Sassuolo-Inter, 1 febbraio 2015: l'inizio della fine. La storia di Mauro Icardi in nerazzurro, ormai definitivamente chiusa dopo il trasferimento al PSG, inizia a sgretolarsi quel pomeriggio a Reggio Emilia dove va in scena un durissimo scontro tra l'allora capitano e gli ultras della Curva Nord.
L'Inter di Mancini, reduce dal pareggio contro l'Empoli e dalla sconfitta contro il Torino, perde anche in casa del Sassuolo. Al termine della partita alcuni giocatori, tra i quali Icardi, si portano comunque sotto lo spicchio del 'Mapei Stadium' occupato dai tifosi nerazzurri per regalare le proprie maglie. Un gesto che però viene rifiutato dagli ultras.
In particolare vengono rispedite in campo le maglie di Guarin e Icardi. Ma se il colombiano risponde battendosi il pezzo come a sottolineare il suo impegno, il capitano perde la testa iniziando a insultare pesantemente i tifosi: "Pezzi di merda, siete dei pezzi di merda". Il tutto mentre Ranocchia cerca con scarsa fortuna di calmarlo.
Icardi successivamente, accompagnato dallo stesso Ranocchia e da altri quattro compagni (Guarin, Carizzo, Handanovic e Palacio), quel giorno torna sotto la Curva per chiedere scusa. Tutto rientrato? Macché. Il peggio deve ancora venire e arriverà nell'autunno 2016 quando viene pubblicata l'autobiografia di Icardi, 'Sempre avanti', in cui l'attaccante torna anche sul fattaccio di Reggio Emilia.
"Mi tolgo maglia e pantaloncini e li regalo a un bimbo. Peccato che un capo ultrà gli vola addosso, gli strappa la maglia dalle mani e me la rilancia indietro con disprezzo. In quell’istante non ci ho più visto, lo avrei picchiato per il gesto da bastardo appena compiuto. E allora inizio a insultarlo pesantemente: ‘Pezzo di merda, fai il gradasso e il prepotente con un bambino per farti vedere da tutta la curva? Devi solo vergognarti, vergognatevi tutti’. Detto questo gli ho tirato la maglia in faccia. In quel momento è scoppiato il finimondo. (…) Nello spogliatoio vengo acclamato come un idolo… I dirigenti temevano che i tifosi potessero aspettarmi sotto casa per farmela pagare. Ma io ero stato chiaro: ‘Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio, e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo’. Avevo sputato fuori queste frasi esagerate per far capire loro che non ero disposto a farmi piegare dalle minacce. (…) Un capo storico viene da me: pretende ancora le mie scuse. (…) Non devo chiedere scusa a nessuno di voi, se vi va bene perfetto, altrimenti ciao… Oggi fra me e i tifosi della Nord c’è rispetto reciproco, come è giusto che sia. Anche loro hanno un ruolo importante per il successo della squadra".
Getty ImagesUna versione dei fatti che fa a dir poco infuriare la Curva, da cui piove su Icardi l'accusa di essersi inventato la storia del bambino e con un durissimo comunicato gli si chiede di togliersi la fascia da capitano.
"Un individuo del genere non può indossare la fascia di capitano. A prescindere dal nostro pensiero, esulando dalla nostra presa di posizione. L’Inter non lo merita. Scritto ciò, per essere chiari, specifichiamo: Icardi con Noi ha chiuso. TOGLITI LA FASCIA. PAGLIACCIO. Questo, ora si, lo pretendiamo".
Icardi, prima della successiva gara contro il Cagliari, chiede scusa con un post su Instagram ma questo non basta per evitargli la contestazione degli ultras che addirittura esulteranno quando Maurito fallirà un calcio di rigore. Mentre il resto dello stadio si schiera dalla parte del capitano. La società invece, per bocca del direttore sportivo Ausilio, bacchetta Icardi e tende la mano ai tifosi.
"Ci sono state situazioni che non sono piaciute a noi come non sono piaciute ai tifosi, direi giustamente. Domani avremo il tempo di valutare, insieme anche a lui, perché è giusto comunque che il ragazzo si prenda le proprie responsabilità, ne venga a parlare in società con noi, e poi prenderemo sicuramente delle decisioni".
Dopo un confronto tra Icardi e la dirigenza l'argentino conserva la fascia da capitano ma gli viene comminata una multa per aver violato il regolamento interno del club. La contestazione degli ultras intanto continua con uno striscione sotto casa: "Noi ci siamo, quando arrivano i tuoi amici argentini ci avvisi o lo fai da infame?".
La tregua tra le parti sarà firmata solo qualche settimana dopo quando Icardi, dopo un lungo digiuno, realizza una doppietta festeggiata anche dalla Curva Nord. Niente cori per il capitano, ma un grido liberatorio e soprattutto stop agli insulti. Una tregua destinata comunque a durare poco fino al traumatico divorzio. L'ultima pagina di una storia finita forse quel pomeriggio a Reggio Emilia.




