomiglia di più ad una parata di stelle, Sergio Ramos assume fin dall’inizio un ruolo di primo piano. Già nella prima stagione a Madrid (con 46 presenze e 6 goal tra tutte le competizioni) si propone come un difensore completo, in grado di fare la differenza tanto nella propria area quanto in quella avversaria. Tra il 2005 e il 2008 vince 2 campionati e 1 Supercoppa di Spagna con il Real, oltre ad essere una delle pietre miliari su cui poggia la rifondazione della Nazionale iberica.

Dopo il disastro degli Europei portoghesi del 2004, la Spagna decide di iniziare un nuovo ciclo affidandosi a Luis Aragonés. Il tecnico fa germogliare una nuova generazione di talenti, di cui fa parte anche Sergio Ramos e che dà vita ad un'incredibile striscia di successi. Gli inizi, come da prassi per un nuovo percorso, non sono facili. La Spagna fatica a giocare e a vincere, mettendo a rischio la qualificazione agli Europei del 2008. La partita chiave arriva il 13 ottobre 2007, con il successo per 1-3 in casa della Danimarca. Uno dei tre goal spagnoli porta la firma di Sergio Ramos, anche in futuro abbonato alle segnature di un certo spessore.

Da quel momento prende vita la Spagna del tiki taka, che travolge ogni avversario con il suo ipnotico e allo stesso tempo concreto possesso palla. Il primo alloro arriva già nel 2008, con il successo agli Europei battendo in finale la Germania. La serie di vittorie prosegue nei 4 anni successivi con Vicente Del Bosque, che conquista un Mondiale e un altro Europeo. Un tris irripetibile, con Sergio Ramos tra gli elementi di spicco sul piano difensivo e della leadership.

Sergio Ramos SpainGetty

Se con la Nazionale i successi arrivano in grande quantità, con il Real Sergio Ramos non vince esattamente secondo le aspettative. La prima parte del suo ciclo madridista prevede come avversario una delle migliori espressioni calcistiche di tutti i tempi a livello di club: il Barcellona di Guardiola. I blaugrana incantano il mondo tra il 2008 e il 2012, lasciando a Sergio Ramos e compagni solo le briciole (1 Liga, 1 Coppa del Re e 1 Supercoppa).

Delusioni continue dunque per madrileni, schiacciati dallo strapotere degli eterni rivali. Una frustrazione trasformata però in energia positiva, visto che negli anni successivi avviene il passaggio del testimone. Il nuovo ciclo d’oro del Real Madrid comincia nella stagione 2013/14 e, per la precisione, da una partita che difficilmente Sergio Ramos dimenticherà fino a quando avrà memoria. Si tratta della finale di Champions League, che vede il Real opposto ai cugini dell’ Atletico.

La partita è un romanzo: vantaggio colchonero con Godin e coppa che resta nella metà biancorossa di Madrid fino all’ultimo minuto di recupero. Un tempo sufficiente per segnare un goal, come dirà in seguito il tecnico dei Blancos Carlo Ancelotti e come proverà lo stesso Sergio Ramos. Con un perfetto colpo di testa  manda la partita ai supplementari e l’Atletico all’inferno, visto che i successivi 30 minuti sono una passerella impreziosita da altri tre goal del Real.

Una notte speciale per i Blancos - che vincono la tanto agognata 'Decima' - e per Sergio Ramos, che nel match più importante della storia di Madrid si fa trovare al posto giusto e al momento giusto. Quella partita funge anche da turning point nella sua avventura madridista. Oltre ad ereditare la fascia di capitano da Casillas, non è più solo un difensore di qualità e personalità. È molto di più: è una guida che esercita su compagni e avversari un’influenza quasi magnetica. È uno sfogo naturale quando la squadra va in difficoltà. È soprattutto l’emblema del madridismo, che mostra con fierezza la sua aristocratica superiorità su tutti i campi del mondo.

Negli ultimi anni, Sergio Ramos mangia pane e trofei. Con il Real targato Zinedine Zidane vince 3 Champions League, 2 Liga, 2 Supercoppe di Spagna, 2 Supercoppe Europee e 3 Mondiali per club. Nel luglio del 2020 si toglie la soddisfazione di diventare il difensore più prolifico nella storia della Liga, superando Ronald Koeman fermo a quota 67 reti. Inoltre, anche in una stagione ricca di problemi fisici come la scorsa, segna 2 goal fondamentali contro il Barcellona in Liga e contro l’Inter in Champions League. Al PSG l'inizio di un nuovo capitolo. Non troppo fortunato, fino a questo momento. Ma insufficiente per cancellare il ricordo di anni di gloria.

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