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Sebastian Cejas: il portiere tira-rigori passato per Roma ed eroe a Firenze

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"Cejas, il portiere tira rigori". Fu questo il titolo in taglio alto con il quale il Corriere dello Sport annunciò l'arrivo alla Roma di Sebastian Cejas.

Un portiere che non ha lasciato un segno profondo nella storia del calcio italiano, ma che si distingueva per la sua particolare familiarità con la realizzazione dei calci di rigore.

Una caratteristica che ha contribuito a rendere eterno nella memoria calcistica globale un portiere come José Luis Chilavert, probabilmente tra gli interpreti più "pazzi" nella storia del ruolo di estremo difensore.

Il protagonista di questa storia non ha avuto la stessa fortuna del collega paraguayano, ma ha vissuto il suo momento di gloria a cavallo tra gli anni 90 e l'inizio dei 2000.

Nato a Gualeguay il 21 aprile 1975, Cejas inizia la sua carriera nel calcio tra le fila del Newell's Old Boys.

Un club storico, che qualche anno più tardi legherà per sempre il suo nome a quello del più grande fenomeno calcistico del terzo millennio.

Nella squadra di Rosario. il portiere trascorre ben sette stagioni, collezionando 170 presenze e segna ben 6 goal. Tutti dal dischetto

Oltre alle sue qualità tra i pali, questo particolare portiere argentino infatti inizia a distinguersi per questa sua insolita abitudine di presentarsi sul dischetto nel momento in cui c'è da calciare un rigore.

In un periodo in cui al portiere veniva ancora richiesto solamente di saper parare ed essere sicuro nelle uscite con il pallone tra le braccia, Cejas capovolge questo paradigma.

Portiere contro portiere. Un'eventualità che durante l'anno si manifesta poche volte, quando in una sfida di coppa di qualsivoglia livello si arriva all'ultimo calcio di rigore a oltranza.

Su di lui iniziano a circolare le famose videocassette (non c'erano YouTube e Wyscout). Uno di questi nastri capita nella buca delle lettere di Franco Baldini, direttore sportivo della Roma scudettata di inizio anni 2000.

A convincere il dirigente romanista a investire sul ragazzo sono due suoi connazionali: Abel Balbo e Gabriel Omar Batistuta, che puntano le loro fiches sul portiere.

La crisi congiunturale che attanaglia l'Argentina all'alba del nuovo millennio colpisce seriamente anche il mondo del calcio.

Il Newell's ne paga le conseguenze con una crisi fortissima. Le casse del club si svuotano e di conseguenza il valore della rosa per via delle numerose cessioni.

Cejas dà il suo contributo alla causa, comprando il proprio cartellino dalla società e vendendosi alla Roma per 750mila dollari. Respiro per un club in apnea. L'approdo a Roma, le visite mediche, le foto di rito. E un titolo di giornale - quello che apre questo articolo - che forse ancora sovviene alla memoria di qualcuno.

Sei mesi a Trigoria, poi la cessione in prestito. Per lui non c'è spazio, chiuso da Ivan Pelizzoli.

C'è tempo per un paio di presenze, entrambe in Coppa Italia. La prima assoluta è l'11 novembre del 2011, con la Roma sconfitta in casa del Piacenza. Un esordio che si accompagna a quello di Daniele De Rossi, che era sceso in campo per la prima volta in giallorosso solamente qualche giorno prima in Champions League contro l'Anderlecht.

Un ko indolore, rimontato poi nella sfida di ritorno per 3-0. Gara alla quale Cejas assiste dalla panchina.

L'altra unica presenza dell'argentino tra i pali si registra un mese dopo, il 12 dicembre, sempre in Coppa Italia ma stavolta contro il Brescia. Incontro che si conclude con un'altra sconfitta dei capitolini.

Un'esperienza decisamente poco fortunata, che porta alla sua cessione in prestito in Serie B all'Ascoli.

In bianconero Cejas si impone come titolare e segna anche la sua prima rete italiana su calcio di rigore nella sfida giocata al Cino e Lillo De Luca contro il Catania.

Le buone prestazioni ad Ascoli spingono a investire su di lui la Fiorentina, diventata per un breve periodo Florentia Viola dopo il crac finanziario dell'estate del 2000 che la aveva obbligata a ripartire dalla Serie C2.

