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Sergio De Windt, dal sogno Juventus al call center

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Il rapporto tra Olanda e Juventus è stato scandito da tanti alti e bassi.

Edgar Davids e Matthijs De Ligt a parte, sono stati molti i clamorosi flop arrivati a Torino da Amsterdam e dintorni. Impossibile ad esempio dimenticare Eljero Elia, acquistato nell'estate del 2011 e ceduto solo dodici mesi più tardi con appena 5 presenze all'attivo senza mai riuscire a convincere l'allora tecnico Conte.

Non meglio ha fatto Ouasim Bouy, ragazzo in cui lo stesso Conte rivedeva addirittura qualcosa di Andrea Pirlo che non è mai riuscito neppure a debuttare in Prima squadra giocando solo qualche minuto in Coppa Italia e alcune gare con la Primavera bianconera prima di una lunga serie di prestiti.

Il nome di un altro olandese, Edwin Van der Sar, è invece legato a un paio di stagioni decisamente sfortunate per la Juventus allora allenata da Carlo Ancelotti che non riuscì a vincere il campionato anche se non soprattutto a causa di alcuni clamorosi errori del portiere orange. Una scuola che evidentemente fatica a integrarsi in terra sabauda.

UNA GIOVANE PROMESSA: DALL'AJAX ALLA JUVE

Il più grande flop made in Amsterdam transitato dalla Torino bianconera però si chiama Sergio De Windt, atterrato sul pianeta Juve da giovanissimo proprio su consiglio di Davids e rientrato in patria un paio di anni dopo, dove avrebbe appeso gli scarpini al chiodo guadagnandosi da vivere come telefonista di call center.

De Windt sbarca a Torino nell'estate del 2000 insieme a Van der Sar quando deve ancora compiere diciotto anni e senza avere mai disputato neppure una partita in Prima squadra con l'Ajax. Su di lui però scommette forte il connazionale Davids, che lo porta in Italia tramite il suo avvocato Robert Geerlings, grande amico dell'agente del ragazzo. De Windt viene convocato pure dal ct dell’Olanda under 18 Mark Wotte in un gruppo di cui fanno parte tra gli altri Johnny Heitinga, Klaas-Jan Huntelaar, Joris Mathijsen e Serginho Greene.

Quella è la Juventus di Zidane, Del Piero, Pippo Inzaghi e David Trezeguet. Ma anche di Ciro Ferrara, Paolo Montero, Antonio Conte (allora ancora giocatore e capitano), Pessotto, Zambrotta e Tacchinardi.

Cresciuto in uno dei migliori settori giovanili del mondo, terzino di ruolo, De Windt decide di lasciare 'casa' nonostante Co Adriaanse, ovvero l'allore direttore generale del vivaio dell'Ajax, avesse pronosticato per lui un futuro da star con i Lancieri. E il giorno della presentazione in bianconero indossa un elegante vestito di Armani, segno di come l'ambizione sia pari almeno al suo talento. Ambizione che concorrerà al fallimento della sua brevissima esperienza italiana.

In ritiro lavora tutta l'estate agli ordini di Ancelotti che non lesinerà i complimenti nei confronti di quel promettente ragazzino che si ritrova in un Paese straniero completamente da solo dato che la madre, impegnata con la sorellina minore, non può seguirlo a Torino mentre anche lo 'sponsor' Davids è distratto dal caso nandrolone che rischia di travolgere la sua carriera.

De Windt nonostante questo riesce a scendere in campo il 3 agosto contro l'Inter nella sfida valida per il Trofeo Birra Moretti, un appuntamento fisso dell'estate calcistica italiana. Nessuno può immaginare che quella resterà la sua unica presenza con la maglia della Juventus.

Il giovane olandese subentra al posto di Maietta al minuto 37 in una squadra zeppa di seconde linee in cui figurano lo svedese Isaksson in porta, Tudor, Paramatti e Birindelli in difesa proprio insieme a Maietta. A centrocampo Tacchinardi con Maresca, Matteo Brighi e Bachini mentre in attacco ad affiancare Kovacevic c'è Max Vieri, fratello del ben più famoso Bobo. La partita si concluderà sul risultato di 1-1 col vantaggio nerazzurro di Doumoraud e il pareggio di Maresca dal dischetto, ma la Juve alla fine avrà la meglio agli shoot-out. Decisivo tra gli altri l'errore di Andrea Pirlo, allora nerazzurro.

L'INFORTUNIO, UNA VITA SPERICOLATA E IL CALL CENTER

De Windt, aggregato alla Primavera di cui tra gli altri fanno parte anche Antonio Mirante, Mattia Cassani, Matteo Paro e Alessandro Frara, come detto dopo quella sera non troverà più spazio limitandosi a qualche presenza in panchina finché al termine della stagione il ginocchio fa crack costringendolo a un lungo stop. Pure per la Juventus le cose non vanno come sperato, dato che i bianconeri chiuderanno al secondo posto dietro alla Roma di Fabio Capello incassando così la seconda delusione dopo il tricolore perso l'anno prima sotto il diluvio di Perugia all'ultima giornata. Una delusione che costa la panchina a Carlo Ancelotti.

Quando De Windt rientra in gruppo al suo posto c'è Marcello Lippi. L'obiettivo, allora più che mai, è solo tornare a vincere e di tempo per aspettare un ragazzino ancora acerbo e reduce da un grave infortunio ce n'è davvero poco. De Windt dal canto suo più che in campo si scatena fuori, adottando uno stile di vita eccessivo che fa infuriare anche la dirigenza bianconera. Comprensibile per un ragazzo poco più che adolescente che si ritrova in un Paese straniero con parecchi soldi nelle tasche. Per la sua carriera da calciatore è l'inizio della fine.

A metà stagione il ragazzo rientra in Olanda e, dopo un paio di provini andati male con Haarlem e Rkc Waalwijk, De Windt decide di cambiare vita guadagnandosi da vivere in un call center della compagnia telefonica KPN. La passione per il calcio non svanisce del tutto, tanto che continua a giocare seppure solo a livello amatoriale con Huizen, Argon, Rijnsburgse Boys e CSW finché di lui si perderanno definitivamente le tracce. Gli anni in cui la Juventus sembrava pronta a scommettere sulla giovane promessa dell'Ajax, insomma, sono davvero lontanissimi.

Una storia, quella di De Windt, che ricorda quella di altri giovani talenti bianconeri mai realmente esplosi come Vincent Pericard la cui parabola è stata molto simile a quella dell'olandese. Arrivato alla Juventus dal Rennes, il centrocampista francese finirà a giocare nelle serie minori inglesi chiudendo la carriera addirittura nella sesta serie con l’Havant & Waterlooville. Un altro caso simile è quello di Ronnie O'Brien, centrocampista irlandese acquistato dal Middlesbrough, che dopo aver giocato uno spezzone in Intertoto con la Juventus gira in prestito tra Lugano, Crotone e Lecco senza mai giocare prima di chiudere prematuramente la carriera negli USA.

L'ultimo talentino sbarcato a Torino dall'Olanda è stato invece Leandro Fernandes da Cunha, centrocampista di origini angolane che si è diviso tra Primavera e formazione Under 23 prima di qualche esperienza in prestito senza mai convincere fino al ritorno in patria, dove attualmente milita nelle file del PEC Zwolle. Un'altra promessa mancata come tante, troppe, ne sono passate negli ultimi anni. Per informazioni chiedere a Sergio De Windt del quale, ad oggi, si sono praticamente perse le tracce perfino in Olanda. Dal sogno all'oblio nel giro di pochi anni, dagli allenamenti con Del Piero e Zidane al call center.

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