Nel 2014 l’iconico quadro “This is Anfield” presente nel tunnel degli spogliatoi del tempio del Liverpool era molto più di un semplice simbolo: un vero e proprio spartiacque tra il passato e il futuro. Senza presente, fin troppo complesso da decifrare.
Sono passati sette anni dall’ultima finale di Champions League disputata, e persa contro il Milan: nove, invece, dalla vittoria più recente (a pensarci adeso, nell’era dei successi di Jurgen Klopp, fa strano). Ventiquattro dall’ultima Premier League: il resto sono ricordi, emozioni, sensazioni e suggestioni affidate alla Kop e a “You’ll never walk alone”. Almeno fino a quel 2014: a quando, cioè, sembrava essere arrivato il momento di riscrivere la storia.
Il 27 aprile a Liverpool anche il sole favorisce lo spirito di festa dei tifosi dei Reds: la classifica parla chiaro. In testa (un po’ come adesso) il Manchester City di Manuel Pellegrini e la formazione di Brendan Rodgers, a pari punti, ottanta, seguiti dal Chelsea di José Mourinho, a settantotto. Il calendario non è da sottovalutare: è la terz’ultima giornata. In programma c’è Liverpool-Chelsea ad Anfield, poco più tardi i Citizens sono ospiti del Crystal Palace. Ai Reds serve vincere: anche perché la Premier, si sa, è imprevedibile.
È l’anno, quello, del ritorno di Mou ai Blues: ha appena terminato la sua esperienza al Real Madrid con il sogno Champions League sfumato in semifinale e tanti rimpianti, vero, ma anche con il ritorno al successo in Liga e in Copa del Rey, importanti soprattutto per interrompere l’egemonia del Barcellona. La prima “nuova” stagione a Stamford Bridge vive momenti altalenanti: in campionato sono tanti i passi falsi, mentre in Champions League il Chelsea cade solo contro l'Atletico Madrid del Cholo Simeone, a un passo dalla finale. Gran peccato.
Fatto sta che in quella giornata ad Anfield tutto sembrava far pensare a un’altra vittoria dei ragazzi di Rodgers, macchina quasi perfetta, ma mai quanto quella di Klopp: basta confrontare gli organici per rendersene conto.
Di quel Liverpool i centrali difensivi a protezione della porta di Mignolet erano Skrtel e Sakho, i laterali di difesa Johnson e Flanagan. L’attacco non era male: Sterling, Suarez e Coutinho. Acentrocampo tanta legna: Leiva, Allen… e Gerrard. Il capitano. La leggenda.
Si parla anche di un suo possibile trasferimento altrove, dopo una vita ai Reds: ha 34 anni e le sirene statunitensi lo invocano. C’è anche l’ultimo Mondiale con l’Inghilterra da disputare da capitano. Un anno indimenticabile: o almeno, così sembra.
GettyLa partita di Anfield non si sblocca: il clima di festa si trasforma presto in terreno fertile per uno psicodramma. Il fatto è che il Chelsea non ha nulla da perdere e tanto da guadagnare, visto che una possibile vittoria rilancerebbe le speranze di un inaspettato titolo: Mourinho, quindi, fa quel che gli riesce meglio. Carica i suoi, un insieme di giovani giocatori ed esperti marinai, e imbriglia la formazione di Rodgers sfiancandola. È nel recupero del primo tempo, però, che accade l’impensabile: Gerrard raccoglie un pallone facile da Sacko, ma scivola. È l’ultimo uomo.
Demba Ba si avventa su di lui e lo brucia, presentandosi davanti a Mignolet per lo 0-1. Le telecamere vanno subito dal capitano del Liverpool, sofferente e sconsolato. In maniera ingenerosa, si potrebbe dire di aver assistito alla macchia peggiore della carriera di uno dei giocatori più grandi della storia del calcio. I Reds spariscono dal campo, lo psicodramma è compiuto: la parola fine la metterà Willian al 94’, dopo una ripartenza guidata dal Nino Torres. Finisce 0-2: Mou ci è riuscito.
Il City vince contro il Crystal Palace e il titolo è andato: anche perché i Reds pareggeranno contro gli Eagles nel turno successivo, spianando la strada al successo della formazione di Pellegrini. Rodgers quel finale di campionato lì non l’ha mai scordato.
Forse è anche per questo che la sfida tra Leicester e Roma, valida per la semifinale di Conference League, ha un sapore speciale: perché a otto anni esatti da quel match di Anfield torneranno ad affrontarsi due tra i protagonisti di quella partita e perché il conto in sospeso tra loro è ancora aperto. Rodgers contro Mourinho, di nuovo: senza Gerrard né scivoloni. Forse.