L'impatto di Cejas con una piazza ambiziosa come quella di Firenze è più che positivo.

In pochissimo tempo, l'argentino toglie il posto ad Andrea Ivan e contribuisce con le sue parate alla promozione in C1 tramite gli spareggi.

All'inizio della stagione successiva, un gravissimo infortunio ne condiziona l'andamento.

Cejas scivola rapidamente nelle gerarchie. Un declassamento che non viene gradito dal portiere, che arriva al muro contro muro con la dirigenza.

A riportarlo in auge è l'esonero di Sergio Buso e la sua sostituzione con Dino Zoff. Uno che di portieri qualcosa capisce senza dubbio.

La Coppa Italia lo rimette quasi per uno scherzo del destino di fronte alla Roma. Il 16 marzo 2005 Cejas torna all'Olimpico, dove la Fiorentina perde per 1-0.

Nella sfida giocata al Franchi i viola riescono a imporsi con lo stesso risultato, trascinando l'incontro fino ai calci di rigore.

Nella sfida dal dischetto la Fiorentina parte avvantaggiata sfruttando l'errore di Cassano, ma gli sbagli dagli undici metri di Miccoli e Ujfalusi condannano alla sconfitta la squadra di Zoff.

La cosa particolare è che il quarto rigore della Fiorentina lo segna proprio Cejas, che non si lascia irretire dal fatto di trovarsi contro la sua ex squadra.

Sul dischetto lascia partire un sinistro preciso, che non lascia scampo al collega e rivale Gianluca Curci.

L'argentino comunque non esulta malgrado la realizzazione. Segno che non porta rancore verso la Roma malgrado la sua esperienza non sia andata nella maniera sperata.

In un'intervista di qualche anno più tardi, il portiere ex Newell's esprimerà anzi la sua gratitudine ai giallorossi.

"Sarò sempre grato alla Roma, mi ha aperto le porte dell’Italia e del calcio italiano. Roma è una piazza affascinante, ma anche complicata. Non è facile giocarci, nemmeno per un portiere titolare di una nazionale importante. Però i tifosi sono unici. Solo lì ho trovato così tanta passione per una squadra di calcio".

Cejas resta a Firenze fino al 2006, quando percorre la strada opposta di Gianluca Berti nello scambio con l'Empoli.

Al Castellani solo sei presenze. Un'esperienza da dimenticare e terminata in netto anticipo, con la richiesta di rescissione bilaterale del contratto e il ritorno in Sudamerica.

Lo accoglie il Colo-Colo, che lo individua come giusto rimpiazzo dopo la partenza di Claudio Bravo alla Real Sociedad.

Con i cileni ritrova regolarità tra i pali, mettendosi in mostra soprattutto in Copa Libertadores e nella Copa Sudamericana.

Dopo due stagioni di ottimo livello, arriva però preponderante il richiamo di casa. Ecco dunque che il portiere fa il suo ritorno in Argentina, unendosi al Gymnasia La Plata.

Sembra il preludio al finale di carriera. Ma la sua storia nel mondo del calcio riserva ancora un guizzo.

Se è vero che in nessun posto si sta meglio che a casa, è pur vero che si ritorna sempre dove si è stati bene.

Nel 2009, Cejas decide di riattraversare l'Atlantico e accasarsi al Pisa. Una scelta che per quanto si rivela azzeccata dal punto di vista sportivo, si traduce in un flop a fine stagione.

Il fantasma della crisi economica, la seconda nel giro di dieci anni, mette a terra diverse società calcistiche anche in Italia.

Tra queste c'è proprio il Pisa, che smobilita e riparte dalle serie minori. A quel punto al portiere non resta che fare le valigie e tornare per la terza volta in Argentina, stavolta per chiudere la propria carriera dopo un ultimo ballo con il Chacarita Juniors.

Chiude la sua carriera in patria nel Chacarita Juniors, dove trascorre un solo campionato prima di riporre definitivamente da parte i guantoni.

Di lui restano il rimpianto per non essere riuscito a imporsi in un calcio competitivo e sotto i riflettori come quello italiano, dovendosi accontentare - almeno in Serie A - di ruoli da co-protagonista.

Ma quei calci di rigore segnati fanno sì che ancora oggi diversi appassionati si ricordino di lui.

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