Si chiude agli ottavi di finale, a Wembley, il percorso a Euro 2020 della Germania di Joachim Löw. L’ultima Germania di Löw. Si chiude con una sconfitta amara, ma non di certo sorprendente. Non annunciata, ma di certo preventivatile. Dopo il goal di Goretzka che a sei minuti dal termine ha salvato dal fallimento di un’eliminazione al limite dell’assurdo contro l’Ungheria, è arrivato il 2-0 subito dall’Inghilterra. Novanta minuti più recupero nei quali la Germania ha messo a nudo tutti i propri limiti. Tutti i propri difetti. Già palesati nel corso dei 270 minuti del girone di ferro. Del quale, comunque, non è rimasto più nessuno.
L’immagine della serata tedesca che finirà sulle prime pagine di domani è quella di Thomas Müller in ginocchio a terra, con le mani sulla faccia, dopo essersi divorato l’occasione dell’1-1 a tu per tu con Pickford. Una formalità per uno come lui, con il suo curriculum e il suo stato di forma degli ultimi due anni. A Wembley, però, è tutto diverso. La palla calciata dal 25 bavarese è finita larga. E ha simbolicamente decretato la fine del cammino tedesco all’Europeo, prima che il colpo di testa di Kane la sancisse quasi definitivamente, anche prima del triplice fischio finale.
Le incertezze sul modulo si inseguivano da tempo . Un 3-4-3 attuato da marzo in avanti dopo aver sperimentato tanta difesa a quattro nelle partite precedenti - dopo il fallimento del Mondiale 2018 si era vista nelle prime partite, salvo poi virare nuovamente su una difesa a quattro - che non aveva mai convinto tutti fino in fondo. Anche perché non permetteva di sprigionare il potenziale offensivo, che costringeva soprattutto Joshua Kimmich sull’esterno destro, un ruolo che da due anni ormai non sente più suo e nel quale ha ribadito di non trovarsi al meglio, preferendo il centrocampo.
È sufficiente fare un salto indietro al Bayern Monaco campione di tutto del 2020 per comprendere la sua importanza al centro del campo, nel vivo del gioco, a schermare la difesa. Invece il classe 1995 in nazionale si è ritrovato a correre dietro ai terzini avversari, lasciando spesso praterie alle sue spalle. Mentre il centrocampo gridava disperatamente aiuto, dopo aver tremendamente sofferto con Kroos e Gündogan contro la Francia e anche contro l’Ungheria. Il rientro di Goretzka dall’infortunio ha dato respiro e anche contro l’Inghilterra si è rivista una certa verve.
Getty ImagesOltre a lui, però, poco altro. Pochissimo. Toni Kroos per Löw non è solo un giocatore, ma un vero e proprio luogotenente: il suo Europeo, però, è stato deludente, specialmente a livello di forma. Thomas Müller è stato un allenatore in campo contro il Portogallo e nei minuti finali con l’Ungheria, ma contro l’Inghilterra se possibile è stato il peggiore in campo, tra passaggi giocati con grande sufficienza e l’errore, quell’errore. Che poteva cambiare la valutazione della sua partita, non del percorso complessivo della sua squadra.
Anche Mats Hummels , richiamato dopo due anni e mezzo (come Müller) per avere una migliore fase di impostazione, non è stato in grado di riportare a buon livello una difesa che pochi mesi fa ne aveva incassati sei dalla Spagna. Löw si è affidato a loro, i suoi veterani un per reparto, ma è stato tradito.
Più di ogni cosa, però, il Bundestrainer è stato tradito da sé stesso. Il CT - dimissionario già da marzo, aveva un contratto fino a Qatar 2022 - Non si è più fidato delle sue intuizioni e delle sensazioni. Quelle che lo avevano portato a schierare Kramer in finale di Champions League, per esempio. Aveva un’arma, Jamal Musiala, il giovanissimo classe 2003 che contro l’Ungheria aveva cambiato il finale di gara con i suoi spunti palla al piede e la sua fantasia. Contro l’Inghilterra è entrato soltanto al 92’, quando mancavano solo 150 secondi alla fine della partita. Di fatto, già finita. La condizione fisica precaria di gran parte del gruppo (Gnabry su tutti) non è stata d'aiuto, ma a mancare è stata soprattutto l'organizzazione. Le idee. Il coraggio di provarle.
Quel cambio nel recupero, Musiala per Müller, rimarrà l’ultima decisione di Joachim Löw da allenatore della Germania. Una decisione confusa e tardiva, peraltro. Come tardiva potrebbe essere stata la decisione della DFB di cambiare in panchina. Il risultato dell'ultimo triennio, d'altro canto, è sotto gli occhi di tutti: mai la Germania aveva fatto così male in due grandi tornei consecutivi. Da Russia 2018 a Euro 2020, tra eliminazione al primo turno e agli ottavi di finale, c’è poco da salvare. Se non la decisione di voltare pagina e ripartire con Hansi Flick. Tardivamente, verso un nuovo domani.
