Un curriculum di tutto rispetto, che in Italia tradisce le attese e segna il tramonto della carriera. Prima il Torino, poi la Roma, infine Livorno: Samuel Kuffour, il Bel Paese, l'avrà rimosso dal mappamondo di casa.
Sammy si impone al Bayern Monaco, mica una qualunque, ma il primo a puntare su di lui in Europa è un Luciano Moggi abile a scovarlo a Kumasi (sua città natale, in Ghana). E che a 15 anni gli offre la chance della vita.
Moggi ha appena lasciato il Napoli degli Scudetti, quello di Maradona, torna al Toro e scommette su tre talenti africani: Gargo (l'ex Udinese), Duah e appunto Kuffour. Ma per via di intoppi burocratici il sogno dura poco, intoppi che - invano - Moggi e l'allora presidente Borsano provano ad aggirare facendoli risultare 'fattorini' di una società finanziaria gestita dal numero uno del Torino.
L'intento è quello di fargli fare le ossa nei campi minori non 'abbracciati' dalla FIGC in attesa di ottenere il placet per il tesseramento, scenario mai divenuto possibile e che costringe i tre a salutare l'Italia.
Scrivere che la sua nuova squadra sarebbe stata il Bayern sembra una 'bufala', invece è vero: il Bayern Monaco, la regina di Germania e protagonista in Champions League. Sammy ritrova il sorriso, e che sorriso! In Bundesliga vince tutto, in Europa fa la voce grossa. Meglio di così...


Cinque campionati, nove coppe nazionali, ma soprattutto una Champions e una Coppa Intercontinentale che il Bayern alza grazie ad un suo goal decisivo contro il Boca Juniors. Tra il 2000 e il 2001 Kuffour tocca il cielo con un dito, dopo aver provato il clamoroso smacco del Camp Nou nella finale UCL '99 col Man United (da 1-0 a 1-2 in pieno recupero).
Una delusione cocente e difficile da digerire, che dà vita ad un'istantanea storica: il ghanese a terra disperato al termine del match. Rialzato da Collina, colui che diresse quella leggendaria sfida.
La storia d'amore coi bavaresi, lunga circa 10 anni, nel 2005 viene interrotta dalla Roma che riesce a portarlo all'ombra del Colosseo senza pagarlo. Kuffour a parametro zero in giallorosso, il colpo è di quelli da Champions.
Parte una favola, poi va in Coppa d'Africa e Mexes gli ruba il posto: da lì in avanti solo panchina e una lenta uscita dal progetto, che lo fa finire in prestito al Livorno. Chi l'avrebbe mai detto, dal tetto del mondo col Bayern alla metà classifica in Serie A.

Ne segue un altro prestito, stavolta ad un Ajax che non ha scordato il suo palmares e prova a ridargli fiducia e prestigio. Risultato? Niente da fare, i Lancieri lo bocciano per via di una forma scadente e nel 2008 scade anche il contratto di Kuffour con la Roma.
E' il picco più basso di una carriera ai titoli di coda, conclusa in patria a nemmeno 33 anni e celebrata con una partita d'addio a Kumasi tra vecchi compagni. Un epilogo opaco, fosse solo per le coppe alzate a Monaco.
Un percorso da calciatore tra gioie e dolori dunque, mai però grandi quanto quello provato nel 2003: la figlia Godiva perde la vita a soli 15 mesi, annegata dopo essere finita in piscina.
"Forse Godiva era un angelo. È venuta al mondo per aiutarmi a capire alcune cose della mia vita, ha fatto ciò che doveva fare e ora è con Dio".

Lui incassa ma non crolla, anzi reagisce sul campo continuando a lottare e vincere col Bayern. Ad Accra, nel 2019, fonderà un istituto intitolato alla piccola scomparsa: la Godiva International School.
Ma dopo il calcio, cos'è diventato Kuffour? L'intenzione iniziale, manifestata quando ancora in attività, non si è tradotta in fatti.
"Credo che un giorno diventerò un prete. Starò di fronte a migliaia di persone e condividerò la parola di Dio con loro".
Sammy, che in Ghana è considerato un'icona, oggi appare in tv nei panni di commentatore: dopo tante montagne russe, è il momento di godersi la giostra da fuori.




