Lo scorso anno la super stagione da 24 reti in 31 partite - giocando poco più di 2200 minuti - ha finalmente messo Patrick Schick sulla mappa dei grandi realizzatori della Bundesliga, al suo terzo anno nella serie tedesca. Il BayerLeverkusen si è trovato talmente bene con il ceco classe 1996 che in estate ha pensato di andare a prendere una sorta di Schick 2.0, puntando forte su Adam Hlozek.
I due hanno tantissimi punti in comune, a partire dalla nazionalità, dall’agente che li rappresenta (Pavel Paska), dalle origini nelle giovanili dello SpartaPraga fino alla prima squadra, in cui non sono mai riusciti a vincere il titolo da protagonisti: erano nelle giovanili nel 2014 quando arrivò la vittoria dell’ultimo campionato, con digiuno che interromperà quest’anno. Schick, anche per via dell’infortunio, li sta seguendo da vicino.
Ciò che più di tutto li accomuna ad oggi è ovviamente il punto d’arrivo del Bayer. Ma anche qualcosa di più: il talento, anzitutto. Il ruolo di prima punta, sebbene il classe 2002 possa agilmente giocare anche da attaccante esterno. Fisicamente molto simili, con qualità nei piedi, senso del gol, quasi l’uno il sostituto dell’altro per certi versi.
Forse l’idea del club era proprio quella: considerando i frequenti problemi fisici che già lo scorso anno avevano attanagliato l’ex Roma e Sampdoria, avere un vice che potesse colmare quel vuoto sarebbe stato enormemente d’aiuto. I fatti poi hanno detto altro, ovvero che il classe 1996 quest’anno ha potuto mettere insieme la miseria di 1500 minuti, solo 6 spezzoni di partita nel 2023, tra marzo e aprile. L’unico periodo in cui il problema agli adduttori che lo tormenta da ottobre e che gli ha fatto finire la stagione in anticipo gli ha dato pace.
È toccato così a Hlozek farsi carico delle responsabilità offensive nel ruolo di centravanti, alternandosi spesso con Azmoun (anche lui estremamente limitato dai problemi fisici) e anche con Adli, nella soluzione proposta da Xabi Alonso con i tre ‘piccoli’ in avanti con gli intoccabili Diaby e Wirtz. Il fratellino di Schick aveva iniziato giocando spesso sull’ala sinistra, ruolo che aveva già ricoperto brillantemente allo Sparta Praga nella scorsa stagione dando l’ennesima prova delle sue capacità.
Le cose erano iniziate molto bene anche a Leverkusen, con un gol all’esordio in Dfb-Pokal contro l’Elversberg, un destro dalla distanza che sembrava il preludio ad una stagione ricca di gol. Così non è stato, pur se il conto è arrivato fino a 7 (con 6 assist) in circa 2000 minuti. Alti e bassi effettivamente normali per un giocatore giovane al suo primo approccio in un campionato top: ciò che più è significativo, comunque, è il miglioramento costante di Hlozek e la capacità di adattarsi in un contesto nuovo. Vivendo momenti comunque “per cui viviamo”, come ha scritto il padre Zbynek all’Olimpico durante la semifinale d’andata contro la Roma.
Probabilmente giocare insieme al suo esempio, come ha fatto in nazionale (dove Schick gioca da punta e Hlozek invece aperto a sinistra in un 4-2-3-1), avrebbe potuto facilitargli le cose, così come averlo più spesso in allenamento: le affinità linguistiche d’altronde fanno la loro parte, così come il rapporto extra campo che si è creato.
“Ci conosciamo dalla squadra nazionale, abbiamo anche lo stesso consulente. Patrik mi aiuta ad abituarmi a Leverkusen e anche con la lingua - questo è ovviamente molto importante per me per iniziare qui” ha ammesso alla Bild.
Il “bisonte”, soprannome che si porta dietro dai tempi dello Sparta e affibbiatogli dall’ex compagno Celustka per via del fisico molto robusto, dovrà anche raccogliere con ogni probabilità la sua eredità in termini di marcature e leadership dell’attacco, seguendone l’esempio. Se Schick fosse rimasto sano e fosse riuscito a replicare i numeri dell’anno scorso, probabilmente già a partire dall’estate 2023 ci sarebbe stato un passaggio di testimone.
Invece è probabile che anche l’anno prossimo i due condivideranno lo spogliatoio, così come fanno anche abitualmente in nazionale. Su entrambi la società ha un progetto chiaro e le prospettive con Xabi Alonso in panchina lasciano profondo ottimismo su quello che potrà essere il loro rendimento. Amici, compagni e concorrenti: per l’attacco il Bayer ha scommesso sulla Repubblica Ceca e ora spera di poterne raccogliere i frutti.


