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Niclas Fulkrugg Spain GermanyGetty Images

Dalla seconda serie al Mondiale con la Germania: Füllkrug, il '9' che non ti aspetti

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Il tema del ‘nove’ è stato tra i più dibattuti in Germania verso il Mondiale di Qatar2022. Non ci sono più i Miroslav Klose e all’orizzonte non si vedono uomini d’area che presto possano entrare nel giro della Mannschaft in pianta stabile. In molti hanno invocato Simon Terodde, il miglior marcatore della storia della 2. Bundesliga, anni 35, quasi più per ironizzare piuttosto che seriamente. Alla fine la soluzione l'ha portata un ragazzo di Hannover, 29 anni compiuti a febbraio: si chiama Niclas Füllkrug e in questo momento è il miglior marcatore tedesco del campionato con 10 reti. Ed è, soprattutto, il titolare della maglia numero 9 nella rosa di Flick per il Mondiale e sta tenendo in vita le speranze di qualificazione agli ottavi dei teutonici grazie al goal rifilato alla Spagna.

Il suo nome dice poco ai più ed è normale che sia così: prima della convocazione, la primissima in assoluto, non aveva mai giocato neanche una partita a livello internazionale, se non una manciata di presenze con l’Under-19 e l’Under-20 della Germania tra il 2011 e il 2013. Al tempo militava nelle giovanili del WerderBrema, dove si era trasferito a 13 anni. Studiava Drogba, pur avendo un decimo del suo talento. Lanciato dal leggendario Thomas Schaaf in prima squadra, ha dovuto cercare fortuna in seconda serie perché al Weserstadion ha frequentato soprattutto la panchina, più qualche sporadica apparizione.

In effetti per quanto potesse sembrare un giocatore con prospettive interessanti, in pochi lo immaginavano come marcatore top a livello di Bundesliga. Lo si conosceva più che altro per una particolarità fisica: l’assenza di uno dei quattro incisivi superiori. Un segno distintivo. Tecnicamente, però, il suo livello non era adatto alle richieste del Werder: è andato a cercar fortuna in Zweite, giocando al GreutherFürth e poi al Norimberga — che è un po’ come passare dal Brescia all’Atalanta, per fare un paragone nostrano. Era addirittura finito per giocare da ala, più lontano dalla porta. Un ruolo che gli piaceva il giusto, per usare un ricco eufemismo. 

Niclas FullkrugGetty Images

Quando ha giocato da punta ha dimostrato di avere il senso del goal: nel 2016 ha trascinato Der Club fino allo spareggio per essere promosso, perso contro l’Eintracht allenato da Niko Kovac. Nella stessa estate è tornato a casa, all’Hannover, che su di lui ha investito oltre 2 milioni di euro, cifra monstre per gli standard della seconda serie tedesca. Ripagato pienamente. Non in Zweite, ma in Bundesliga.

Il punto di svolta arriva infatti nel marzo 2017, quando AndréBreitenreiter prende la guida dei Roten e conquista la promozione. L’ex allenatore di Paderborn e Schalke mette Füllkrug al centro del proprio progetto tecnico come riferimento offensivo primario e viene ripagato in entrambe le categoria: in Zweite decide il sentitissimo derby col Braunschweig, in Bundes segna 14reti che valgono una salvezza quasi insperata ai nastri di partenza. Già allora qualche tifoso lo avrebbe voluto nella Mannschaft, ma la presenza dell’esperto Mario Gomez garantiva un’alternativa al ct Löw. In fondo era lecito pensare che il classe 1993 fosse uno dei tanti one-season-wonder.

Niclas FullkrugGetty Images

Lo è stato, parzialmente, perché le successive due stagioni le ha passate più che altro in infermeria per problemi al ginocchio, compresa la rottura di un crociato. Che è arrivata nel momento peggiore possibile: dopo il ritorno al WerderBrema, che lo aveva venduto per 300mila euro al Norimberga nel 2014 e lo ha ripreso nel 2019 per 6 milioni di euro. Senza di lui la squadra cola a picco e finisce per avere bisogno del playout contro l’Heidenheim per salvarsi. L’anno dopo va anche peggio: retrocessione diretta in Zweite. 10 reti in due anni, problemi fisici in serie, scarsa continuità.

In Zweite le cose sono precipitate: l’avvio complicato con l’allenatore Markus Anfang, che lo ha utilizzato molto spesso da subentrato a gara in corso piuttosto che da titolare, ha provocato un nervosismo generale che è sfociato in un litigio con Clemens Fritz, suo ex compagno e dirigente del Werder, dopo la sfida col Darmstadt persa 3-0, in cui ancora una volta è subentrato. Gli è costata anche una sospensione: “Non si allenerà per tre giorni, speriamo che possano essere di riflessione e una spinta per lui” aveva detto il Ds Frank Baumann.

Cura azzeccata. Di lì a poco la sua stagione sarebbe svoltata, anche per merito dell’arrivo in panchina del classe 1988 Ole Werner al posto di Anfang — dimissionario dopo aver ammesso di aver falsificato il proprio certificato vaccinale contro il Covid.

Dal 30 ottobre fino a fine stagione, solo in un’occasione non è rimasto in campo per tutti i 90 minuti (sostituito all’87’), ha segnato 19 reti spalmate in 17 giornate su 24. Ha formato una coppia letale con Marvin Ducksch e la promozione (festeggiata con un fumogeno in curva) è stata semplice conseguenza del rendimento dei due attaccanti. Che sono stati ovviamente confermati a furor di popolo anche per la Bundesliga, blindato anche con un rinnovo di contratto (che era a scadenza 2023) con una riduzione dell’ingaggio che ha allontanato l’interesse che si era diffuso intornio a lui in diversi campionati. E Niclas ha ripreso a vedere la porta. Anzi, ha continuato.

“I giocatori rinunciano a soldi per giocare in un club come il Werder Brema, noi come calciatori abbiamo una vita agiata: io volevo stare qui”

Sempre in campo, se non per un paio dii sostituzioni e un problema alla schiena che gli ha fatto saltare il Bayern. 8 goal nelle prime 9 giornate, altre due per fare doppia cifra. Reti decisive che hanno attirato su di sé gli occhi di tutti. Tranne tranne quelli di Hansi Flick, si pensava, visto che il Ct non lo aveva preso in considerazione per le sfide di Nations League di settembre. Nonostante i goal, nonostante la mancanza di un uomo d’area. In Germania la campagna pro-Füllkrug però spopolava: a parlare per lui erano soprattutto i goal che arrivavano a grappoli e uno stato di forma invidiabile.

A quel punto neanche Flick ha potuto ignorarlo e lo ha chiamato, pronti-via per il Qatar. Prima convocazione assoluta, subito per un grande torneo, complici anche gli infortuni di Werner e Nmecha. E alla prima amichevole, con l'Oman, ha segnato il goal decisivo entrando dalla panchina, per poi ripetersi in un match ben più importante come quello con la Spagna dopo gli scampoli giocati nel finale col Giappone. Il sogno è diventato realtà.

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