Ultima frontiera, oltre il pudore e il senso del dolore. Scivolate killer, interventi da tergo, gomitate censurabilissime. E poi, afferrare proprio lì, ai piani bassi. Per fermare tutto, il pensiero, aumentare la sofferenza. Ahia, sì. Le lunghe gambe addosso alle avversarie non bastano, allora torna alla mente quel vecchio suggerimento anni '70. Arrivato nel 1988 e per fortuna non ora. Sai che polemiche e video virali? Meglio di no. Una foto, un evento, un aneddoto che ha fatto la storia. Vinnie Jones non guarda Gazza, Gascoigne. Ma lo afferra lì. Tutto attorno, un mondo.
Vi ricordate quando successe? Forse, anzi quasi sicuramente, ne avete sentito parlare, difficilmente l'avete vissuto riuscendo a ricordarvelo. E' sufficiente. Una presa importante là sotto che mozzò il fiato a Gascoigne e rese immortale Vinnie Jones, verso l'olimpo dei più scorretti. Tecnica? Zero. Qualità? Zero? Tenacia, grinta, quantità: segno dell'infinito.
Wimbledon e Newcastle si devono affrontare nel febbraio del 1988. Una partita noiosa, fisica (eccome se sarà fisica). In bianconero gioca quella giovane gazza di cui si parla tanto. Sfuggevole, che non vuole essere incatenata negli schemi e nelle certezze tattiche. Vuole svariare, imprevedibilmente. Vinnie Jones dovrà occuparsi di lui, ma è preoccupato. Non pensa di dover strizzare nessuno, ma ragiona su come tarpare le ali.
Il Wimbledon della Crazy Gang è allenato da Bobby Gould, leggenda a fine stagione con la FA Cup nelle mani. Incredibile. Sa come gestire, sa come creare, psicologicamente, una gara. Mette Clements, terzino destro di riserva, a zompettare su e giù per il campo come se fosse Gascoigne. Il compito di Vinnie è inseguirlo, entrando in un mondo onirico in cui in realtà è Gascoigne. Va malissimo:
"Avevo sentito tutte quelle voci su quanto fosse forte quel ragazzino di Newcastle e pensai: 'Sono appena stato umiliato dal terzino destro della squadra di riserva, cosa mi farà Gazza?'. E quindi mi sono dato da fare".
E sì che si dà da fare Vinnie. Jones entra nel tunnel, vede Gascoigne. Non è piccolino, non è proprio alle prime armi. Ma quell'aria di sicurezza si scioglie appena arriva lui. Il petto alto e lo sguardo fiero che è solito mostrare si rovesciano all'opposto quando poco prima di entrare in campo, con gli occhi sgranati, i denti in bella mostra e le sopracciglia da cattivo dei fumetti arrivano davanti a lui:
"Oggi siamo solo io e te, grassone. Io non giocherò a calcio, e nemmeno tu".
Jones mette le cose in chiaro. Ha paura di Gascoigne, della sua classe. Ma Gazza ha paura di Jones, per la sua salute: dopo tre minuti chiede all'arbitro quanto manchi, è un bimbo sperduto sull'isola che non c'è. Il suo talento in quella giornata non c'è, soppiantato dall'uomo cattivo più che da Capitan Uncino.
Vinnie Jones raccoglie le paure di Gascoigne, le uncina. E' un bullo, un pessimo esempio per il calcio, come verrà definito in quei giorni. Gazza non lo dimentica:
"Tutti potevano sentire cosa mi stava dicendo Vinnie, e ridevano di me. Ad un certo punto mi fece: ‘Ehi, grassone, ho dimenticato di dirti che vado a saltare sugli angoli. Quindi tu aspettami qui finché non torno'. Ero talmente pietrificato che ho risposto solo 'Va bene, non vado da nessuna parte'. Probabilmente è stata l'unica partita nella mia vita in cui sono stato felice quando è finita".
Sì parla Jones, ma parla anche Gascoigne. Lo fa nel modo che conosce, spennellando qua e là. Certo, togliersi di dosso l'avversario sarebbe come arrivare sulla Luna in 10 secondi: impossibile. Ci riesce per qualche secondo ma poi cavoli, il polpo ha di nuovo tutti i tentacoli addosso. Ha gli occhi iniettati di sangue, il numero quattro. Ah sì, quello di Gascoigne è l'otto, nell'equilibrio degli opposti e dei doppi. In altezza uno è il doppio dell'altro, in classe e grinta sono agli antipodi. Uno nel piolo della scala più alto, l'altro in quello più basso. Dipende da dove si guardi.
Con il volto che si accartoccia mostrando un ghigno malefico Vinnie Jones afferra le parti basse di Gascoigne, un fotografo riesce ad immortalare la scena. Con il volto segnato dal dolore, Gazza subisce entrando in un mondo di paura, imparando che il calcio è contatto e dolore. Che passano.
Zero a zero, Jones non mostra la paura, Gascoigne sì. Sono nella stessa barca, ma in maniera diversa. La grande differenza è questa, che Vinnie non la regala. Gazza non reagisce in campo, lo farà fuori. Dopo il match, tra doppi sensi e messaggi in codice, il giocatore del Wimbledon invia un mazzo di rose rosse all'avversario. Che risponde lasciando presagire una carriera genio e sregolatezza: in regalo, uno spazzolone del water.
Vinnie Jones ride, che avversario Gascoigne! Ottiene il rispetto uno, mentre l'altro la consapevolezza che sì i calcioni e le gomitate ma no, non sia mai. Mai più strizzate ai piani bassi. Prima e unica volta, suggerita quando era giovanissimo, innocente, alto verso il cielo e poi lì sotto. Per una sola volta, sotterratosi, forse, nell'imbarazzo da bullo.
